Rubli, grivnie e karbovanec
Se l’Italia dovesse rifiutare le nuove condizioni, potrebbe rimanere a corto di combustibili.
Non tutti sanno che il rublo ha un suo simbolo tipografico, come l’euro, il dollaro o la sterlina. Si tratta di una P nella quale il tratto verticale è attraversato da un trattino orizzontale. L’estremità inferiore del tratto curvo poi fa capolino sulla sinistra.
Il valore Unicode è U+20bd.
La lettera è stata scelta perché è l’iniziale della parola rublo (la R cirillica è uguale alla P latina). La decisione di adottare questo simbolo è recentissima: risale solo a nove anni fa, dicembre 2013, quando venne fatto in un sondaggio pubblico per scegliere la migliore tra cinque diverse proposte che erano state selezionate dalla banca centrale.
Su Wikipedia in italiano manca una voce dedicata a questo segno, che invece è presente in inglese, tedesco arabo e altre due o tre lingue, oltre al russo, ovviamente.
Anche per vedere le banconote bisogna andare sulla versione inglese dell’enciclopedia.
Ce ne sono due entrate in circolazione a partire dal 2017, e il disegno delle lettere è abbastanza “svizzero”. Nulla di particolarmente insolito.
Negli altri tagli invece sarebbero in circolazione ancora quelle messe a punto nel 1997, con lettere dalle forme originali: asse leggermente inclinato in avanti, occhielli aperti, tratto centrale della E staccato dal resto della lettera, ombreggiatura a distanza a destra e in basso, a volte lettere outline (solo la linea di contorno è colorata mentre l’interno delle aste è trasparente).
Una delle due banconote nuove è al centro di una controversia abbastanza seria: raffigura monumenti che si trovano a Sebastopoli, in Crimea. La regione è stata annessa alla Russia con un plebiscito nel 2014, ma l’Ucraina non è disposta a rinunciare a quella parte del suo territorio (e gli Stati occidentali la sostengono). Per questo le banche ucraine hanno ordine di non far circolare queste banconote (taglio 200 rubli).
Un’altra controversia, meno seria, riguarda la banconota da 100 rubli, sulla quale è raffigurato il monumento ad Apollo che guida la quadriga, che si trova a Mosca. Il dio greco ha una tunica che lo copre superiormente e regge in mano un’arpa, ma sotto... è nudo! Quindi un parlamentare ha concluso che la banconota costituisce pornografia e che non dovrebbe circolare tra i minori di 18 anni. (Anche le monete italiane da un euro raffigurano un uomo nudo, ma non mi pare che qualcuno abbia stabilito di tenerle nascoste ai bambini... finora!)
Wikipedia mostra anche le banconote dei rubli sovietici che circolavano nel Novecento. In quelli stampati nella prima metà del secolo si nota l’uso di caratteri serif e molti tocchi calligrafici, sia nelle scritte in piccolo sia nelle intestazioni in grande.
In quelle degli anni Sessanta i caratteri erano spesso molto fantasiosi, con svolazzi, spirali, e motivi decorativi all’interno delle aste.
I sans serif erano usati più raramente e solo per le scritte più piccole.
Una dicitura veniva ripetuta in varie lingue facendo uso, oltre alle lettere cirilliche e latine, anche di altre due forme di scrittura, che probabilmente sono quella georgiana e quella armena.
E in Ucraina?
Oggi in Ucraina si usa una valuta il cui nome si potrebbe traslitterare hryvnia, ma che Wikipedia in italiano ha preferito chiamare grivnia per facilitare la lettura a chi non ha dimestichezza con i suoni della lingua locale. Il simbolo è una specie di S rispecchiata tagliata da due tratti orizzontali. Deriva dalla forma corsiva della sua iniziale cirillica (che effettivamente corrisponde al suono G).
Il valore unicode è U+20b4.
I caratteri tipografici usati sulle banconote sono sans serif dalle forme abbastanza normali, anche se qua e là, specie nei tagli più alti, compaiono scritte corsive calligrafiche o anche intestazioni in corsivi calligrafici molto svolazzanti.
Nei tagli alti si nota, sul retro, anche uno 0 dalla forma molto particolare, più largo nella parte superiore e più appuntito in quella inferiore.
In Ucraina si usò il rublo in epoca sovietica. Nei primi anni dell’indipendenza (1992-1996) fu in circolazione una valuta chiamata karbovanec'. Lo stesso nome era già stato utilizzato due volte: ai tempi della prima indipendenza ucraina (1917-1920) e durante l’occupazione nazista (1942-1944).
Wikipedia mostra quattro banconote di epoche diverse. Quelle del 1918 erano decorate da tanti svolazzi calligrafici. Quelle risalenti alla guerra mondiale erano scritte in tedesco, con lettere latine. Quelle degli anni Novanta hanno un disegno moderno ma semplice. La valuta era nata negli ultimi due anni di controllo sovietico, come tagliando da affiancarsi all’uso del rublo. Solo in un secondo momento le banconote erano state dotata di qualche accortezza in più per evitare contraffazioni. Comunque nel giro di quattro anni, travolti da una fortissima inflazione, i karbovanec' vennero sostituiti dalla grivnia al cambio di 100 mila contro una.
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