Marco Polo

Marco Polo è stato un viaggiatore italiano che sul finire del tredicesimo secolo scrisse Il Milione, un libro in cui descriveva l’Estremo Oriente, dove aveva vissuto per una ventina d’anni divenendo consigliere e ambasciatore del Gran Khan Kubilai. Ben pochi viaggiatori erano stati lì prima di lui, e ne avevano dato un resoconto molto più sommario. La sua opera fu di ispirazione anche nei secoli successivi: fu un punto di riferimento per Cristoforo Colombo, che col suo viaggio intendeva appunto arrivare nelle terre descritte nel libro.

Il testo originale era in lingua franco-veneta. Polo non scrisse il libro di persona, ma lo dettò ad un tale Rustichello da Pisa, forse suo compagno di prigionia dopo una battaglia persa dai veneti contro i genovesi. Circolò in varie traduzioni: francese, toscano, veneziano e latino.

La più nota è quella francese, miniata, di cui sul web si possono trovare vari esempi: il cosiddetto manoscritto 2810.

Lo stile di scrittura è gotico. Qualcosa che non si discosta troppo dall’Old English che è facilmente reperibile insieme coi software moderni. Le maiuscole però hanno molti meno tratti sottili rispetto all’Old English, carattere tipografico troppo laborioso per gli amanuensi.

Cerco su Dafont se è disponibile qualcosa di più scarno che abbia forme simili.

Si trovano vari derivati dall’Old English, tra cui l’Old Europe di Woodcutter, che riproduce le stesse forme del modello, ma sporcandole un po’, spargendo un po’ d’inchiostro ad arrotondare gli angoli, e aggiungendoci due croci greche sopra i ed j.

Volendo trovare qualcosa di più scarno si può scegliere il Fette Trump Deutsch, di Dieter Steffmann. L’idea alla base delle lettere è simile, mancano quasi sempre i tratti sottili, le aste sono fin troppo robuste.

Nel manoscritto gli angoli sono più arrotondati, mentre nel font sono spigolosi.

Da notare che qualunque font moderno ispirato alle lettere medievali tende a staccare bene una lettera dall’altra, per rendere il testo leggibile ad un pubblico moderno.

Sui manoscritti antichi le lettere della stessa parola si toccano, quando non sono proprio fuse insieme nella stessa legatura, cioè hanno un tratto in comune.

Un dettaglio interessante dei manoscritti è che si vedono ancora le linee orizzontali che separano una riga di testo una dall’altra: era impossibile cancellarle senza rovinare anche il testo della pagina, e non si poteva farne a meno altrimenti l’amanuense non avrebbe potuto allineare il testo in orizzontale.

Anche se non avevano a disposizione software di videoscrittura, gli amanuensi medievali erano in grado di produrre un testo pressoché rettangolare: le righe sul lato destro si disallineano di poco, essendo quasi della stessa lunghezza.

Lo spazio tra le parole è minimo: l’intero paragrafo ha un aspetto molto scuro e compatto. Il gotico in inglese viene chiamato blackletter, cioè lettera nera.

Coi moderni programmi di videoscrittura è possibile avvicinare tra di loro le lettere in automatico, anche se il risultato non sempre è l’ideale. Comunque, se l’obiettivo è quello di impaginare un testo tanto per fare effetto, per dargli complessivamente l’aspetto medievale, la soluzione automatica può anche andare bene. E comunque i manoscritti medievali erano per definizione imperfetti, visto che le lettere erano tracciate a mano di volta in volta e non disegnate geometricamente a priori: amanuensi diversi ottenevano effetti diversi, pur basandosi sulla stessa calligrafia. 

A differenza dei libri moderni, non si andava a capo molto spesso, e questo dava al paragrafo il tipico aspetto rettangolare. I margini bianchi erano molto spaziosi, la pagina era abbellita da illustrazioni fatte a mano e decorazioni floreali, con inchiostri colorati e oro. Insomma, una pagina scritta in blackletter ha un aspetto tutt’altro che cupo. 

Si vedono capolettera miniati da sei righe, e alternanza di colori anche nel testo: nero, rosso, blu.

Lo stile di scrittura che si usava per i libri di valore era diverso rispetto a quello in uso tutti i giorni, ovviamente.

Qualche anno fa un blog ha pubblicato la foto di un lascito testamentario in cui Marco Polo viene citato come testimone. Nel testo si notano delle d e v con un ingombrante svolazzo sulla sinistra che ho già visto altrove nei documenti ufficiali dell’epoca. A differenza della gotica libraria, tra i font gratuiti non c’è nulla che si ispiri a questo stile, mi pare.

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