Alfabeti magici

Quando c’erano solo i caratteri in metallo, sviluppare un font era un’impresa complicata, che soltanto pochi professionisti erano in grado di portare a termine. Ne sanno qualcosa le minoranze che volevano stampare qualcosa usando il loro alfabeto, o anche solo battere a macchina un testo in una forma di scrittura che era usata sì e no da poche centinaia di persone, una manciata di tribù. Si dovevano rivolgere alle fonderie di caratteri, presentare il loro progetto, spiegare le loro esigenze, e poi aspettare che l’azienda ci dedicasse tempo e personale, in assenza di progetti più urgenti e remunerativi.

Con l’informatica un nuovo font può essere realizzato pressoché da chiunque, in pratica senza investimenti aggiuntivi. Non c’è bisogno di materie prime, di macchinari, crogioli eccetera. Basta installare un software, anche gratuito, sul computer che magari si possiede già per altri motivi.

Questo ha fatto sì che è stato possibile creare font che prima sarebbero stati impensabili. I disegnatori si sono potuti sbizzarrire dando libero sfogo alla loro fantasia e creando font che magari hanno avuto un successo commerciale in maniera inaspettata. Si sono potuti creare font apprezzati solo nell’ambito di una certa community (penso alle tengwar di Tolkien). Oppure si è potuto realizzare qualche progetto che dà più soddisfazione a chi lo ha realizzato che ai pochi utenti di cui ha attirato l’attenzione.

Sul sito GoodGame.org.nz c’è una pagina dedicata agli alfabeti magici. Il sito è religioso, dedicato all’adorazione della Dea. Qualcosa influenzato dalla Wicca, non si sa se seriamente o tanto per fare folklore.

La pagina dedicata agli alfabeti contiene 8 font che riproducono sistemi di scrittura segreta ed esoterica sviluppati nel passato. Chiaramente solo una manciata di persone possono pensare di usarli: si prevede uno studio delle forme delle lettere che non somigliano affatto a quelle normalmente in uso, e la gran parte della gente non ha nessun motivo per studiare questi sistemi di scrittura.

Il primo è il Theban, basato sui caratteri sviluppati da Onorio il Mago. Ad ogni lettera dell’alfabeto latino ne corrisponde una dell’alfabeto onoriano, o alfabeto delle streghe.

Poi troviamo le rune Futhark, realmente usate nel passato. Qui l’ordine alfabetico è quello originale, in cui i suoni iniziali sono quelli che compongono la parola Futhark. Sono presenti simboli per suoni che nell’alfabeto latino sono indicati da una combinazione di lettere.

Non c’è forte somiglianza con le forme delle lettere dell’alfabeto latino, e alcune lettere latine vengono lasciate vuote, come la C e la V.

C’è poi il Dagger Script, dove ogni lettera nasce da una combinazione di spade affiancate, con qualche lontana somiglianza con le lettere latine.

Altre rune sono le Barddas, che contengono un gran numero di suoni composti che non hanno corrispondenze nell’alfabeto latino.

Queste rune somigliano alle lettere latine corrispondenti, e le frasi possono essere decifrate facilmente senza nessuno studio. Mancano le lettere J e K. Alcuni simboli vengono inseriti nelle posizioni delle minuscole, lasciando vuote le posizioni in eccesso. Questo significa che non si può selezionare un testo già scritto e convertirlo in questo font in maniera accettabile. O si procede lettera per lettera, o si inventa uno script. O al limite si converte tutto in maiuscolo, rinunciando alle lettere aggiuntive e con qualche problema quando capitano le due lettere mancanti. 

L’alfabeto enochiano, dal Voarchadumia di Michael Pantheus, è curioso perché lo spessore dei tratti varia di parecchio, a volte a forma di falcetto (con le estremità sottili), a volte con le estremità più larghe. Un concetto che non ha niente in comune coi normali sistemi di scrittura sviluppati con inchiostro e pennino o con lo scalpello sulla pietra.

Due font non hanno corrispondenze con le lettere dell’alfabeto latino, ma con quelle dell’alfabeto ebraico: l’Angelic/Celestial e il Malachim, dalla Biblioteca Magna Rabbinica di Bartolozzi, 1675. In entrambi i casi le lettere sono composte da tratti monoline con cerchietti alle estremità.

L’ultimo, l’alfabeto dei Genii, è presentato in maniera strana. Invece delle lettere dell’alfabeto c’è una parola strana, forse il nome della lettera ma anche di un Genio o Angelo. Comunque le iniziali sono quelle delle lettere latine, e viene seguito il consueto ordine alfabetico.

Le lettere hanno una forma abbastanza improponibile: delle specie di soli con lunghi raggi, o fiori dai petali sottili, collegati tra di loro da segmenti disposti in orizzontale o verticale. Serve un lungo addestramento, immagino, per decifrare un testo scritto in questo modo, e comunque la lettura sarebbe lentissima e per niente agevole.

Di questi alfabeti si parla anche altrove. Sul sito Dcode c’è uno strumento online per codificare o decodificare una parola o frase qualsiasi nell’alfabeto di Angeli e Genii, ma ci si può fare ben poco visto che la scritta non può essere incollata come testo in gran parte dei software conosciuti. La scritta può essere semmai inserita come un’insieme di fotografie all’interno di un documento, ma non si tratta di font e quindi non è personalizzabile la risoluzione il colore come invece avviene col file scaricato da Good Game.

Secondo la Wiki del Paranormale, l’alfabeto sarebbe stato inventato dal geomante e astrologo John Heydon per il suo libro Il Tempio della Saggezza, pubblicato nel 1664. 

Per tornare ai font di Good Game, questi sono diffusi con licenza Libationware: possono essere usati solo facendo una libagione nei confronti della Dea. Ad esempio versando qualche bevanda in terra, ma ancora meglio facendo una elemosina ai poveri.

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