Bottone, goccia e becco
Normalmente non capita di descrivere la forma delle lettere a qualcuno. Quindi chi si occupa di grafica magari sa distinguere un font all’altro, ma gli sfuggono le parole adatte.
Il web poi è soprattutto anglofono: a furia di rispondere al questionario di Identifont si assimila la terminologia inglese senza conoscere i termini corrispondenti in lingua italiana.
Le parole bottone, goccia e becco servono per descrivere la forma delle grazie, ossia di quegli elementi che vengono aggiunti all’estremità delle lettere per abbellimento, senza i quali la lettera verrebbe comunque letta allo stesso modo.
Le grazie a bottone sono quelle di forma circolare, che emergono bruscamente al termine del tratto. Un font che ha elementi di questo tipo è il Bodoni.
Le grazie a goccia sono quelle che hanno comunque una forma arrotondata, ma emergono gradualmente a partire dall’asta, senza formare angoli: il tratto si allarga e si conclude appunto con la forma di una goccia. Un font che contiene questa scelta è il Times New Roman. Un altro è il Garamond.
Le grazie a becco invece sono quelle che hanno un lato piatto e l’estremità a punta, di traverso rispetto alla direzione dell’asta. Un esempio è il Palatino.
Su Wikimedia c’è un’immagine che mostra tutte e tre queste possibilità in tre diverse lettere caratteristiche: f, c, r. Di solito la scelta che è stata fatta per una viene ripetuta dal disegnatore anche per le altre due.
Nella stessa immagine si può vedere anche una lettera S, con l’indicazione di cinque parti caratteristiche.
L’ “uncino, e relativo apice”, che sarebbe quella grazia che spunta formando una curva stretta con l’asta della lettera. Il “becco, e relativo apice”, che invece segue la normale curvatura dell’asta.
Poi ci sono il “punto di raccordo o connessione”, l’ “intradosso” e il “saliente”. Questi ultimi due sembrano essere i tratti curvi che portano rispettivamente al becco e all’uncino.
A mettere le frecce sulle varie parti sono capaci tutti, a dare una spiegazione a parole di cosa si tratta invece non ci prova pressoché nessuno.
Su una serie di slide pubblicate sul sito dell’Università di Parma ci sono alcune illustrazioni con la terminologia. L’incrocio della t è intuitivo, come pure la gamba della R, l’orecchio della g. Il collo della g è il tratto che ne unisce i due occhielli. Il tratto centrale di una E si chiama cravatta, mentre gli altri due tratti orizzontali sarebbero i bracci. La parola occhiello punta il bianco all’interno delle lettere p e b. La parte centrale della s sarebbe la “spina curva o dorso”. In una A ci sono la “barra o asta trasversale” e l’ “asta montante”. Quella indicata è quella più spessa, ma lo è anche l’altra?
Altre illustrazioni ripetono in parte la stessa terminologia, aggiungendo qualcosa in più. L’asta curva di una O, il “cappio”, ossia l’occhiello inferiore della g, la “pancia” di una b (intuitivo), l’asse della o.
Le linee orizzontali nelle quali il testo si allinea vengono chiamate “allineamenti”. La x minuscola è compresa tra l’allineamento medio superiore e l’allineamento medio inferiore. Quelli che alcuni chiamano altezza della x sarebbe l’ “occhio”. L’altezza del maiuscolo va dall’allineamento medio inferiore all’allineamento delle maiuscole. Il corpo invece andrebbe dall’allineamento inferiore (la punta del tratto discendente di p e q all’allineamento delle maiuscole accentate.
In linea di massima è così, ma in pratica non proprio. E comunque la terminologia può variare. Un’altra illustrazione nella stessa slide, proveniente da una fonte diversa, non parla di allineamenti ma di linea di base, altezza della minuscola (sottinteso: della x minuscola), altezza della maiuscola, altezza della discendente.
La cima di una A si chiama apice, come pure il vertice centrale della W. L'angolo alla base della V invece si chiama vertice.
Il cappio della g viene chiamato gancio.
I tratti orizzontali di A, e, H vengono chiamati “aste trasversali”.
I tratti curvi di h, m, n sono chiamati “spalle”, un termine che in tipografia può indicare anche altre cose.
Per Identifont le grazie a goccia sono “rounded”, quelle a bottone sono “ball”.
In inglese la “pancia” viene chiamata “bowl” (ciotola), l’uncino viene chiamato “spur” (sperone). Anche la codina della a all’insù può essere uno sperone.
La parola “eye” può essere usata per indicare il bianco chiuso all’interno della e, che crea confusione con l’occhio inteso come parte stampante del carattere. Del resto il bianco nella o viene chiamato “counter”, in italiano controforma, che in realtà può essere qualunque parte non stampata che si immette fra le aste (anche all’interno di una C, per esempio).
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