Topolino 3500

Topolino è arrivato al numero 3500.

Da parecchi anni ormai non lo seguo più, ma camminando tra gli scaffali del supermercato ho visto la copertina. Le cifre campeggiano in prima pagina a caratteri cubitali, come avviene sempre in queste occasioni storiche. Per giunta l’evento è capitato per il numero del 21 dicembre, ossia quello natalizio che di solito ha una copertina speciale, lucida. Non ho resistito e l’ho comprato. A Natale si torna un po’ bambini, no?

La prima storia era in tema natalizio. Si ricalca di nuovo il Natale Sul Monte Orso, un classico di Carl Barks a cui di anno in anno viene aggiunta qualche nuova sfumatura.

Subito oltre la copertina c’è la vignetta a tutta pagina di Silvia Ziche. E basta questo per sentirsi a casa.

Temevo di trovare un giornaletto deperito, per via della crisi dell’editoria, ma devo constatare che si tratta di una rivista molto ricca e impegnativa. Le pagine sono addirittura 184, incluse le copertine. A parte le storie a fumetti ci sono tante rubriche, interviste, tra cui una agli autori della prima storia e una al pilota di Formula 1 Leclerc, lo spazio per le foto inviate dai lettori, eccetera.

Ma questo è un blog tipografico, per cui arriviamo al dunque.

Dentro ci sono le foto delle copertine multiple di 500. La prima, nel 1965, aveva il numero scritto in 3d, con varie prospettive come se volesse abbracciare lo spettatore. La seconda aveva i numeri che in realtà erano elementi del disegno. La terza e la quarta erano in stile fumettoso. Nella quinta c’erano numeri abbastanza stampatelli, ma sparsi alla rinfusa al disopra dei personaggi. Nella sesta i numeri erano disegnati, tra tutti i personaggi Disney che ci si affollavano attorno. Questa volta abbiamo cifre molto tipografiche. Gli zeri hanno lunghi tratti verticali. Le cifre si toccano tra di loro. Ben poco a che vedere col disegno a mano libera.

Ovviamente tutto il lettering nei balloon è fatto usando un font digitale. L’unica eccezione è la vignetta della Ziche.

Nelle storie qua e là compaiono scritte fatte a mano: i numeri sulle maglie dei bassotti, il suono dei tamburi, un ramo che si spezza... Fa un po’ impressione vedere la scritta “smamma” sui cartelli attorno al deposito di Zio Paperone realizzata in un Impact schiacciato, ma per il resto nulla da dire. È il progresso.

Fortunatamente, è stata conservata la tradizione di disegnare il titolo, alternando stili diversi, in tema con la storia. Esempio: in Topolino e la Leggenda Della Spada Di Ghiaccio, genere fantasy, la parola ghiaccio è fatta di ghiaccio, la parola della è in lettere medievaleggianti. Spada è in rosso con outline blu, con lettere appoggiate una sull’altra: a differenza dei font, in cui ogni lettera deve avere una forma in grado di adattarsi a tutte le altre, nel lettering si possono modificare ogni lettera di volta in volta a seconda delle esigenze, differenziare, talvolta fondere.

Mando la foto di una parola pronunciata dai personaggi a What The Font, il quale mi risponde Blah Blah Upper, Hush Hush, Norb Comic, Bang Zoom, Ready For Anything, e qualcosa di simile, ma hanno tutti delle M con fianchi divergenti. Il primo ad avere una M a fianchi paralleli è il Comicrazy, di Comicraft, che poi è pure uno dei più costosi.

Anno 1995, disegnatori Richard Starkings e John Roshell, nel font ci sono anche delle minuscole ma ovviamente nei balloon di Topolino ci finiscono solo le maiuscole, come da tradizione.

I titoli degli articoli e delle rubriche della rivista sono in un sans serif dalle lettere irregolari e ballonzolanti: non poggiano tutte sulla stessa linea di base, ma conservano lasse verticale.

Anche qui i siti di riconoscimento automatico mi sono d’aiuto e mi indirizzano verso il Buddy, un carattere che è in circolazione dal 2019 su My Fonts, ma che per qualche motivo non rientra tra quelli conosciuti da Identifont.

L’autrice è Mariya V. Pigoulevskaya, per The Northern Block.

Là dove i siti di riconoscimento automatico non mi sono di nessun aiuto è per il testo degli articoli. Uno slab leggero, con lettere dalle forme particolarissime (l’insolita accoppiata t cruciforme – a a due livelli) e con parecchio spazio tra una lettera e l’altra.

A mettermi sulla buona strada è il sito Il Cittadino di Monza e Brianza, che nel 2018 ha intervistato l’imprenditore che ha finanziato il progetto.

Il font si chiama EasyReading, è stato realizzato dopo anni di lavoro dal disegnatore Federico Alfonsetti.

811 glifi, già all’epoca era stato utilizzato da numerosi editori, perché è presentato come un carattere in grado di facilitare la lettura anche ai dislessici.

Il font è concesso anche in licenza gratuita per chi vuole usarlo a fini personali, mentre anche chi vuole utilizzarlo per finalità di insegnamento e preparazione del materiale didattico deve pagare. Stesso discorso vale per qualsiasi altro uso, anche da parte di enti o associazioni che operano senza scopo di lucro.

Per chi non vuole inviare i propri dati e ricevere la versione gratuita, sul sito c’è l’apposita pagina nella quale il font può essere provato, con testo a piacimento, in dimensione regolabile. Scrivendo le parole in una casella a sinistra, le stesse vengono scritte anche nella casella di destra in un font a scelta tra Arial, Calibri, Garamond, Georgia, Times New Roman e Verdana, per verificare la differenza in termini di leggibilità. 

A dire la verità, la prima cosa che mi ha colpito sfogliando la rivista, è l’editoriale del direttore, scritto in caratteri piccolissimi. Quattro righe occupano in altezza circa 12 millimetri, che vuol dire interlinea 8. Ma questo numero non rende l’idea, perché lo spazio bianco tra una riga e l’altra è tantissimo. L’altezza della x minuscola, ossia locchio medio, è di circa un millimetro. Quindi dovrebbe essere un corpo 7 o anche meno. Ciononostante il testo si legge senza nessuna difficoltà. 

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