Freehand 521 / Mandate / Marketing Script

Dal veterinario, manifesto delle onoranze funebri sul prezzo dei servizi per animali domestici. I titoli sono in un corsivo calligrafico dai tratti spessi e morbidi.

Noto quattro particolari: la f che ha un occhiello inferiore più piccolo di quello superiore, la o che resta aperta in alto, la f che accenna ad un occhiello, ma senza ottenere una controforma all’interno, e una z con tratto discendente e occhiello.

Non è uno dei font di Google, potrebbe essere qualcosa di Dafont. Bisogna scorrere tutta la lista. Poi però mi viene in mente una cosa: che quell’azienda talvolta ha usato font originali in versione clandestina per alcuni dei suoi prodotti. Allora bisogna cercare tra i font originali. Non ho fatto una foto al manifesto, ma ricordo le caratteristiche di queste quattro lettere. Così vado su Identifont e rispondo al questionario.

Sono molto pessimista. Alla decima domanda restano ancora 552 possibili font, e nessuna scorciatoia, ossia nessun font suggerito. La domanda è “Blackletter?” Rispondo “Plain”.

Inspiegabilmente il questionario finisce lì. “No close matches”. Il sito fornisce una lista di 548 font che potrebbero fare al caso mio. E il primo della lista... è quello giusto! Freehand 521, pubblicato da Bitstream. Autore: sconosciuto. Anno: sconosciuto. Caratteri simili: Gelato Script, Corner Store, Fenway Park, Tarantula Script, Martini, Mvb Café Mimi, Gelato Luxe, Bello Script, Brenner Script Bold e Milkshake. L’ultimo mi pare di averlo già sentito nominare. Infatti è gratuito, si scarica da Font Squirrel, mi ricorda alla lontana lo Script Mt Bold della Monotype per il modo in cui si piegano i tratti, con la differenza che qui mancano gli angoli, è tutto arrotondato.

Ma torniamo al Freehand 521. Nemmeno My Font fornisce informazioni biografiche di questo font. E allora vado a chiedere al sito di Luc Devroye, su cui c’è una lunghissima pagina dedicata alle equivalenze dei nomi della Bitstream. In pratica la Bitstream ha riprodotto molti font concepiti altrove ma con un altro nome, per motivi di copyright, credo. L’Itc Kabel si chiama Kabot, l’Itc Garamond si chiama Garamet e così via.

Viene fuori che il Freehand 521, o Command, sarebbe una versione del Mandate.

Mandate? Identifont non conosce nulla con questo nome. 

A quanto pare si tratta di uno dei font della Ludlow. Era in un catalogo pubblicato tra il 1940 e il 1958.

Ludlow era una fonderia di Chicago gestita da un certo Robert Hunter Middleton. Anche la sua libreria di font era in gran parte derivativa, scrive Devroye, che però non fornisce informazioni più precise sull’azienda, tipo l’anno in cui è stata fondata e l’anno in cui ha chiuso i battenti.

Fonts In Use raccoglie ben 11 segnalazioni relative al Mandate, risalenti agli anni che vanno dal 1948 al 1980.

E ci aggiunge anche una informazione interessante: una versione gratuita è stata realizzata da Dieter Steffmann, già incontrato su questo blog più e più volte per via dei tanti caratteri 100% gratis caricati su Dafont.

In realtà non si tratta di una versione, ma di tre: oltre alla versione base, che si chiama Marketing Script, ce ne sono altre due che si chiamano Inline e Shadow.

Nella Shadow le linee disegnano il contorno delle lettere, con un’ombra nera proiettata in basso a destra.

La versione Inline non è quello che farebbe pensare il nome (una linea trasparente che attraversa i tratti in senso longitudinale). Semmai è in stile comstock, ossia con una linea sottile che circonda il contorno delle lettere coi tratti pieni.

Altri segni particolari del Marketing Script/Mandate/Freehand o come lo vogliamo chiamare: oltre alla o anche la b rimane aperta; l’occhiello di g e j è senza bianco all’interno, la Q è molto aperta (come fosse un 2 un po’ storto).

Le lettere BPR procedono in senso orario, ma la D no: l’asta verticale gira su sé stessa e completa la lettera in senso antiorario.

Molto strana la forma della T, che è una specie di F senza trattino centrale.

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