Reverse-contrast: italiano??
L’Itc Zipper è un font dall’aspetto strano: le lettere hanno i tratti orizzontali molto spessi e quelli verticali sottili. Esiste un nome per indicare questa caratteristica: reverse-contrast. E infatti è questo uno dei tag usati su My Fonts per questo progetto.
Lo Zipper è un sans serif. La lista dei font con questo tag si apre però con un serif, il Kontradix di Invasi Studio, caratterizzato da grazie molto pesanti, spesso modellate sulla forma del rettangolo, ma qui coi contorni incurvati.
Il più conosciuto font reverse-contrast è probabilmente il Playbill, che di solito si usa per fare i finti manifesti con la foto del ricercato in stile far west.
Al secondo posto della lista troviamo il Blastvader, sempre di Invasi Studio, in cui solo alcuni dei tratti orizzontali sono spessi, a volte in alto (lettere BAS), a volte in basso (LU).
I caratteri reverse contrast hanno anche una pagina apposita su Wikipedia, ma solo in due lingue, inglese e tedesco.
E da lì veniamo a sapere che il genere nasce nell’Ottocento, quando cominciano a diventare popolari i caratteri in stile Didoni, ossia quelli prodotti da Didot in Francia e da Bodoni in Italia.
Fino ad allora il contrasto tra i tratti spessi e quelli sottili nelle lettere usate in tipografia era stato minimo. In alcuni punti il tratto si assottigliava, riproducendo alla lontana l’effetto che si otteneva scrivendo con un pennino largo, ma la differenza coi tratti spessi non era marcata.
Bodoni e Didot invece, indipendentemente, aumentarono considerevolmente il contrasto, combinando insieme aste molto spesse e tratti sottilissimi. Non solo: anche le grazie perdevano la loro forma triangolare per diventare semplicemente dei sottili segmenti alle estremità delle aste.
Così qualcuno ha avuto l’idea non soltanto di portare all’estremo questa caratteristica, esagerando notevolmente, ma anche di ribaltare la regola: i tratti sottili li disegnava spessi, e quelli che sarebbero dovuti essere spessi li disegnava sottili.
Ne vennero fuori stranissimi caratteri
display che vennero chiamati “italiani”, in America, ma anche
talvolta in Europa. Wikipedia riempie righe su righe con le varie
ipotesi riguardanti origine dello stile e del nome. E ci mette anche considerazioni estetiche: questi caratteri sono brutti e sgraziati, ma sono leggibili e sicuramente attirano l’attenzione.
Una variante molto popolare dei reverse-contrast è quella che viene chiamata French Clarendon, di cui fa parte anche il Playbill e che è senza dubbio associata col far west nell’immaginario collettivo.
Su My Fonts ci sono 185 font che vengono fuori cercando questo tag. Su Font Space (dove i font si possono scaricare gratuitamente per uso personale), ce ne sono solo una manciata, tra cui il simpatico Megar di Viaction Type e l’esageratissimo Superfly di Font-a-licious (con minuscole alte quanto le maiuscole).
Sicuramente ce ne sono molti altri sul sito, ma senza tag il tag specifico. Basta cercare nella categoria Western per trovarne un bel po’ (i serif).
Inutile dire che font del genere difficilmente possono essere usati per il corpo del testo, ma sono adatti soprattutto per usi display.
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