Il restauro di un libro antico a Ferrara

Nel 2019 è stato caricato su Youtube un lungo documentario in cui si vedono tutte le fasi del restauro di un libro del 1548, il Commento Alle Decretali, del giurista Felino Sandeo.

Il filmato, della durata di mezz’ora, ha totalizzato finora oltre seimila visualizzazioni.

Del restauro si è occupato uno staff di specialisti, che ha dovuto analizzare sia il tipo di parassiti che hanno attaccato la carta (batteri, insetti, muffe), sia le scritte aggiunte a mano o la filigrana per cercare di risalire alla stamperia e ai proprietari. Altri specialisti si sono occupati del restauro vero e proprio.

La polvere in superficie si può eliminare con una gomma speciale e un pennello. La rilegatura originale è stata rimossa, e tutti i pezzi sono stati conservati in un’apposita scatola. I fogli sono stati appoggiati su un supporto e messi a bagno nell’acqua. Le parti mancanti dei fogli sono state integrate usando carta giapponese, anche per colmare i buchi più piccoli. Poi è stato necessario rilegare nuovamente il libro, a mano, utilizzando gli stessi strumenti e le stesse tecniche che si usavano all’epoca.

Il libro è stato stampato a Lione, su carta che si fabbricava poco distante. Il frontespizio è in caratteri romani, stampato in due colori, nero e rosso, arricchito con complesse xilografie. Nelle pagine interne invece vediamo una scrittura gotica. Il testo è suddiviso in due colonne, con presenza di intestazioni e titoli in dimensione leggermente maggiore rispetto a quella del testo.

Qualcosa di interessante è stato trovato anche nella pergamena usata per la copertina: all’epoca era abitudine smembrare vecchi manoscritti non più in uso per procurarsi la materia prima. Così nel lato interno è possibile leggere le parole di altri testi, giuridici, filosofici o ecclesiastici, copiati a mano nei secoli precedenti. Questo materiale diventa oggetto di studio dei paleografi. Il libro è ora rilegato con pergamena nuova di zecca.

Sul volume in questione mancava il nome dello stampatore, ma cercando altrove edizioni simili è venuta fuori l’ipotesi che si sia trattato di un certo Tommaso Bertheaud di Lione, di cui sul web si trova qualcosa in vendita a 1.500 euro. 

Gli addetti al restauro anno anche raccolto dati vari (temperatura, umidità, eccetera) sul luogo in cui il volume era conservato, per valutare se il posto è adatto ad un’adeguata conservazione dell’oggetto ed evitare nuovi attacchi di parassiti che possano vanificare il lavoro svolto.

Nel documentario non ci si sofferma sulla questione del font usato o della dimensione del testo.

Volendo trovare un font gratuito (per uso personale) che dia all’incirca la stessa sensazione una scelta possibile potrebbe essere il Dk Courant di Hanoded, che si scarica da Dafont e che però è modellato su un carattere olandese del secolo successivo.

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