Dorsa

Il font più stretto di Google Fonts è il Dorsa, di Santiago Orozco.

Tra i dodici che vengono selezionati quando si regola il cursore del Width al minimo, è l’unico che fa rientrare la frase di prova (“Almost before we knew it, we had left the ground.”) su una sola riga.

In tre si avvicinano a questo risultato: il Just Another Hand di Astigmatic, che è uno script, il Tulpen One di Naima Ben Ayed, che si fa notare per l’asimmetria della w e della A, e il Six Caps di Vernon Adams, con cui si può fare qualche cartello in vecchio stile.

Quest’ultimo è un maiuscoletto, mentre gli altri sono dotati anche di lettere minuscole. A differenza del Tulpen, il Dorsa ha un contrasto maggiore, che significa che alterna tratti spessi a tratti sottili.

L’ispirazione deriva dall’Empire di Morris Fuller Benton, Atf, 1937. Che non aveva minuscole: Orozco le ha inventate a partire dalla o.

Su Google Fonts ci sono 17 lavori in cui il disegnatore ha messo mano: il più popolare è il notissimo Josefin, disponibile nella versione Sans e in quella Slab, a cui Orozco ha lavorato da solo. Nei vari Lexend invece la sua firma compare in una lunga lista. Altri font a cui ha lavorato da solo sono l’Antic (disponibile anche in versione Slab e Didone) e l’Italiana, che si dice ispirato a imprecisati maestri italiani di calligrafia. Si tratta di un font con un contrasto molto marcato, per cui non è adatto ad essere usato in piccole dimensioni, visto che i tratti sottili tendono a sparire.

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