Tipografia cinetica

Su Wikipedia in italiano ancora non c’è una voce dedicata alla tipografia cinetica. C’è invece in inglese, spagnolo, francese, olandese, portoghese, giapponese, russo e ucraino.

Tecnicamente, tipografia cinetica significa testo in movimento. Qualunque testo che si sposti all’interno di un filmato potrebbe essere considerato tipografia cinetica, anche i titoli di coda di un film. Ma in pratica il termine si riferisce ai tentativi creativi di movimentare delle scritte in maniera tale da suscitare delle emozioni in chi guarda. È una forma d’arte che viene usata per produrre video animati in cui sono le parole ad essere protagoniste. Come base sonora ci può essere una voce fuori campo, il dialogo di un film, un brano musicale cantato. È importante scegliere di volta in volta il font, il colore, il tipo di movimento, e combinare eventualmente il tutto con elementi grafici. 

È un’arte alla portata di tutti, perché bastano i normali software di animazione e montaggio per ottenere un risultato (Adobe After Effects, Apple Motion...). Non bisogna allestire un set, non c’è bisogno di attori. L’attenzione dello spettatore viene tenuta attiva con rapidi cambiamenti sullo schermo e con combinazioni a tema mirate a creare l’effetto sorpresa. 

Ovviamente bisogna conoscere bene la tecnica e avere pazienza. Sul web ci sono molti tutorial che spiegano come iniziare. 

Cercando su Youtube, il primo risultato visualizza il testo della canzone The Phoenix dei Fall Out Boy. Ha ottenuto ben 113 milioni di visualizzazioni in 5 anni. Gli effetti sono appropriati: quando si parla di cielo compare il cielo, quando si parla di marea una linea disegna le onde della marea, quando si parla di fuoco c’è un effetto che evoca il fuoco... I font usati sono una manciata: tra questi si riconosce lo Scriptina di Cheap Pro Fonts. Ma ogni volta compaiono in maniera diversa, sostituendo o integrando o ridimensionando il testo che è già comparso.

Un video con un centinaio di migliaia di visualizzazioni in due anni mostra il testo della canzone 7 Rings di Ariana Grande. Effetti 3d, e molta cura agli oggetti stilizzati che compaiono a integrare le parole della canzone.

La Apple ha realizzato una pubblicità solo con questa tecnica, per dire che entro il 2030 ogni suo prodotto sarà carbon neutral: 2 milioni di visualizzazioni in un anno. Qui non ci sono spettacolari effetti 3d, la scelta dei font è molto più limitata e tradizionale: un senza-grazie abbastanza svizzero (ma con puntino rotondo) con l’aggiunta di qualche scritta a mano.

Non soltanto le canzoni si prestano all’applicazione di questa tecnica, ma anche i film. Si trovano per esempio monologhi e dialoghi da V For Vendetta, Lo Hobbit, Inception, Pulp Fiction...

In passato ho visto vari video (qui e qui) con le parole dello sketch “Who’s on first” di Abbot e Costello. Gli effetti sono abbastanza statici (e infatti non compare la dicitura kinetic), ma è il dialogo ad essere frenetico. I due attori, popolari negli anni Quaranta negli Stati Uniti, erano conosciuti in Italia coi nomi di Gianni e Pinotto. Quello è il loro sketch più famoso, in lingua inglese, basato sull’equivoco di un giocatore di baseball che si chiama Who, ossia Chi (“Chi gioca in prima base?” - “Si” - “Ma come si chiama?” - “Chi” - “Quello che gioca in prima base.” - “Chi” - “Ma quale è il suo nome?” - “È quello il suo nome!” - “Il nome di chi?” - “Si!”...)

Cercando “tipografia cinetica” in italiano viene fuori poco e niente. Sono più i risultati in spagnolo, dove il nome è lo stesso, con l’aggiunta di un accento sulla e.

Non che non ci sia tipografia cinetica in Italia, solo che non c’è un nome per definirla.

A me viene in mente il video ufficiale di “Complesso del primo maggio”, di Elio E Le Storie Tese. 1 milione e 700 mila visualizzazioni in 9 anni. Un video realizzato con la tecnica del collage (vari elementi statici che vengono spostati nell’inquadratura) e nel quale l’elemento fondamentale sono le parole della canzone, attorno alle quali è allestito tutto il resto. Tra l’altro la scelta dei font non è scontata, visto che c’era bisogno di caratteri che ricordano l’alfabeto cirillico e lo stile costruttivista (lettere senza tratti curvi).

Commenti

Post più popolari