Herold

Una decina di anni fa su Youtube sono stati caricati alcuni vecchissimi pezzi blues insieme con un’immagine strutturata come fosse un manifesto ingiallito. Al centro un disegno del cantante, e poi nome e titolo del brano scritti con uno strano carattere ormai fuori moda.

Quale? La lettera più caratteristica mi pare la g: un cerchio con una grazia che punta in alto, e sotto un tratto discendente che accenna ad andare a sinistra per poi allargarsi a destra e procedere rettilineo a sinistra poco sotto la linea di base.

Passo solo questa lettera al Font Moose di Luc Devroye e il risultato è inequivocabile: Herold, nella versione di Paratype.

“Basato sull’Herold Reclameschrift della compagnia Berthold di Berlino e sull’Herold russo della Berthold di San Pietroburgo”, dice la descrizione. Disegnato da Heinz Hoffmann nel 1901, con l’intervento di Vladimir Yefimov nel 1993.

Esiste un altro Herold in circolazione, quello della Hih, firmato da Tom Wallace. Che è leggermente diverso: qui la a è a un solo piano.

Esistono altri derivati dall’Herold, ancora diversi: uno è l’Heraut, di Andreas Seidel, 2003. Qui la g non ha nulla a che vedere con quella che vediamo nel video di Youtube. È una normale g a un solo piano, con tratto discendente ricurvo.

Tra l’altro viene fuori che anche Dieter Steffmann ha realizzato una sua versione dell’Herold. Il disegnatore ha diffuso molti font gratuiti, blackletter antichi o rétro, al di fuori dei circuiti commerciali.

Il suo Herold si può scaricare gratuitamente da Moorstation. La g non è quella del poster inserito nel video, e soprattutto le lettere sono strette, molto strette. E hanno un aspetto familiare. Mi ricordano certi titoli di prima pagina del Corriere della Sera, e un font che probabilmente era venduto dalla Nebiolo col nome di Barnum e di cui circolano pochissimi specimen e nessuna informazione.

Insomma sembrerebbe che il Barnum era la versione strettissima del font disegnato da Hoffmann nel 1901.

Tra l’altro scopro altro materiale interessante tra i font di Steffmann. Ad esempio una versione del Koloss.

Peccato che la pagina con tutti i lavori del disegnatore non contenga le anteprime di ciascun font, e non sia organizzata per categorie ma per ordine alfabetico. Sarebbe interessante vedere da una parte i blackletter medievali e da un’altra i font ottocenteschi e novecenteschi, a colpo d’occhio.

Invece bisogna cliccare su ciascuno per vedere l’anteprima.

L’offerta è ricchissima: c’è molto più materiale di quanto fosse disponibile in una vera tipografia all’inizio del secolo scorso. Una collezione fantastica. Ed è tutto gratis!

Fonts In Use ha raccolto una decina di segnalazioni di Reklameschrift Herold e Schmale Herold.

Quest’ultima è la versone condensata, che viene collegata alle fonderie Berthold, Augusta, Fondografica e Reggiani. Le ultime tre sono italiane. La Fondografica (mai sentita), è stata acquisita dalla Nebiolo, portandosi dietro evidentemente i suoi caratteri.

La questione del nome è un po’ caotica: Fondografica vendeva lo Schmale Herold col nome di Lodi, Reggiani lo chiamava Licia e Augusta lo chiamava Serie 1003 (in legno).

I caratteri simili, oltre all’altro Herold, secondo il sito sono: Liane, Inseratschrift Compressa, Lucrativ, Marschall e Victoria.

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