Lee e le videocassette
Per chi ha vissuto negli anni Ottanta e Novanta il logo “Vhs” era molto familiare. Si trovava su tutte le videocassette e i videoregistratori.
Fonts In Use già nel 2013 gli ha dedicato un post: il font utilizzato è il Lee, di Leo Weisz. L’elemento più caratteristico è il tratto orizzontale della lettera H, che spunta in obliquo sulla sinistra e si assottiglia sulla destra arrivando a toccare l’asta verticale soltanto con l’estremità.
All’epoca il marchio era stampato in piccolo, mentre sul sito si può vedere in grandi dimensioni, come pure su Wikipedia.
Identifont non conosce nessun font con questo nome, né conosce il nome del disegnatore.
Solo il grassetto è stato commercializzato anche col nome di Lester, ma anche questo sembra essere al di fuori dei circuiti commerciali e dovrebbe essere di qualità non alta.
Fonts In Use segnala altri quattro usi del Lee, tra cui la sigla del telefilm Charlie’s Angels.
In effetti il nome di Leo Weisz non è collegato a nessun altro carattere.
La fonderia originale era la Vgc, Visual Graphics Corporation, che pubblicava font per il Photo Typositor, una macchina che serviva per comporre i titoli all’epoca della fotocomposizione.
Il font più segnalato è il Davida, vincitore di una competizione Vgc del 1965 e ora pubblicato da tante altre fonderie: Linotype, Urw, Elsner+Flake, Bitstream...
Al secondo posto c’è l’Amelia, che pure è stato premiato dalla Vgc a metà degli anni Sessanta. Le lettere minuscole sono caratterizzate da un modo inconfondibile di passare dai tratti spessi a quelli sottili. Il font è stato spesso utilizzato in quel decennio e nel successivo, anche per dischi musicali o prodotti collegati con l’informatica, una tecnologia che all’epoca era agli inizi.
Le forme sono influenzate da quelle concepite per i primi tentativi di riconoscimento computerizzato dei caratteri.
Al terzo posto per questa fonderia c’è il Sans Shaded, outline all-caps con spessore in ombra in basso e a destra, che la Vlg commercializzò nel 1972 sulla base di un carattere risalente addirittura alla prima metà dell’Ottocento.
Per tornare al Vhs, non è ben chiaro quando è scomparso.
Il sorpasso dei Dvd sulle videocassette a noleggio avvenne nel 2003, dice Wikipedia, riferendosi agli Stati Uniti.
L’ultimo produttore giapponese di videoregistratori è uscito dal mercato nel 2016.
Sul web nessuno ha raccolto le date di cessazione di produzione da parte dei principali fabbricanti di cassette e videoregistratori.
Due anni fa il sito Animated Views aveva pubblicato la notizia che la Disney avrebbe realizzato a breve le videocassette dei suoi ultimi film, per permettere agli appassionati di vecchia data di proseguire la collezione.
L’articolo era corredato dalla fotografia della videocassetta di Frozen, con tanto di coupon per ottenere una copia digitale del film. L’autore lamentava il fatto che il formato delle immagini non coincideva con quello della cassetta, e che all’inizio della proiezione mancava la sigla che la Disney metteva ai vecchi tempi. Poco male, tanto “nessuno le comprerà per guardarle”, ma solo per collezionarle.
Difetto dell’articolo: è stato pubblicato il 1 aprile. Insomma era uno scherzo, come hanno subito fatto notare gli utenti nei commenti.
E mentre i siti di informazione si divertono a diffondere notizie false, nessuno ha raccolto le informazioni vere: in che anno è stata pubblicata l’ultima videocassetta Disney? Quale è stato l’ultimo film che è stato venduto anche in Vhs?
E quotidiani e settimanali, in che anno hanno allegato le loro ultime collezioni di videocassette?
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