Una linotype restaurata e la foto di un flano

A gennaio è uscito un lungo articolo sul sito neozelandese Stuff dedicato ad un vecchio linotipista che ha deciso di rimettere in funzione una linotype in disuso trovata in un piccolo museo locale.

Nato in Gran Bretagna, l’uomo aveva imparato a usare la linotype in un piccolo giornale del Lancashire, per essere assunto poi a News Of The World, dove c’erano ben 120 linotype in funzione.

Avendo letto un annuncio in cui si cercavano linotipisti in Nuova Zelanda, aveva deciso di emigrare all’età di 21 anni.

Ancora oggi è un patito di questa macchina, che quando venne mostrata al pubblico, nell’Ottocento, venne definita l’ottava meraviglia del mondo. Non solo la sua complessità è tale da lasciare visitatori a bocca aperta, con leve, ruote, ingranaggi e pezzetti di metallo che vengono spostati da una parte all’altra secondo uno schema complesso. Ma i suoni (le rotelle che girano, le matrici che cadono, i tasti che vengono battuti) e gli odori (l’olio, il piombo, poi l’inchiostro) riportano la memoria ai bei tempi andati.

Per giunta il suo lavoro nel quotidiano era inserito in un contesto complesso che oggi non c’è più. All’epoca spettava ai linotipisti il trasferimento degli articoli scritti dai giornalisti in un formato tale da poter essere stampato.

Quando si era a ridosso dell’ora di chiusura, lo stesso articolo veniva diviso in varie parti, ciascuna delle quali veniva battuta separatamente da un diverso linotipista, per fare prima. 

Oggi la pagina composta sul monitor di un normale computer viene trasferita direttamente sulla lastra da inserire nella rotativa grazie ad una tecnologia laser. 

Tra le altre cose (c’è anche un servizio filmato) accanto all’articolo viene mostrato la foto di un flano.

Di che si tratta? Prima che venisse messa a punto lastampa offset, serviva un sistema per trasferire la pagina composta in piano con le righe metalliche uscite dalla linotype, i titoli composti a mano coi caratteri mobili e i cliché con le fotografie, su una superficie cilindrica da montare nella rotativa.

Esistevano quindi dei fogli di uno speciale cartone termoresistente che venivano messi al disopra della pagina coi caratteri in rilievo e schiacciati sotto una pressa. Tutte le lettere metalliche in rilievo imprimevano quindi la loro orma, incavata, sul flano. Questo veniva poi messo in una macchina da cui veniva fuori il semicilindro in metallo da montare nella rotativa. Visto che i caratteri in rilievo sono realizzati all’inverso, cioè rispecchiati, la loro orma è nel verso corretto. Insomma, si possono leggere gli articoli sul flano così come si vedono poi nella pagina stampata.

In inglese flano si dice flong.

È abbastanza difficile vedere la foto di qualche flano sul web. Primo, perché questa tecnica non viene mai citata nelle storie della tipografia, e quindi neanche la gente si mette a fare delle ricerche mirate. Secondo perché pur facendo ricerche mirate non viene fuori quasi niente.

Gli unici flani che si vedono su Google con una ricerca semplice in italiano sono quelli che un artista, Ezio Gribaudo, ha usato come base per le sue opere d’arte. Le pagine che li mostrano però non spiegano di cosa si tratta.

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