Linotype Model 31
Un paio di anni fa uno dei curatori di un museo americano ha realizzato un video di 12 minuti in cui dà una dimostrazione del funzionamento di una linotype modello 31.
La spiegazione parte da prima dell’invenzione della stampa. Inizialmente l’unico modo per scrivere era tracciare a mano le lettere di ciascuna copia del testo. Con Gutenberg divenne possibile comporre il testo una volta per tutte, prendendo lettera per lettera dagli scompartimenti di un’apposita cassa. Le lettere metalliche in rilievo potevano essere inchiostrate per imprimere lo stesso testo per tutte le volte che si voleva. Poi era necessario scomporlo, riponendo lettera per lettera nel suo scompartimento.
Con l’invenzione della Linotype da parte di Ottmar Mergenthaler sul finire dell’Ottocento, la procedura divenne molto più rapida. Per comporre il testo bastava digitare le lettere su una tastiera. Le matrici andavano a posizionarsi automaticamente nell’ordine voluto. Un pistone pompava il metallo fuso che si solidificava istantaneamente, per cui dalla macchina veniva fuori un blocchetto unico col testo di una sola riga (line of type, da cui il nome linotype). A questo punto era la macchina stessa a riporre le matrici usate al proprio posto, grazie ad una dentellatura presente su ciascuna di esse.
Una volta composte tutte le righe di testo, queste dovevano essere fissate in una forma da montare all’interno di una macchina da stampa, in questo caso una Original Heidelberg Windmill, nella quale dovevano essere messi anche i fogli e l’inchiostro per stamparne tutte le copie di cui c’era bisogno.
Le righe metalliche utilizzate poi potevano essere fuse di nuovo e utilizzate come materia prima per comporre nuovi testi con la linotype.
Nel filmato ci si sofferma anche sul fatto che era possibile giustificare il testo, anche se la macchina era completamente meccanica e non aveva capacità di calcolo come i moderni computer. Il trucco era quello di usare degli spazi composti da due cunei in grado di scorrere uno sull’altro. In questo modo, quando la riga era completa, si potevano allargare in maniera uniforme tutti gli spazi fino a far occupare al testo tutta la larghezza che era stata impostata.
Le riprese sono amatoriali, l’audio non è dei migliori, e per giunta è tutto in inglese (ma i sottotitoli automatici sono abbastanza accurati).
Questo modello di linotype era in grado di alternare quattro font: bastava montare 4 magazzini diversi in alto (i contenitori delle matrici). L’operatore poteva passare da uno all’altro senza bisogno di smontare niente, bastava tirare una leva. Ogni matrice conteneva una combinazione di due stili diversi ad esempio tondo e italico. Quindi per mettere una parola in corsivo non c’era bisogno di passare da un magazzino all’altro, visto che entrambi gli stili erano sulla stessa matrice.
Le linotype sono andate in pensione entro gli anni Ottanta, e per giunta erano utilizzate non dal grande pubblico ma solo da operatori specializzati. Sul web si trova ben poco sul loro conto. Ad esempio non viene detto da che anno a che anno le modello 31 vennero prodotte.
Metaltype mostra a confronto una modello 31 con una modello 32. Quest’ultima aveva quattro magazzini ausiliari, che rendeva più veloce il cambio.
Sempre su Youtube si può vedere un montaggio di una trentina di secondi in cui si vede il dettaglio di alcune delle fasi di composizione del testo e lo smistamento delle matrici su una modello 31, solo che è tutto così rapido e senza parole che uno spettatore che non ha approfondito prima la questione non ha la minima idea di ciò che sta vedendo.
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