Solomana Kante

Su Wikipedia in inglese c’è una foto di Solomana Kanté, l’inventore della scrittura N’Ko. Guineano, barbetta bianca, abito e copricapo tradizionale, seduto su un semplice divanetto davanti a un muro dall’intonaco macchiato. 

In teoria Kante sarebbe uno scrittore, ma non viene menzionata nessuna sua opera. È rimasto famoso invece per avere inventato il sistema di scrittura N’Ko nel 1949.

L’Africa occidentale ha una lunga tradizione e un ricchissimo patrimonio culturale tramandato da poeti e cantastorie itineranti, ma non ha mai avuto un sistema di scrittura proprio. Fino alla prima metà del Novecento, per scrivere si era costretti a usare l’alfabeto arabo o quello latino.

Così si era diffusa la credenza che il popolo africano non avesse una cultura propria. Kante si occupò del problema e mise a punto un sistema di 7 vocali e 20 consonanti, a cui si aggiungono 7 segni diacritici per indicare lunghezza e tonalità delle vocali, più dieci cifre numeriche.

Sempre Wikipedia mostra anche la tomba di di questo personaggio. La lapide è composta da tre righe in scrittura N’Ko e tre con la traduzione in francese.

Come nella lingua araba, si scrive da destra a sinistra e quasi tutte le lettere sono caratterizzate da un tratto orizzontale in basso che va ad unirsi alla lettera successiva.

I numeri invece restano separati uno dall’altro. Lo 0 è uguale a quello che conosciamo, l’1 anche, ma è rispecchiato, il 9 è un cerchietto con un tratto verticale centrale, simmetrico, mentre le altre cifre sono ottenute con dei tratti ortogonali tra di loro o, nel caso di 7 e 8, anche obliqui.

Il blocco Unicode con le lettere N’Ko parte da u+07c0. La parola N’Ko significa “Io dico” in tutte le lingue mandé.

Esiste anche una versione di Wikipedia in scrittura N’Ko, che nel 2019 conteneva poco meno di un migliaio di articoli.

Interessante l’aspetto visivo di questa scrittura: qui si può vedere la pagina dedicata all’Italia. Oltre al fatto che ogni parola risulta unita dalla linea di base, si notano molti tratti verticali e cerchietti. A me dà l’impressione di un paesaggio con alberelli di diversa forma e altezza.

Su Twitter si può vedere la foto di una pubblicazione cartacea del 1998, in due colori. Il testo è quasi tutto in N’Ko, tranne qualche dicitura in lettere latine, in francese. Le scritte display sono ottenute solo con linee rette, quindi tutti i cerchi tipici di questa scrittura sono diventati quadrati. 

Qualche altro esempio, tra cui un abbecedario, si può vedere su Endangered Alphabets.

Sul sito c’è anche una lunga lista di alfabeti sconosciuti, usati da minoranze e che rischiano di scomparire. 

Molte segnalazioni riguardano India e sudest asiatico. Una riguarda il sud America, cinque il nord America (3 negli Usa e 2 in Canada). Un paio sono riferite a isolette dell’Oceania. Numerose riguardano l’Africa.

Soltanto una segnalazione riguarda l’Europa: quella riguardante il glagolitico, un tempo diffuso nella parte orientale e centrale del continente. Qua e là ancora se ne possono vedere alcune iscrizioni dentro le chiese.

A quanto dice il sito sarrebbe stato inventato da Cirillo e Metodio, gli stessi che poi misero a punto il cirillico per trascrivere le sacre scritture per i popoli slavi.

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