Virgolette e caporali
In molti giornali e nei libri di letteratura spesso le virgolette usate per inserire nel testo citazioni o discorso diretto sono quelle cosiddette basse, composte da due tratti che si incontrano formando un angolo con la punta verso l’esterno, ossia dal lato opposto rispetto alla parola o alla frase a cui si riferiscono. Quindi le aperte virgolette hanno la punta rivolta a sinistra, le chiuse virgolette hanno la punta rivolta a destra.
Nell’uso giornalistico spesso questi segni vengono chiamati “caporali”, perché ricordano il corrispondente grado militare. Qualcuno dice anche “sergenti”, visto che il grado ha la stessa forma, anche se colore diverso.
Secondo Wikipedia il nome è quello di “virgolette basse doppie” o “virgolette francesi”, che si distingue dagli altri tre tipi di virgolette in uso: virgolette alte singole o virgolette inglesi,virgolette alte doppie o virgolette italiane, e virgolette basse singole. Queste ultime non si vedono in uso quasi mai in Italia, ma si vedono in alcune lingue straniere.
Tutte queste virgolette erano cadute in disuso, al di fuori dei prodotti professionali, con la diffusione delle macchine da scrivere, dove i relativi simboli non erano presenti. Le virgolette singole erano rese con l’apice, che poteva valere anche come accento per le lettere maiuscole oltre che come apostrofo, mentre le virgolette doppie erano rese col doppio apice. Questi due simboli si usavano sia per aprire la citazione che per chiuderla, essendo verticali. Le virgolette propriamente dette hanno invece forme diverse a seconda se devono essere usate per aprire la citazione o per chiuderla.
Con l’informatica è stato possibile riscoprirle, grazie ai programmi di videoscrittura che, a seconda della collocazione nel testo, sono in grado di capire se si sta aprendo una citazione o la si sta chiudendo. Quindi anche se il tasto corrispondente è uno solo, vale sia per il glifo delle aperte virgolette che per quello delle chiuse, a seconda se lo si digita dopo uno spazio o dopo un altro carattere tipografico.
La cosa strana è che non c’è accordo tra le varie lingue su qual’è l’orientamento che devono avere le virgolette rispetto alla citazione a cui si riferiscono. In italiano normalmente le aperte virgolette si trovano in alto a sinistra, e hanno una forma di una virgola ruotata di 180 gradi, con la punta in alto che tende a destra. Le chiuse virgolette invece si trovano in alto a destra rispetto alla citazione, ma hanno la punta in basso e verso sinistra. Insomma, i due simboli non sono simmetrici, come avviene spesso quando vengono tracciati a mano.
Mi pare di avere visto da qualche parte virgolette che si aprono in alto e si chiudono in basso, ma di questa usanza non c’è traccia su Wikipedia. Dove invece c’è una tabella con le convenzioni in uso nelle varie lingue, con tanto di distinzione tra virgolette primarie e secondarie, ossia quelle che si usano per inserire una citazione all’interno di una frase («Lo avevano soprannominato “L’inaffondabile” »).
In molte lingue si usano le virgolette alte doppie, come in italiano. In altre si usano le virgolette basse doppie, come in francese. Il tedesco è strano: le virgolette si aprono sulla linea di base e si chiudono in alto, ma le punte tendono verso l’esterno, al contrario di quello che ci aspetteremmo. Insomma, per aprire la citazione si usa una specie di doppia virgola, mentre per chiuderla si usa lo stesso simbolo che noi utilizziamo per aprirla.
Qualcosa di strano si vede anche in Danese, dove si usano le virgolette francesi, ma scambiate (le punte sono dal lato della citazione anziché verso l’esterno). Come virgolette secondarie si usano quelle basse singole, che troviamo in uso anche in Svizzera e nella lingua turca.
A volte in svedese si trovano le virgolette francesi orientate sempre con le punte a destra.
Un discorso a parte deve essere fatto per cinese tradizionale e giapponese, dove si usano strani simboli a forma di L rispecchiata (e capovolta, per aprire), in versione semplice o outline a seconda della funzione (primaria/secondaria).
Proprio per questa confusione, i programmi di videoscrittura consentono di personalizzare la scelta. In OpenOffice bisogna cliccare sul menù Strumenti, poi su Opzioni Di Correzione Automatica, poi sulla scheda Opzioni Localizzate. Lì si può attivare la spunta che attiva la sostituzione degli apici indifferenziati digitati da tastiera con le aperte/chiuse virgolette a seconda del contesto, e si può scegliere coi pulsanti sottostanti quale simbolo deve comparire di volta in volta (aperte/chiuse singole, aperte/chiuse doppie), tramite la tabella dei caratteri speciali.
Tutte le virgolette alte (anche nella loro versione tedesca sulla linea di base) si trovano nell’insieme della Punteggiatura Generale, e l’utente se le trova davanti appena clicca sul pulsante che serve per cambiare la configurazione. Se invece si vuole impostare il programma per sostituire gli apici con le virgolette francesi, allora bisogna cercarle nell’Insieme Parziale: Latino 1.(In linea puramente teorica, qualunque simbolo esistente potrebbe essere associato al tasto virgolette, anche se non c’entra nulla).
In alternativa sono possibili altre soluzioni (più scomode). Evitando quella di digitare tutte le volte il codice corrispondente a ciascun glifo, si potrebbero impostare le opzioni di correzione automatica in maniera tale da sostituire una sequenza con le virgolette di cui abbiamo bisogno. Ad esempio due volte il simbolo minore di (<<), se non serve per altri usi, lo si potrebbe associare alle virgolette francesi. (Istruzioni per OpenOffice: inserire in un documento le virgolette francesi, selezionarle, cliccare su Strumenti, Opzioni Di Correzione Automatica, scheda Sostituzioni. Il simbolo compare già nella casella di destra; digitiamo << in quella di sinistra, clicchiamo Nuovo, poi Ok).
In questo modo potremmo usare normalmente le virgolette alte, ma inserire rapidamente anche i caporali, in caso di necessità. Con la controindicazione che la sequenza deve essere digitata dopo uno spazio, e lascia uno spazio dopo di sé. Nel passato questa soluzione poteva essere usuale, mentre oggi nell’uso giornalistico non viene lasciato spazio tra i caporali e la parola che segue l’apertura o precede la chiusura.
Vero che si può togliere lo spazio manualmente dopo che è stata effettuata la sostituzione, oppure scrivere una macro per formattare il lavoro una volta finito. Come è pure vero che è possibile annullare la sostituzione immediatamente premendo Ctrl+z, o il pulsante corrispondente nella finestra. Cioè: se dopo avere inserito due volte << e premuto spazio volessimo togliere il caporale che è comparso e tornare ai due simboli separati, basterebbe annullare l’ultima operazione.
La stessa cosa avviene normalmente dopo avere digitato l’apostrofo o le virgolette: col Ctrl+z si torna agli apici singoli o doppi indifferenziati.
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