Berthold
La fonderia Berthold ha una lunghissima storia, che risale all’inizio della seconda metà dell’Ottocento.
Fonts In Use ne fornisce le date principali per quanto riguarda i cambiamenti sul fronte di proprietà e di tecnologia.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’azienda si occupò anche di produzione di macchine per la fotocomposizione.
La bancarotta risale al 1993, mentre l’ultima data riportata è quella dell’anno scorso, quando gli asset sono finiti nelle mani della Monotype.
Il font più segnalato al sito è l’Akzidenz Grotesk con addirittura 326 segnalazioni. Lanciato sul mercato nel 1898, è una delle principali fonti di ispirazione dell’Helvetica, quindi ha ancora oggi un aspetto consueto.
Alla famiglia è stato aggiunto anche l’Akzidenz Grotesk Condensed, che è un font compresso, ha molte caratteristiche diverse, ma evidentemente è stato pensato per essere venduto agli stessi clienti: 62 segnalazioni sul sito, terzo posto nella classifica.
Al secondo posto invece c’è il Motter Ombra, un font dalle forme originali e molto pesante, che io personalmente non ho mai visto ma che ha totalizzato ben 69 segnalazioni. L’anno di rilascio è il 1972. Il nome deriva da quello del disegnatore Othmar Motter, di cui conosco il Tektura, usato in vari loghi famosi. Pure questo riconducibile alla Berthold, con 26 segnalazioni soltanto.
Al quarto posto, un nome famoso, Brush Script, 54 segnalazioni. L’anno è il lontano 1942, ma il font è ancora popolarissimo, visto che è diffuso insieme col software Microsoft, quindi viene usato anche dai non addetti ai lavori. Tutte le principali fonderie, prima o poi, ne hanno realizzato una versione: Atf (quella originaria), Bitstream, Elsner+Flake, Linotype, Mecanorma, Scangraphic, Urw...
47 usi sono stati catalogati sotto la voce Anzeigen-Grotesk/Neue Aurora IX, un font che risale al 1932 e che nel corso degli anni è stato commercializzato in versioni diverse e con nomi diversi. Si tratta di una specie di Impact, che ancora oggi capita di vedere usato qua e là.
A quota 45 abbiamo il Berthold Block, datato 1908, un disegno ormai fuori moda e pressoché scomparso, ma che per parecchio tempo è stato sotto gli occhi di tutti, anche nei titoli di prima pagina dei quotidiani.
Identifont elenca tra i più popolari font della Berthold prima di tutto il Block, seguito da Akzidenz-Grotesk Condensed e Akzidens Grotesk, poi da Ag Old Face (un altro sans serif svizzero), Catull (serif con qualche caratteristica medievale), Berliner Grotesk (ancora Bloc), Englische Schreibschrift One (calligrafico inclinato in avanti), Formata (sans), City Bold (slab) e Concorde (serif).
Secondo la descrizione pubblicata su MyFonts, il Catull, disegnato nel 1982, è usato per il logo di Google.
In realtà oggi il logo di Google è in sans serif (Product Sans, non diffuso come font open source).
Il logo in Catull venne usato tra il 1998 e il 2015. Fonts In Use ne mostra le varie versioni, riportando anche le testimonianze di chi ha scelto il carattere.
In precedenza si era usato per due anni in New Baskerville, mentre il primo logo in assoluto, realizzato nel 1997, è un’orribile distorsione dell’Arial Black ottenuta utilizzando Gimp, abbinando i colori più improbabili.
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