Le prime pagine del 25 Aprile

In occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile, Il Post ha pubblicato una carrellata di prime pagine storiche che riguardano quell’evento, tratte da otto diversi quotidiani nell’edizione del 26 o 27 aprile 1945.

L’impaginazione è totalmente diversa rispetto a quella dei quotidiani moderni, tanto da lasciare a bocca aperta chi non ci è abituato. Mentre oggi la prima pagina è solo una vetrina coi titoli degli articoli che si trovano all’interno, all’epoca tutti gli articoli principali erano stipati in prima pagina. Anche perché non è detto che ci fosse un interno in cui pubblicare il resto: si era in tempo di guerra, mancavano le materie prime, i giornali uscivano in un foglio solo, e in certi casi, nella frenesia del momento, si fu in grado di stampare soltanto la prima facciata.

Mancano le fotografie, cosa praticamente impensabile al giorno d’oggi. In questi giorni si sta combattendo la guerra in Ucraina, e i giornali aprono con grandi foto che occupano metà della prima pagina. Invece ai lettori dei quotidiani del 1945 i giornali offrivano soltanto parole, parole, parole. La Stampa riuscì a inserire in prima pagina tre cartine geografiche (fondo bianco, scritte nere, mare grigio): una che va da Nizza alla Svizzera, una della Germania fino al Baltico, la terza con Ravenna, Ferrara e l’Adriatico.

L’unica eccezione è l’Avanti, giornale socialista, che riesce a inserire addirittura tre fotografie in prima pagina (in bianco e nero). Purtroppo il file è in bassa definizione e non si riescono a leggere le didascalie né a a vedere di preciso cosa c’è nelle immagini (forse anche gente in strada con le bandiere).

La prima pagina dell’Unità è molto movimentata da titoletti su una colonna, che si aggiungono a quelli su due, tre, quattro colonne al disotto del titolo di apertura a nove colonne (tutta pagina): “L’insurrezione nazionale divampa vittoriosa nel Nord”. I caratteri sono in un sans serif neretto stretto con contrasto. Due righe di sommario sono in caratteri slab. E poi troviamo un vasto assortimento di font: lo stretto Barnum in alto a destra, una specie di Gothic 821 più in basso, simile a quello usato per l’apertura del Corriere lo stesso giorno, ma con tre c compresse per far entrare la frase nello spazio assegnato (“Berlino completamente accerchiata”).

Il titolo di apertura praticamente è sottolineato, così come altri titoli nella pagina di questo e di altri quotidiani (oggi non si usa). In alternativa, a separare il titolo dall’articolo venivano aggiunte righe orizzontali corte e centrate.

Improponibili i caratteri della testata: la a è molto goffa, la t è sbilanciata nella parte superiore, la n manca di una delle grazie sull’asta di sinistra. Possibile sia una cosa fai-da-te, in tempo di guerra?

Sulla Stampa notiamo l’alternanza di font per fare entrare i titoli nei rigidi spazi assegnati. Le frasi sono spezzate in due righe, ma i caratteri di ogni riga sono diversi, a seconda del numero di parole da inserire. Di solito si sceglie di usare font simili in versioni più larghe e più strette, ma c’è anche la possibilità di usare un corpo più piccolo, o addirittura font completamente diversi (come nel titolo riguardante i combattimenti ad Amburgo).

In quest’ultimo titolo notiamo che la parola “alleate” è inserita fra virgolette, ma secondo una convenzione ormai caduta in disuso: le chiuse virgolette sono in basso, anziché in alto come si usa oggi.

Il Popolo titola su due righe “L’Italia è libera”, “L’Italia risorgerà”, tutto in maiuscolo, intervenendo sulle dimensioni della seconda riga che è più lunga e quindi deve essere in corpo più piccolo. Siccome i caratteri dell’epoca erano fatti in modo da non avere spazio al disopra delle maiuscole, mancavano le lettere accentate. Bisognava ovviare con gli apostrofi. “L’Italia e’ libera”. 

Anche qui vasto assortimento di font: troviamo l’Aurora, molto stretto, qui combinato stranamente con uno slab dalla M coi fianchi divergenti in una composizione sbilanciata: “Un messaggio dell’Arcivescovo”, sulla prima riga, e “di Milano”, sulla seconda. Anche se le lettere della seconda riga sono più larghe, comunque resta molto spazio bianco.

L’Italia Libera, “organo del Partito d’Azione” è qualcosa di molto lontano dall’impaginazione classica di un quotidiano: soltanto quattro colonne a fronte delle nove di tutti gli altri giornali tranne il Popolo che ne aveva otto.

Il titolo di apertura credo che sia in caratteri Semplicità (Butti, Nebiolo, 1928), con f con tratto discendente e t con trattino solo sul lato destro. Non è neanche in neretto. Movimentano la pagina due titoletti da una colonna, una civetta “Leggete l’opuscolo ‘Linee programmatiche per il Partito d’Azione’” e, cosa strana, un titolo fondamentale che è stato messo in basso, a chiudere la pagina, con l’elenco delle città liberate. Una riga in maiuscolo, le altre in minuscolo, tutto neretto.

L’Avanti apre con un serif nero con contrasto, sottolineato, e un sommario in caratteri sans con a ad un solo livello e l a manico d’ombrello (mai visto prima). Anche qui ci sono virgolette che si aprono in alto e si chiudono in basso, nel titolo “Vento del nord”.

La prima pagina del Corriere è probabilmente la più celebre. Qui le virgolette sono quelle francesi. Tra i font insoliti vediamo un quasi upright italic per il titolo “Cronaca di ore memorabili”, nero e arrotondato (come il Cooper Black che si usa ancora oggi, il cui disegno risale al 1922), con una r particolare dalla grazia inferiore curvata all’insù.

Impaginazione rigida, tranne per il fatto che le due colonne di destra sono accorpate per pubblicare un comunicato in caratteri più grandi.

Il Popolo Nuovo apre col titolo “Torino è libera” a tutta pagina, in un serif slab stretto che è una specie di Playbill. Scelta pressoché impensabile per un quotidiano moderno: soltanto la Gazzetta di Mantova ha conservato caratteri del genere, ma solo per la testata.

Anche in questo caso troviamo che l’accento delle maiuscole doveva essere sostituito con l’apostrofo.

Notiamo pure dei caratteri in corpo piccolo ma larghissimi: a centro pagina, sopra il titolo “Russi e americani si sono congiunti a Torgau” c’è qualcosa che da lontano sembra quasi una linea decorativa e invece è la scritta “La ‘Wehrmacht’ battuta”, alta poco più di una riga di testo ma larga quanto tre colonne.

La Gazzetta di Parma il 27 aprile apre titolando “Parma liberata”, nero tutto maiuscolo e sottolineato, seguito da tre righe di sommario in corsivo con parecchio spazio bianco intorno, mentre nel resto della pagina ci aggiunge vari titoli in caratteri sans serif strettissimi, uno dei quali in neretto (accoppiato a una seconda riga in un normale serif italico).

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