Bugatti Chiron. Il 2 chiuso è un classico delle corse automobilistiche

La Bugatti Chiron è un’auto sportiva di gran lusso. Biposto, come le Ferrari, deve il suo nome al pilota monegasco Louis Chiron, che negli anni Venti e Trenta correva appunto sulle Bugatti.

Ora l’azienda ha lanciato un servizio di personalizzazione per i clienti più esigenti. Il primo esemplare di auto personalizzata sarà in mostra in una concessionaria di Londra da domani a sabato.

È decorata con il numero 32, che è quello con cui Chiron vinse il Gran Premio di Francia nel 1931 insieme col pilota italiano Achille Varzi.

La cosa più interessante, dal punto di vista tipografico, è il numero 2, che forma un occhiello nella parte superiore. Insomma è una specie di 9, con un tratto orizzontale aggiunto in basso per farlo diventare un 2.

Come mai una scelta così insolita?

In realtà è stata riprodotta la forma che si vede nelle foto d’epoca, apparentemente tracciata a mano sulla fiancata della macchina da corsa.

Anche la forma del 3 è particolare, per via del lato rettilineo nella parte inferiore destra e per l’estremità inferiore che punta verso l’alto.

Ma è il 2 a colpire particolarmente l’attenzione non solo per il fatto che ha una forma insolita (che compare solo in pochissimi font al mondo), ma perché solo poco giorni fa ho visto un’altra macchina da corsa che sfoggiava qualcosa di simile: la Cadillac Le Monstre, che partecipò alla 24 Ore di Le Mans del 1950.

La macchina è famosa per essere una delle più brutte di tutti i tempi. Solo motore e telaio erano della Cadillac, mentre la carrozzeria era qualcosa di sperimentale, derivato da rudimentali studi in galleria del vento aeronautica.

Credevo che la vettura si fosse vista soltanto in quell’occasione, mentre ho notato che fa la sua apparizione anche in un filmato del 1950 nel gran premio di Watkins Glen, negli Usa.

La livrea è la stessa e il numero pure (oggi ce ne sono con numeri diversi, ma sono repliche costruite dagli appassionati).

In un primo momento avevo creduto che il 2 chiuso fosse qualcosa di originale, invece a quanto pare erano decenni che compariva nelle corse, in una forma o nell’altra.

Un collezionista vende a quasi 600 dollari una cartolina del Gran Premio di Monaco del 1930 in cui compare una Bugatti blu numerata 22 (il pilota era Rene Dreyfus, che vinse la gara). 

L’occhiello del numero 2 è quadrato, a differenza di quello di un’altra Bugatti che corse nel 1930, quella di Juan Zanelli, dove l’occhiello è piccolo e perfettamente circolare, come pure la parte inferiore del 3 è basata sulla circonferenza.

Su Concept Cars si vede un’auto realizzata dai fratelli Duesenberg nel 1920 numerata 12, in cui l’1 non ha il tratto obliquo mentre il 2 ha l’occhiello chiuso. In questo caso il contorno della lettera è decorato in rosso, e la linea rossa segue il normale andamento del tratto obliquo, andando a collegare l’esterno col contorno interno dell’occhiello. 

Si tratta però di una foto recente. Alcuni dettagli potrebbero essere stati aggiunti dal restauratore.

Nelle foto d’epoca in bianco e nero non si nota niente del genere. L’interno delle aste non aveva una tinta uniforme, ma si notavano le tracce delle pennellate.

Comunque, il fatto è questo: per decenni il 2 chiuso ha fatto la sua comparsa nelle corse automobilistiche, anche se a quanto pare nessuno ne ha seguito la storia. Quando è comparso? Da cosa derivava? E quando è scomparso?

Una curiosità: esiste una pagina di Wikipedia dedicata al numero di gara nell’automobilismo, ma solo in lingua italiana.

Non si parla della forma dei numeri, ovviamente, ma dei criteri in base ai quali le varie serie li assegnano alle squadre o ai piloti.

Alcune convenzioni curiose riguardano i rally. Negli anni Settanta non venivano utilizzati i numeri 13 e 17 per motivi scaramantici, come pure il 113 e il 117.

Inoltre i numeri da 70 a 79 non venivano assegnati in Italia, perché via radio erano indistinguibili da quelli da 60 a 69 (in altre lingue questo problema non si pone).

Una delle foto presenti nella pagina mostra due vetture che corrono nella serie americana Nascar. I numeri sulla fiancata sono grandi quanto lo sportello, mentre quelli sul tettuccio sono ancora più grandi, occupando l’intero spazio a disposizione.

Questo contrasta con altre competizioni a cui siamo abituati. In Formula 1 il numero è piccolo e relegato in un angoletto, quasi non si nota. Almeno la squadra può scegliere font e colore. Nel rally invece bisogna esporre il numero adesivo fornito dagli organizzatori. Font, colore e dimensione sono uguali per tutti. Di recente i regolamenti prevedono di applicare il numero sul finestrino laterale posteriore, in maniera tale da lasciare l’intera fiancata libera per gli sponsor.

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