Radiant
Nella seconda metà del Novecento capitava spesso di vedere sui giornali dei caratteri senza grazie con un notevole contrasto. C’era una grande differenza di spessore tra i tratti spessi e i tratti sottili. Le estremità della C si fronteggiavano.
Qualcosa del genere è praticamente introvabile tra i font moderni: basta scorrere la lista di Google Fonts per rendersi conto che la regola, nei sans serif, è quella di ridurre il contrasto al minimo. Mentre i due versanti della A nei serif sono di spessore diverso, normalmente nei senza grazie la A è perfettamente simmetrica.
Ho trovato un esempio di questo carattere sul sito dei Missionari Saveriani, e l’ho passato a What The Font. La risposta è stata: Radiant.
Il carattere risale al 1938, disegnato da Robert Hunter Middleton per la Ludlow, oggi diffuso da varie fonderie tra cui Red Rooster Collection, con firma di Steve Jackaman. Tra i caratteri simili Identifont segnala il Britannic, che è diffuso sui pc moderni ma ha una C che non è simmetrica.
La Urw ha realizzato una versione del Radiant Bold Condensed. Tra i caratteri simili Identifont segnala anche il Quirinus dell’italiano Alessandro Butti, che è un serif. Comunque ha delle grazie molto sottili rispetto allo spessore delle aste, e ha la stessa simmetria ai lati dell’asse verticale.
Qualche versione del Radiant è diffusa anche dalla Monotype, tra cui la Extra Condensed.
CastleType ha realizzato anche la versione Extra Condensed Bold, che praticamente è l’equivalente moderno di un blackletter. L’affiancarsi di tratti verticali vicini molto spessi e con poco bianco in mezzo assomiglia a quello dei vecchi caratteri textura, fermo restando che lì le linee erano spezzate mentre qui i tratti verticali sono uniti da linee naturalmente curve.
Provo ad usare per curiosità lo strumento che passa da un font all’altro spostandosi tra i caratteri simili (il Blender). Il percorso è più lungo di quello che immaginassi: i gradi di separazione sono 10.
Dal Radiant Condensed della Monotype e Image Club si passa al Radiant Bold Condensed della Urw.
Da qui al Corvinus Skyline, firmato da Ann Pomeroy, 2006, Group Type, ma che apparentemente è una versione del Quirinus di Butti.
Poi si passa al Geotica One di Jos Buivenga, 2010, Exlibris. Qui le proporzioni sono quelle di un normale serif romano, in quanto a larghezza delle lettere. Ma lo spessore dei tratti ha il contrasto esagerato: si va da tratti sottilissimi, hairline, a tratti molto spessi, delimitati da linee verticali (il lato interno della o e delle lettere simili).
Arriviamo poi all’Oban Triangle, Gareth Hague, 2011, Alias. Questo è un black con contrasto. Tra i caratteri simili viene indicato il Bauer Bodoni Black.
Cominciamo a stringere le maiuscole col Noah Text Bold, di Gareth Hague, 2012, Alias. Qui il contrasto è inferiore, non ci sono tratti hairline. Non ci sono grazie vere e proprie, ma una scampanatura delle aste.
Con l’Itc Honda iniziamo a spezzare le linee e a vedere delle forme medievaleggianti. La k con un occhiello chiuso, nella parte superiore, la e col trattino in salita, la o con quattro lati. Non si tratta di un progetto nuovo: l’anno è il 1970, le firme sono quelle di Ronnie Bonder e Tom Carnase (quello dell’Avant Garde e del Busorama). Si trova anche nel catalogo della Linotype.
Il passo successivo ci porta al Fairy Tale, con lettere ondulate, ispirato alle lettere disegnate a mano per una fiaba animata non meglio specificata. Jason Walcott, 2000, Jukebox.
Tra i simili c’è il Morris Troy, come pure tra i simili del font successivo, il Bc Rebecca Grim, di Jana Horackova, 2014, Briefcase Type Foundry. Qui le lettere non seguono le forme tradizionali gotiche, ma hanno degli inquietanti tratti ascendenti a forma di lama.
L’ultima tappa del percorso prima di arrivare all’Old English è il Cabazon, Jim Parkinson, 2005. Gotica quadrata, cum pedibus, ma senza i tratti sottili che caratterizzano l’Old English.
Certo siamo arrivati un po’ lontano: siamo partiti da qualcosa che ricorda l’industrializzazione della prima metà nel Novecento e siamo arrivati a un font che invece ricorda il medioevo, anche se in effetti risulta disegnato in questa forma nel 1760 per la fonderia di William Caslon (la versione di Monotype è del 1994, pubblicata anche da Itc e Letraset).
Commenti
Posta un commento