L’ordine delle pagine nei libri in ottavo

Ho trovato un libricino stampato un centinaio di anni fa che non era ancora stato letto. Come lo so? Perché le pagine erano unite tra di loro sul lato destro o su quello superiore, per cui non potevano essere sfogliate.

Infatti nell’editoria non si usa stampare due pagine alla volta, ma quattro, otto, sedici, su un unico foglio, che poi viene ripiegato varie volte su sé stesso. Poi la casa editrice si occupa di tagliare il bordo esterno delle pagine da tutti i lati tranne uno, per renderlo sfogliabile.

Nel mio caso evidentemente la casa editrice non l’ha fatto. Non so se si sia trattato di uno sbaglio, ma c’è anche l’ipotesi che le edizioni economiche venissero vendute così e spettasse al lettore separare le pagine. Altrove mi è capitato di vedere libri con pagine dai bordi frastagliati, come se appunto fossero state separate con un normale tagliacarte.

Nel mio libricino i primi due fogli erano uniti coi successivi due soltanto in alto (pagina 1-2 con 7-8 e pagina 3-4 con 5-6). Lo stesso avveniva per i due fogli successivi, che però erano uniti anche a destra, a due a due. Ossia pagina 9-10 era unita con la successiva sulla destra e con 15-16 in alto. Pagina 13-14 era unita con la successiva a destra e con la precedente in alto. Da pagina 17 a pagina 32 si ripeteva lo schema, e così via a gruppi di 16.

Le pagine non risultavano mai unite in basso.

Volendo sbirciare cosa c’era scritto, solo alcune pagine erano leggibili normalmente (1, 8, 9, 16). Altre erano leggibili con un po’ di difficoltà perché unite in alto (2, 4, 6, 7, 12, 13). Altre ancora erano più inaccessibili, perché restava solo un lato aperto, quello inferiore (10, 11, 14, 15).

Secondo Wikipedia in italiano, “nei libri antichi, il formato in-ottavo si otteneva piegando tre volte un foglio intero. Una prima piegatura si effettuava lungo il lato minore, una seconda lungo il lato maggiore e infine una terza di nuovo lungo il lato minore”.

Detto così è un po’ ambiguo. Forse è meglio sostituire maggiore e minore con orizzontale e verticale. Cioè prima il foglio va diviso a metà in orizzontale, poi in verticale e poi di nuovo in orizzontale. Volendo semplificare, lo si divide sempre dal lato che di volta in volta è più lungo.

Certo, quando uno va a farlo in pratica si rende conto che non basta dire così, perché per far venire la pagina 1 all’inizio e la 16 alla fine non è indifferente piegare il foglio in avanti o all’indietro. Non soltanto l’ordine delle pieghe è importante, ma anche la direzione.

Dovendo sistemare in una pressa da stampa le pagine che componevano il fascicolo, il tipografo doveva disporle manualmente secondo l’ordine giusto. Qualsiasi errore in questa fase era impensabile perché avrebbe significato dovere buttare via l’intero fascicolo, con enorme spreco di tempo e di materiali.

Solo che l’ordine giusto non è affatto intuitivo, anzi. Studiando il mio esemplare ho realizzato una mappa di come dovevano essere disposte le pagine per ciascuna stampa. E poi ho verificato sul web la correttezza della mia ipotesi.

Su una facciata del foglio grande si devono disporre le pagine 4, 13, 16 e 1 sul lato lungo in basso, e le pagine 8, 9, 12 e 5 nella parte alta del foglio, ma capovolte, da destra a sinistra (la 8 capovolta sopra la 1). Sull’altra facciata abbiamo 2, 15, 14, 3 sul lato basso (ovviamente la 2 deve andare a finire dietro la 1), e 6, 10, 11 e 7 nell’altra metà del foglio.

Una volta stampato il tutto, si effettuano le tre pieghe successive, accertandosi di volta in volta che la prima pagina del fascicolo (e l’ultima, che è sempre un multiplo di 16) restino sempre sulla facciata esterna.

Quando quest’operazione era fatta a mano (o si doveva caricare a mano una macchina che la eseguiva) veniva stampata anche una “segnatura” sulla prima pagina di ogni fascicolo, per evitare di sbagliarsi.

Se qualcuno volesse fascicolare lasciando le pagine unite sul lato inferiore, ovviamente l’ordine dei numeri dovrebbe essere invertito (la 1 al posto della 16, la 2 al posto della 15 e così via).

Secondo Wikipedia in italiano il primo a stampare libri in ottavo è stato Aldo Manuzio nel sedicesimo secolo.

Secondo la versione inglese anche il Turkenkalendar di Gutenberg del 1455 sarebbe stato in ottavo, come pure un decimo dei libri stampati prima del 1501. Comunque, anche secondo Wikipedia in inglese il formato è collegato col nome di Manuzio, che lo ha reso popolare a partire dal 1501.

Ancora oggi nell’editoria professionale è possibile stampare secondo questa tecnica, e ci sono software in grado di disporre le pagine nel modo corretto automaticamente.

Diverso è il discorso se qualcuno volesse stamparsi in casa delle pagine in miniatura su un foglio A4, piegarlo, spillarlo al centro e poi tagliarne i bordi per farsi un opuscoletto. Apparentemente i programmi di videoscrittura non contengono questa opzione. Si potrebbe suddividere il testo tra varie caselle, manualmente, se non fosse che metà delle pagine devono essere stampate capovolte e i word processor non consentono facilmente una cosa del genere. Qualcuno sui forum suggerisce di stampare prima le pagine orientate in un modo e poi quelle orientate nell’altro, cioè effettuare due stampe successive su ogni facciata.

Chiaramente può farlo solo chi ha ostinazione, tenacia, pazienza e tempo da perdere.

Invece si può stampare facilmente nel formato in-folio, visto che c’è l’opzione già pronta in Acrobat Reader, il programma che si usa per visualizzare i pdf.

Attivando l’opzione Opuscolo in fase di stampa, il software dispone le pagine in maniera tale da averne quattro su ogni foglio (due su ogni facciata). I numeri sono scelti automaticamente in maniera tale da poterli avere nell’ordine corretto quando si piega in due l’intero gruppo di fogli stampati, così come avviene nei settimanali. Ad esempio, per un documento di 16 pagine troviamo la pagina 16 e la 1 sulla stessa facciata del primo foglio, la 2 e la 15 sull’altra facciata. Sul secondo foglio ci sono la 14 e la 3 su una facciata e la 4 e la 13 sull’altra, e così via.

Con le stampanti professionali non ci sono problemi perché la stampa sulle due facciate avviene in automatico. Con quelle normali servono due passaggi, e bisogna fare attenzione ad orientare i fogli nel verso corretto all’inizio del secondo passaggio, altrimenti il risultato viene fuori non solo con pagine capovolte, ma anche con numeri alla rinfusa.

Commenti

Post più popolari