Sorelle Nurzia, Gladiate, Concave


 

Siamo un po’ fuori stagione: quella che si vede nella foto è la confezione di una colomba pasquale delle Sorelle Nurzia. Tutta in plastichetta flessibile simile al cellophane, con questa scritta che si ripete in obliquo decine di volte, circa in corpo 36, ad esclusione di una fascia laterale in cui la stessa scritta si ripete di seguito, almeno in corpo 72.

“Sorelle Nurzia – Casa fondata nel 1835”, c’è scritto, e già questo basta ad evocare un tempo passato, quando l’impresa era una cosa di famiglia lontana dal business industriale moderno.

Un font tuscan per il nome (con accenni di punte ai lati della O e nella parte centrale della A), un senza grazie con C gobba per la scritta sottostante, tranne l’anno, per cui torniamo a qualcosa di graziato, con un 5 che ha uno svolazzo molto ingombrante, che riporta almeno agli inizi del Novecento.

Identifont non ci può essere di aiuto nell’individuare di cosa si tratta: le grazie a mezza altezza, o a mezza larghezza, o anche in punti impensati (vedi la U) non rientrano nel sistema di catalogazione del sito.

Meglio puntare direttamente ai siti di riconoscimento automatico. Il Fontmoose non mi porta da nessuna parte, mentre What The Font mi indirizza verso il Gladiate, di Dan X. Solo, Solotype. Le grazie sono disposte nello stesso modo, ma il contrasto è molto maggiore.

“Questo era uno dei preferiti dei tipografi nella tarda epoca vittoriana”, dice la didascalia. “Lo usavano su cartoline e cartoleria, come pure in piccoli volantini”. Era realizzato in molte dimensioni tra i 10 e i 36 punti. La fonderia originale era la Dickinson.

Solotype ne offre una versione soltanto. Possibile che ne esistano altre digitalizzazioni?

Fonts In Use non dice niente in proposito. E non ne conosce neanche un uso. Però segnala un carattere simile: il Concave. Il quale corrisponde a quello che si vede sulla confezione di colomba. 

Lanciato da MacKellar, Smiths e Jordan circa nel 1876, dice il sito, che non menziona mai la Dickinson. Un disegno simile veniva venduto dalla Caslon, in legno, col nome di Ornamented No.31.

Di questo se ne segnala un uso, per la cover del best of di un cantante (insieme con un altro caratere molto, molto più ornato, il Fantasque). 

Probabilmente le Sorelle Nurzia hanno preso questo, fino a prova contraria.

Il nome delle Sorelle Nurzia è collegato con le festività: i loro prodotti più appariscenti sono colombe e torroni. L’azienda produce anche vari generi di biscotti, ma è difficile vederli sugli scaffali in periodi normali.

Sul sito c’è anche una pubblicità d’epoca: nella foto si vedono varie confezioni di torrone, ma qui ci interessano i font. A parte la scritta a pennello in alto a destra, c’è il sans monoline che si vede in basso, con lunghi tratti ascendenti e discendenti, e soprattutto il monoline calligrafico che si vede in alto a destra. “Tutti lo imitano – Nessuno lo eguaglia”, dice la scritta, riferita al torrone. Lo stile è semplicissimo, come quello dei libri di prima elementare. Con una l dall’occhiello piccolo, tutto rannicchiato in alto. Provate a trovare un font simile, se ci riuscite.

Nella stessa pagina c’è un altro spunto interessante: gli ingredienti del torrone. Qui abbiamo una scrittura corsiva, inclinata in avanti, ma a lettere separate, con una d fatta alla vecchia maniera (con un tratto che si protende in alto a sinistra arricciandosi) e con frequenti maiuscole iperdecorate da svolazzi. Interessante anche il modo in cui si arricciano in basso i tratti discendenti di p, q, f. La z ha un tratto ondulato che si spinge molto in basso, e talvolta si arriccia.

I pesi degli ingredienti sono indicati in once.

Intorno al testo è disegnato il contorno di una pergamena dai bordi strappati.

Molto affascinante.

Curiosità: la storia pubblicata sul sito non nomina le sorelle neanche di sfuggita. L’azienda è stata fondata da un certo Gennaro, ma fu il nipote Ulisse a darle la fama.

Il sito racconta anche del tentativo di spostare l’attività dall’Abruzzo a Milano. Tentativo non andato a buon fine per mancanza di due ingredienti: “L’aria dell’Aquila e l’acqua del Gran Sasso”. Almeno questa è la versione romanzata che viene raccontata lì.

Un paragrafo a parte è dedicato al packaging, studiato appositamente per attirare i consumatori moderni.

Il testo del sito è impaginato in Abel, un senza grazie in cui la O maiuscola ha due tratti verticali paralleli abbastanza ravvicinati (“condensed flat-sided sans serif”, è la definizione in inglese). Bianco su fondo nero, tranne i titoletti che sono in arancione scuro.

Abel è uno dei font che si scaricano da Google. Firmato MadType, ha una g eccentrica. Non lo avevo mai notato prima.

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