Il logo Fender
Lo Spaghetti logo risale agli anni Cinquanta, mentre il Transitional è stato disegnato per il catalogo del 1958-59 da Robert Perine.
In entrambi i casi si tratta di corsivi che condividono la stessa impostazione delle lettere, ma strutturati in maniera diversa.
Lo Spaghetti logo è più irregolare, le due e hanno forma leggermente diversa. Le coppie en e er sono legate tra di loro mentre la d rimane slegata da tutto il resto. Nel transitional invece, a parte la F iniziale che resta staccata, il resto della parola è composto da lettere unite tra di loro.
La forma della F maiuscola è caratteristica: è simile ad un 7 con tanto di trattino orizzontale sull’asta obliqua, ma senza l’angolo in alto a destra, dove c’è una curva. Nel logo Transitional c’è anche un accenno di grazia in alto a sinistra, più che altro il segno lasciato dalla penna nel posarsi sul foglio, mentre nel logo Spaghetti il tratto curvo che sostituisce i due lati del 7 è molto più fluido.
In entrambi i loghi c’è una e minuscola a due piani, disegnata come fossero due c sovrapposte.
Il Transitional è molto più inclinato in avanti.
Una e disegnata in quel modo è relativamente rara, tra i font che riproducono la scrittura a mano. Su Google Fonts, il primo esempio con una e del genere è lo Yellowtail di Astigmatic. Dove la F ha la forma del 7, ma con l’angolo superiore destro che si avvolge su sé stesso in senso antiorario invece di procedere in maniera fluida. Inoltre la r ha la forma stampatella anziché quella corsiva (il tratto di congiunzione con la lettera successiva è in alto anziché in basso come nel logo Fender).
Altri font che hanno una e dello stesso genere sono il Mr De Haviland di Sudtipos (coi tratti sottili come una vera scrittura a penna), lo Stalemate di Astigmatic (idem), e il Mr Bedfort, ancora di Sudtipos (inclinato a sinistra anziché a destra).
Per qunto riguarda la F iniziale, i principali Handwriting di Google Fonts hanno una lettera composta secondo la forma stampatella (tratto verticale e due tratti orizzontali che spuntano verso destra) o una forma corsiva derivata, nella quale i due tratti orizzontali spuntano anche verso sinistra, o soprattutto verso sinistra, ma sono comunque disegnati separatamente.
Il primo ad avere una F a forma di 7 è il Satisfy di Sideshow. Un font che non mi piace per il fatto che la r non si unisce alla e che lo precede in maniera fluida. Il vero 7 è più spigoloso e non ha il tratto orizzontale che lo taglia a metà.
Alcuni dei font in cui i due tratti sono tracciati con un solo movimento della penna hanno un angolo in alto a destra, oppure un giro antiorario. L’Alex Brush di Robert Leuschke invece ha una F che comincia con uno svolazzo in senso orario che poi diventa naturalmente il tratto obliquo che riscende.
L’Arizonia, stesso autore, ha una F col tratto curvo, ma ha un contrasto eccessivo.
Nello Yesteryear di Astigmatic la curva in alto a destra è molto stretta, ma comunque c’è.
Il Qwigley di Robert Leuschke ha una curva molto ampia, ma è un font a lettere separate.
Il Water Brush, stesso autore, ha un aspetto molto sporco.
Nel Molle, di Elena Albertoni, la parte inferiore delle lettere diventa molto spessa.
Il Praise di Robert Leuschke ha la curva troppo stretta, e soprattutto le maiuscole pochissimo più grandi delle minuscole.
Ma l’effetto di una scritta non è dato soltanto dalla forma delle lettere. Lo spessore dei tratti e il contrasto sono determinanti. Se dovessi fare il logo per una azienda produttrice di chitarre elettriche che non vuole discostarsi troppo dallo stile della Fender, quale dei corsivi di Google Fonts sceglierei?
Diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta, a partire anche dai popolari Dancing Script, Pacifico, Satisfy. Volendo conservare una e a due piani andrebbe bene lo Yellowtail.
Ma volendo allontanarsi un po’ si potrebbe puntare sull’Engagement di Astigmatic. Che ha una e a un solo piano, e ha una F composta di tre tratti separati. E ha anche una minore inclinazione in avanti, che lo rende più composto, meno Rock&Roll. Però su una chitarra elettrica potrebbe anche fare la sua figura.
L’effetto dipende anche dal nome dell’azienda per cui bisogna creare il logo. In un certo font, magari alcune lettere hanno una forma gradevole, altre no. L’Engagement ad esempio ha una g che è praticamente una q (la vera q forma un occhiello sulla destra). E una a che rimane aperta. L’unica cosa da fare è scrivere il nome dell’azienda nel font che stiamo valutando e decidere se l’effetto che viene fuori ci piace o no.
Senza contare che è sempre possibile ritoccare un dettaglio che sembra fuori posto, o aggiungerci elementi grafici a seconda delle esigenze.
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