Scorciatoie rapide (e imprecise) per corpo e interlinea

 

25 righe in Times New Roman (con interlinea automatica in OpenOffice) occupano in altezza un numero di centimetri più o meno uguale alla grandezza del carattere in punti (corpo). Questa corrispondenza si sfalsa gradualmente passando a dimensioni più grandi.

L’interlinea si misura dalla base delle lettere di una riga alla base delle lettere della riga successiva, in verticale.

Può essere misurata in millimetri (o multipli) oppure in punti tipografici. Il punto in uso al giorno d’oggi vale esattamente un settantaduesimo di pollice, ossia circa 0,352 millimetri.

Nei programmi di videoscrittura solitamente l’interlinea viene impostata in automatico a seconda delle caratteristiche del font, quindi non coincide col numero impostato dall’utente. L’opzione di default, 12 (punti tipografici), corrisponderebbe a circa 4,224 mm, ma nel Times New Roman questa grandezza viene aumentata del 15% circa, mentre nel Papyrus il valore è maggiore.

In piccole dimensioni è difficile misurare l’interlinea con un normale righello: tra i 4 e i 5 millimetri rientrano le grandezze di 12, 13 e 14 punti. A occhio nudo è difficile distinguere le frazioni di millimetro.

Per ovviare a questo inconveniente il metodo migliore (in mancanza di un tipometro) è quello di misurare un gran numero di righe e poi dividere il risultato. Cioè sulla misura di una riga è difficile distinguere 4,4 mm da 4,8, ma su 10 righe stiamo parlando di 4 millimetri in più o in meno. In teoria più righe misuriamo più è accurato il risultato. Basta che non ci siano irregolarità tra una riga e l’altra (inserire una parola in un altro font, se non si è impostata l’interlinea fissa, può alterare lo spazio tra la riga in cui si trova e le righe circostanti).

Volendo una scorciatoia rapida è possibile misurare soltanto 3 righe: il numero dei millimetri corrisponde al numero dei punti tipografici, ma solo per misure minori di 18. Tra 18 e 36 il numero dei millimetri deve essere diminuito di uno per ottenere quello dei punti.

Attenzione: stiamo parlando della misura dell’interlinea, non del corpo del carattere. Cioè se misuro l’interlinea nelle pagine di un libro e poi imposto un qualsiasi font allo stesso valore, non viene fuori lo stesso numero di righe nello stesso spazio, per via dell’interlinea automatica aumentata dal programma di videoscrittura.

Ad esempio il Times New Roman, con un interlinea automatica del 15% occupa circa 0,4 mm per ogni punto di corpo.

Questo complica di gran lunga i calcoli, su tre righe, con questo sistema (la misura in mm va diminuita di 1 per ogni 8 unità, e poi ancora diminuita di 1).

Un risultato approssimativo in questo caso si potrebbe ottenere con 25 righe, misurandole in cm.

Cioè se 25 righe di testo occupano 10 cm e qualcosa, posso impostare il Times New Roman in corpo 10 (buttando via i decimali) per ottenere più o meno lo stesso risultato, sempre con interlinea automatica e presumendo di volere usare solo valori interi per il corpo.

Ovviamente usando altri font le proporzioni possono essere diverse. Comunque si può procedere nello stesso modo in maniera empirica, e cercare qualche costante per semplificare i calcoli.

Resta il fatto che questi metodi servono solo a farsi un’idea in linea di massima. Per un risultato accurato bisogna lavorare con equivalenze e calcolatrice.

Il metodo usato tradizionalmente dai tipografi per fare una stima del corpo di un testo stampato è quello di misurare l’altezza della maiuscola in millimetri e moltiplicare per 4 (anche 4,3 se si ha una calcolatrice e se si vuole usare un font dalle proporzioni classiche; la misura esatta cambia a seconda del font). Ad esempio se la maiuscola di un titolo di giornale è alta 1 cm, ossia 10 millimetri, vuol dire che è stato utilizzato all’incirca un corpo 40.

La misura delle minuscole invece andrebbe moltiplicata per 6 e qualcosa, ma anche questa proporzione varia da un font all’altro. Se si usa sempre lo stesso font di riferimento la si può trovare in maniera empirica, ricordarsela e usarla all’occorrenza.

Anche per la larghezza delle parole è possibile individuare delle costanti per ciascun font. Ad esempio nel Times New Roman ci sono alcune parole che sono larghe, in millimetri all’incirca il valore del corpo in punti: “italiana”, “Londra”, “digitale”, “Google” (attenzione alle maiuscole).

Altre sono all’incirca la metà del corpo (“una”, “due”, “mai”, “con”, “soli”, “suo”, “mia”, “allo”).

In ogni caso, la proporzione resta sempre la stessa: se stampo la parola “tecnologia” e viene fuori che la misura in millimetri è 1,4 volte il corpo in punti, significa che ogni volta che la trovo scritta da qualche parte posso dividerne la larghezza in mm per 1,4 per ottenere il corpo del carattere in punti.

Se la parola (in Times New Roman) è larga 14 mm quindi potrei dedurne che è in corpo 10.

Questo metodo però spesso non conviene, sia perché ci sono notevoli differenze tra un font e l’altro, anche della stessa famiglia, sia perché chi ha impaginato il testo potrebbe avere cambiato le impostazioni, aumentando o diminuendo lo spazio tra le lettere, oppure condensandole o espandendole artificialmente. Insomma, la parola potrebbe essere più stretta o più larga del previsto, a parità di corpo.

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