Modern/Scotch

Su Fonts In Use c’è una pagina dedicata a un raggruppamento generico di caratteri denominati Modern/Scotch.

Nella categoria rientrano varie interpretazioni che derivano da un modello risalente al diciannovesimo secolo, caratterizzato da forte contrasto, asse della o verticale e grazie con raccordo curvo.

Il quadro è abbastanza confuso perché all’epoca la stessa idea veniva interpretata in maniera diversa a seconda delle dimensioni, e i caratteri non avevano nome ma erano connotati solo da un numero. Solo in seguito quei progetti sono stati trasformati in moderni font dotati di nome e di caratteristiche costanti. Ovviamente i dettagli sono stati scelti e modificati liberamente a seconda delle esigenze, portando a risultati molto diversi.

Il sito elenca parecchi font che rientrano in questa categoria. Tra questi si notano il Century Expanded (50 segnalazioni), il Miller (46) e il Modern No. 20 (solo 20, ma è molto diffuso perché viene distribuito con i software da ufficio). Ci sono vari font chiamati Scotch, c’è il De Vinne, che pure è famoso. E l’Eames Century Modern, che ha totalizzato 23 segnalazioni anche se io non lo avevo mai notato prima. 

Identifont permette di confrontare al volo due font simili. Ad esempio Century Expanded di Morris Fuller Benton (1900) e lo Scotch Roman di Adobe e Monotype (Richard Austin, 1904).

Il sito segnala solo tre differenze: il simbolo del dollaro, il 7 (che nello Scotch Roman ha il tratto orizzontale ondulato, come per i numeri delle vecchie carte d’identità italiane) e la lettera t, che nel Century ha un raccordo curvo in alto a sinistra mentre nello Scotch ha una parte superiore non a punta ma spiovente.

Ovviamente a occhio nudo si notano differenze che sfuggono al sistema di catalogazione del sito. Alcune concettuali, come per esempio l’assenza di grazia a destra sul 4 del Century Expanded. Altre più impercettibili. Nello Scotch il contrasto tra tratti spessi e tratti sottili è maggiore. Nel Century la T ha le grazie con raccordi curvi. Gli angoli finale della coda della Q o dell’estremità della gamba della R sono diversi. 

La r del Century ha il tratto curvo che parte più in basso. Il tratto obliquo del numero 1 si comporta in maniera diversa: nello Scotch è più curvo e sottile, e punta all’insù, sulla sinistra.

Nel Miller il contrasto è minore rispetto al Century. Il sito individua quattro differenze: il punto in cui si agganciano i tratti obliqui della K, la parte superiore della t, l’estremità della gamba della R (nel Century finisce all’insù, nel Miller ha una grazia), e la k minuscola (che nel Miller ha unt ratto curvo).

Il Miller viene fornito con numeri minuscoli. La coda della Q è ondulata ma occupa parecchio spazio in orizzontale: nello specimen arriva a toccare la punta della lettera successiva. 

Secondo Wikipedia i caratteri scotch derivano dal Pica No. 2 prodotto dalla fonderia di William Miller, Edinburgo, Scozia, circa 1813.

Il genere fu molto popolare negli Stati Uniti, con varie modifiche, a partire da una versione realizzata dalla fonderia Farmer di New York, a cui si ispirarono altri produttori, tra cui Linotype e Monotype.

Una delle caratteristiche che nota Wikipedia è quella dei terminali a goccia.

Anche se hanno un contrasto elevato, come i caratteri di Bodoni e Didot, gli scozzesi si distinguono per il fatto di avere le grazie con raccordo curvo, oltre che aperture strette e spessore dei tratti più “modulato”.

Tra i font moderni, anche nel Georgia si riconosce l’influsso dei caratteri scozzesi.

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