Dutch 801 - Times Ten

Sfogliavo un libro universitario di una ventina di anni fa, editore Carocci. Ho notato una Q con una coda schiacciata, come quella dell’Aster. Il tempo di dire “Ah, però!”, che vedo che la A ha la vetta appuntita. Quindi non si tratta dell’Aster. Dalla e sembrerebbe un Times New Roman. Ma quella Q così non mi risulta.

Fotografo una parola e la invio ai soliti siti per il riconoscimento automatico. Tra i risultati escono vari Times. Ma se mando solo la Q escono vari Aster. E allora?

La soluzione potrebe essere Dutch 801, un font di cui i siti commerciali non mettono nessuna descrizione. 

Fonts In Use però scrive che si tratta di una versione del Times messa a punto dalla Bitstream, anche se non specifica lanno. 

A prima vista è identico all’originale (forse leggermente più largo). L’unica differenza che si nota al volo è la coda della Q

Fonts In Use ne segnala tre usi.

Non c’è il nome di chi ci ha lavorato e quando. My Fonts lo vende dall’inizio del 2000, sembra.

La serie Dutch della Bitstream è particolare. Il nome è seguito da un numero, e tutti i font che seguono questo schema sono versioni di celebri serif di altre fonderie.

Il Dutch 766 è basato sull’Imprint (1913, Monotype, uno dei primi progettati appositamente per la composizione meccanica), il Dutch 809 è basato sul Concorde (1969, Intertype), il Dutch 811 sull’Olympian (1970, Linotype).

Infine, il Dutch 823 è basato proprio sull’Aster, disegnato da Simoncini nel 1958 (la fonderia di Simoncini si trovava a Bologna, ed aveva rilevanza nazionale).

Certo l’idea di distinguere un font dall’altro solo in base ai numeri non è proprio il massimo.

Il Dutch 801 è in vendita a 35 euro per ogni stile, 231 per tutta la famiglia (10 font), il Times New Roman della Monotype 75 euro a stile, 210 per la famiglia di 12 font. (E però è installato di default in Windows, quindi per molti utenti è gratis, per uso desktop).

Bitstream è un’azienda fondata da Mattew Carter e Mike Parker nel 1981. Wikipedia la dà per defunta dal 2012, anno in cui il marchio venne acquistato dalla Monotype, incluso il sito MyFonts.

La pagina di Wikipedia in inglese dedicata a Bistream nomina anche il Dutch 801, dicendo che il nome è stato scelto per evitare problemi relativi allo sfruttamento dei marchi commerciali e che si tratta di una versione del Times Ten.

Ten? Sarebbe?

Wikipedia in inglese gli dedica tre righe nella pagina dedicata al Times New Roman. Si tratta di una versione del carattere realizzata da Linotype, non si sa in che anno, e pensata per dimensioni al disotto dei 12 punti. I caratteri sono più larghi e le linee sottili sono più robuste. 

Il mio libro i testi con uninterlinea da 10,5. La scelta è più che corretta.  

Nel 2014 Erik Spiekerman avrebbe detto che il Times Ten sarebbe la miglior versione del Times realizzata fino a quel momento.

Con un po’ di sforzo ci si potrebbe arrivare anche da soli, comunque Identifont spiega chiaramente per quale motivo l’hanno chiamato Times Ten: perché è basato sulla versione in corpo 10 del Times New Roman. L’anno sarebbe il 1988, ma l’unico nome che viene fornito è quello di Stanley Morison, che ha creato il Times New Roman nel 1931. Esiste anche un altro Times numerato: il Times Eighteen, evidentemente ottimizzato per essere usato in corpo 18.

Fonts In Use dice che il normale Times New Roman era basato sulla versione ottimizzata per una grandezza di 12 punti. Inoltre segnala sei usi del Times Ten. 

My Fonts vende il Times Ten a 39 euro a stile, 197 per 5 font. Inoltre affianca al nome di Morison quello di Walter Tracy, caporeparto di Linotype England per trent'anni nel dopoguerra, nonché autore di libri sulla tipografia negli anni Ottanta.

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