Come stampare con le vecchie tecniche a Minneapolis

Un video di 35 minuti caricato su Youtube fornisce informazioni dettagliate su come usare alcune vecchie presse da stampa al Minneapolis College of Art.

Una delle tre viene chiamata showcard press. A differenza delle presse di altro genere, in cui i caratteri vengono disposti in una cornice e poi fissati con dei serraforme, in questo caso esistono delle barre dentellate che vengono disposte sul piano orizzontale prima di comporre le parole. Ogni carattere ha una o più fessure nella parte posteriore per incastrarsi in queste barre. In questo modo non c’è bisogno di cornici aggiuntive e serraforme. Servono soltanto delle componenti da aggiungere alle estremità delle parole per tenere fermo il testo. La pressa è stata progettata per comporre facilmente manifesti (in inglese poster o showcard).

A differenza delle stampanti moderne, in cui basta inserire le cartucce con gli inchiostri tanto poi fanno tutto da sole, in questo caso l’inchiostro va aggiunto a mano, e manca qualsiasi tipo di automatismo. Con una spatola si deve prendere l’inchiostro dal barattolo e trasferirlo su una superficie di vetro. Poi ci si deve passare sopra un rullo a mano, che servirà poi per inchiostrare manualmente le lettere.

La seconda pressa che viene presentata è una Kelsey Press, una pressa da tavolo, adatta per formati più piccoli e con qualche automatismo in più. Qui infatti notiamo il disco girevole nella parte alta, su cui viene caricato l’inchiostro. La stampa si ottiene premendo una leva verso il basso, che non soltanto spinge il foglio contro la forma, ma sposta anche due rulli che vanno a prelevare l’inchiostro sul disco.

Invece di comporre i testi coi caratteri metallici, come si faceva un tempo, questa pressa può anche essere usata per stampare dei disegni realizzati a computer e poi trasferiti sul fotopolimero.

Esistono inchiostri di vario genere, e non necessariamente vanno bene per tutte le presse. Ad esempio possono incrostarsi nei rulli inchiostratori ed essere difficili da pulire.

I fogli non vengono messi in posizione fissa: di volta in volta devono essere sistemate delle speciali spille nelle posizioni corrette, che non devono trovarsi in corrispondenza della piastra metallica su cui si è fissato il fotopolimero, per non danneggiare l’una e le altre.

Dopo avere finito di stampare in un certo colore, bisogna pulire tanto i rulli quanto il disco, smontando alcune componenti con le dovute accortezze.

La terza pressa è una Vandercock 219. Qui ci troviamo davanti qualcosa di più complesso: questa funziona con l’elettricità! Bisogna accenderla, e i rulli iniziano a girare automaticamente spargendo l’inchiostro mano mano che viene caricato. Esistono rotelle e scale graduate per effettuare varie regolazioni.

Per stampare con questa macchina, specie usando vari colori in sequenza, è necessario conoscere qualche trucco che viene spiegato nel video.

I fogli devono essere caricati a mano, così come a mano si ottiene lo spostamento del cilindro principale (bisogna ruotare una leva).

Anche questa macchina va pulita accuratamente dopo ogni uso, senza che le mani vengano a contatto con gli inchiostri e le sostanze chimiche usate per rimuoverli.

Per pulire i cilindri in metallo bastano pochi minuti, per quelli di gomma è un po’ più complicato, specie quando si usano inchiostri scuri difficili da vedere.

Le parti in movimento vanno anche lubrificate nella maniera corretta, con vasellina o olio, a seconda dei casi, e nella quantità giusta.

L’inchiostro in eccesso va conservato, in appositi contenitori, se è tanto, o anche usando un foglio di alluminio, se è poco.

Il video si conclude con qualche consiglio su come usare la taglierina, uno strumento che permette di tagliare un’intera risma tirando giù una leva, senza bisogno di elettricità; e su come regolare una delle macchine usando gli appositi strumenti.

Sullo sfondo si vede il tipico stendino che si usa per far asciugare i poster senza appoggiarli uno sull’altro.

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