Katakana e Kanji
L’altro giorno ho incontrato un tale con una maglietta che raffigurava un personaggio di Dragon Ball e una parola di quattro lettere giapponesi.
Ovviamente non sapeva cosa significava la parola.
Del resto trovando dei caratteri giapponesi su un sito web è possibile copiarli e incollarli in Google
per effettuare una ricerca, ma trovandoli scritti su una maglietta
come si fa? Non ci sono migliaia di ideogrammi nella lingua
giapponese? Anche volendoli digitare nel menù Inserisci –
Caratteri Speciali sarebbe impossibile trovarli. No?
In realtà non è così. Esistono vari sistemi di scrittura in Giappone, e i due più diffusi sono sillabari che si basano sui cosiddetti “cinquanta suoni”. Che non sono cinquanta, ma 48, a cui però vanno aggiunte 20 sillabe impure, 5 semipure, 36 contratte per arrivare ad un totale di 109.
Che sono tante rispetto alle 26 lettere del nostro alfabeto, ma comunque sono facilmente gestibili coi vecchi sistemi: in fondo si tratta di una tabella di una quindicina di righe, non ci vuole molto a scorrerla e trovare i simboli che si stanno cercando.
Questione di un minuto: il primo carattere è la sillaba sa (terza riga), il secondo è la vocale i (prima riga), il terzo è la sillaba ya.
Il quarto invece è introvabile.
Sa-i-ya...
Un quiz facile facile. Cerco sayan su Wikipedia, la pagina di disambiguazione mi porta a saiyan, dove c’è anche la trascrizione in giapponese (nelle edizioni italiane la parola è stata scritta in entrambi i modi).
Posso così prendere anche il quarto simbolo e ricercarlo in Wiktionary.
Vengono fuori due diversi codici Unicode: quello di un ideogramma Cjk (chinese, japanese, korean) e quello di un radicale Kangxi.
I caratteri della scrittura kanji che si usa in Giappone fanno parte appunto degli ideogrammi Cjk.
Questa forma di scrittura è diversa rispetto al katakana delle prime tre lettere della parola saiyan. Infatti nella pagina di Wikipedia se faccio doppio click sulla parola giapponese, vengono selezionate solo le prime tre lettere o solo l’ultima.
L’articolo dell’enciclopedia online spiega anche perché c’è questa discrepanza. Il nome saiyan nasce da una parola di tre lettere che è l’anagramma di “verdura” e dal suffisso jin che significa persona. Dice ancora l’articolo che tutti i nomi dei personaggi di Dragonball che fanno parte della specie dei saiyan hanno nomi che derivano in qualche modo dalle verdure.
Le prime tre lettere della parola sayan sono tratte dal sillabario katakana, che di solito sono le più semplici da tracciare, essendo composte di pochi tratti rettilinei. Questo sistema di scrittura serve per scrivere parole straniere o prese in prestito da altre lingue, oppure nomi propri. Si usa nelle indicazioni stradali, nella pubblicità, o in ambito scientifico per i nomi di animali, piante e minerali. Molte aziende giapponesi scrivono il loro nome in caratteri katakana. Questi caratteri vengono usati inoltre per mettere in evidenza delle parole all’interno di un testo più lungo, e svolgono quindi la stessa funzione del corsivo in italiano.
Oltre al katakana i giapponesi usano un altro sillabario, l’hiragana, le cui lettere si riconoscono perché hanno parecchi tratti curvi e a volte sono più intricate.
Infine, il terzo sistema di scrittura è il kanji, che ahimè non è un sillabario bensì un sistema di logogrammi. Ogni carattere rappresenta una parola. Ce ne sono circa tremila.
Trovarne uno all’interno di un elenco è un’impresa abbastanza complicata.
L’ “ordine alfabetico” dei caratteri di questo tipo si basa sui “radicali”, ossia combinazioni di tratti comuni a vari caratteri. Per capire a che punto dell’elenco si trova una certa lettera bisogna prima individuare il radicale, poi contare i tratti aggiuntivi. Ci sono 195 radicali ancora in uso: i più semplici hanno un solo tratto, i più complicati ne hanno 17. Sono ordinati dal più semplice al più complicato. Anche i caratteri formati su ciascun radicale sono ordinati sulla base del numero di tratti aggiuntivi.
Detto così sembra semplice: a
complicare le cose c’è il fatto che un radicale non compare sempre
nella stessa forma. In certe lettere è volte è stretto e alto, schiacciato a sinistra, altre
volte è largo e basso, schiacciato nella parte inferiore della lettera. Oppure in quella superiore. O ancora è intrecciato agli altri tratti tanto che non si riconosce.
Grazie ai computer, cinesi e giapponesi hanno delle scorciatoie per inserire rapidamente da tastiera tutti i simboli della loro scrittura, ma anche per questo hanno qualche difficoltà nel tracciarli a mano, senza lo schema davanti.
Da un lato è evidente che sarebbe molto più pratico passare ai sistemi semplificati che sono già stati inventati, dall’altro non si vogliono abbandonare i vecchi sistemi per motivi legati alla tradizione e all’orgoglio nazionale.
Commenti
Posta un commento