Occhio piccolo, occhio grande e ... occhio superiore!
Sul sito di Giò Fuga c’è una pagina dedicata alla definizione di occhio in tipografia, o meglio in tipometria.
Secondo il font designer e professore italiano, l’occhio è “tutto ciò che si vede della lettera quando essa è stampata, escluse le eventuali accentazioni delle maiuscole”, ossia “l’altezza e larghezza effettiva della lettera”.
L’argomento è abbastanza intricato. Il motivo per cui c’è bisogno di occuparsi di questo concetto è che il rapporto tra corpo del carattere e dimensioni delle lettere non è fisso in tutti i font, ma varia da un font all’altro. Facile osservare che se scrivo la lettera I in Times New Roman corpo 12 e vicino ci metto una I in Papyrus corpo 12, l’altezza delle due lettere non è la stessa (e nemmeno la linea di base). Anche se confrontiamo con questo sistema Arial e Impact, o Courier e Comic Sans, ci rendiamo conto che la stessa lettera ha un’altezza diversa in ciascun font, anche se sono tutti nello stesso corpo.
Lo stesso ragionamento si può fare per le lettere minuscole: quanto sono alte, rispetto alle maiuscole? La risposta varia da un font all’altro. In alcuni tipi di carattere, sono alte poco meno delle maiuscole, in altri sono molto più piccole.
I parametri che si possono prendere in considerazione sono tre: occhio medio, occhio superiore e occhio inferiore. Il primo è collegato con l’altezza della x minuscola, il secondo riguarda la lunghezza dei tratti ascendenti, e prende come riferimento la l, il terzo quello dei tratti discendenti, e prende come riferimento la p.
La pagina contiene alcuni esempi visivi e i nomi dei font classificabili in varie categorie, in base all’occhio medio (l’altezza della x): abbiamo l’occhio medio grande, l’occhio medio piccolo e l’occhio medio... medio.
Se mettiamo vicini due testi, uno in Garamond e l’altro in Impact, ci rendiamo conto della differenza. Se la I dell’Impact è leggermente più alta di quella del Garamond, la x minuscola dell’Impact è alta almeno il doppio rispetto alla x minuscola del Garamond.
L’effetto in pagina è molto diverso: con l’Impact resterà pochissimo spazio vuoto tra una riga e l’altra.
A complicare ulteriormente il quadro c’è la questione dell’interlinea automatica. Di default infatti i programmi di videoscrittura, anche quando sono impostati con interlinea singola, o 1,00, calcolano un’interlinea che non è in rapporto fisso col corpo del carattere, ma varia in relazione alle caratteristiche del font. Font più ingombranti, come il Papyrus, prendono un’interlinea maggiore rispetto al Times New Roman, in cui le lettere hanno un occhio più piccolo.
Il risultato è che spesso non si può valutare l’occhio... a occhio, guardando soltanto lo spazio bianco tra una riga e l’altra, perché questo dipende da vari fattori, tra cui anche la presenza nello stesso file di lettere di alfabeti stranieri molto ingombranti.
La possibilità di intervenire sul corpo e sull’interlinea può fare in modo di ottenere effetti simili da due font che a prima vista sembravano molto diversi.
Prendiamo per esempio il Times New Roman, installato di default con Windows, e il Vollkorn, che si scarica da Google Fonts.
L’effetto è completamente diverso: nel Vollkorn c’è uno spazio spropositato tra una riga e l’altra. Così com’è, il font è inutilizzabile, perché non permette di compattare il testo di ciascun paragrafo.
Il problema si può risolvere: in OpenOffice Writer, si seleziona il testo, si clicca col destro, poi su Paragrafo, e nella scheda Paragrafo si imposta l’Interlinea a Fissa. Per esempio 0,50 cm per un corpo 12.
A parità di corpo e di interlinea viene fuori che è l'occhio del Vollkorn ad essere più grande. |
A questo punto le righe in Vollkorn vanno di pari passo con quelle in Times New Roman, ma notiamo che i due font non si equivalgono. Le dimensioni delle lettere in Vollkorn sembrano più grandi. Ma a questo punto si può intervenire sul corpo: invece che 12, scendiamo a 11.
A questo punto Times New Roman e Vollkorn sono pressoché equivalenti, in termini di spazio occupato dalle parole e di uso che se ne può fare.
Anzi, qualcuno che non conosce le metriche dei due font potrebbe dire che è il Vollkorn ad avere l’occhio più piccolo, almeno a giudicare dall’altezza.
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