La morte di Buddy Holly
Il 3 febbraio del 1959 moriva a 22 anni il cantante americano Buddy Holly, nello schianto del piccolo velivolo su cui viaggiava con altri musicisti per spostarsi verso la tappa successiva della tournee.
L’evento è rimasto nell’immaginario degli appassionati di Rock&Roll, sul web si trovano ricostruzioni dettagliate di cosa accadde quel giorno e parecchio materiale d’epoca.
Il Daily Tribune dedicò tutta la prima pagina alla notizia, con titolo su una riga in caratteri sans serif stretti tutti in maiuscolo.
Un altro giornale pubblicò un titolo su quattro colonne in normali caratteri serif grassetto.
Il Mirror News suddivise il titolo in tre righe, sempre in sans-serif all-caps stretto.
Altrove si vede qualche sans serif con a ad un solo piano e t che termina con una leggera deviazione verso destra. Mi pare di avere identificato un font del genere tempo fa, ma non ricordo nulla in proposito.
Invece la prima pagina che mi è capitata sotto gli occhi di recente è quella della Mason City Globe-Gazette. Qui abbiamo un titolo su una sola riga, in un sans serif abbastanza largo con una e a pianta circolare. Qualcosa disegnato sulla scia del Futura, ma non si tratta di Futura anche per via di un dettaglio più che evidente: la a è a doppio piano. Peccato che manca la t. Mi aspetterei una t cruciforme, in una accoppiata che oggi è abbastanza insolita ma all’epoca non lo era.
Il nome che ho in mente è quello del Ludlow Tempo, un carattere che all’epoca era in uso e oggi è pressoché dimenticato. Col nome di Tempo su My Fonts si trova solo il Tempo Lt della Linotype, disponbile solo in versione Heavy Condensed e Heavy Condensed Italic.
Nella quale la t ha la base a manico d’ombrello, come si usa oggi.
Per vedere il set completo dei caratteri che compongono il Ludlow Tempo dobbiamo andare sul sito di Devroye, dove ci rendiamo conto che alcune caratteristiche cambiano notevolmente da una versione all’altra, anche più di quello che oggi è considerato normale.
Ad esempio, nella versione black la a è a un solo piano. E l’estremità della e termina con un taglio orizzontale anziché obliquo.
Effettivamente nel Tempo Bold Condensed la t ha la base curva, mentre nella versione normale l’asta verticale è rettilinea.
Altre differenze le vediamo nella e: nella versione Condensed l’estremità inferiore è tagliata in verticale, mentre nella versione Bold normale è tagliata in obliquo.
Passando al Matcherator di Font Squirrel una delle parole del titolo del giornale americano degli anni Cinquanta viene fuori che il font più simile sarebbe il Quiet Sans Semi Bold di Dharma Type. La principale differenza nella parola che ho scelto è il terminale della e, tagliato in verticale anziché in obliquo. Nella a manca il settore rettilineo sul lato destro della controforma.
Tra quelli gratuiti presenti sul sito invece il miglior risultato è il Metropolis Semi Bold di Chris Simpson. Qui la e somiglia, la a pure (a parte il taglio obliquo dell’estremità superiore), ma la C è strutturata in maniera completamente diversa: mentre nel Tempo i terminali sono tagliati in verticale e fanno parte della stessa retta, nel Metroplis i tagli sono obliqui.
Un’altra differenza notevole riguarda l’altezza della x: nel Tempo la parte centrale delle minuscole è molto più bassa rispetto all’estensione dei tratti ascendenti. In pratica, la e è alta quasi la metà della l. Nel Metropolis invece la differenza tra altezza della maiuscola e altezza della x minuscola è minore.
Si potrebbe pensare di scaricare il Metropolis, senonché... non è più disponibile sul sito, anche se compare ancora nei risultati della ricerca.
Identifont conosce vari font chiamati Metropolis, ma nessuno è quello in questione.
E non c’è nessun Chris Simpson tra i disegnatori conosciuti.
Al secondo posto troviamo l’Eau Sans Bold, di YoFonts.
Inutile dire che la t è rigorosamente a base curva.
Anche questo però è difficile da procurarsi: il download parte solo da un sito esterno, il quale al momento è irraggiungibile.
E dovendo fare qualcosa di simile coi font di Google, al volo? Non mi va di cercare troppo, la prima cosa che trovo è l’Hind Siliguri, della Indian Type Foundry. Che effettivamente non è troppo geometrico, specie nella e, ma mi dà una sensazione simile, ha una M dai fianchi divergenti e una K composta di due parti unite soltanto in un punto.
Certo, una e bella tonda la si può trovare a occhi chiusi nel Montserrat. Ma K e C sono strutturate in maniera completamente diversa. E la M ha i fianchi paralleli.
Il progetto Hind comprende cinque famiglie di cinque stili l’una. Le differenze dovrebbero riguardare soltanto la parte asiatica, mentre l’afabeto latino è pressoché comune a tutti.
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