Il testo degli articoli su Repubblica 20 anni fa
Su Repubblica, 20 anni fa, gli articoli erano, credo, in Utopia. Usando qualche serif che Google Fonts cataloga con width=8, si può impostare un corpo 7 per ottenere scritte più o meno della stessa dimensione.
Ho trovato una pagina di Repubblica datata 2001, con un articolo di Eugenio Scalfari.
Titolo in corsivo, come pure le frasi estrapolate dal testo, nome dell’autore in sans serif all caps, qualche linea di vario spessore per decorare la pagina.
All’epoca la stampa era ancora in bianco e nero, nella foto a centro pagina era facile distinguere i puntini dell’halftone.
Capolettera da tre righe. Pagina suddivisa in sei colonne da 43 mm. Prima riga di ogn paragrafo indentata di 3 mm. Sezioni dell’articolo separate da tre asterischi adiacenti, tra righe vuote.
Dimensioni del testo?
La cosa che si può misurare con certezza è l’interlinea: dieci righe stanno in 3 cm, significa 3 mm a riga, ossia 8,5 punti e qualcosa. (8,5 punti a riga corrisponde a 2,992 mm. Ci può stare).
Ma il rapporto tra interlinea e corpo del testo non è diretto: i software tendono ad aggiungere un 15-20%, in maniera tale che in OpenOffice Writer dovrei impostare un testo in Times New Roman in corpo 7 e qualcosa per far entrare lo stesso numero di righe nello stesso spazio.
Possibile che il testo di Repubblica sia in corpo 7?
Provo a misurare una maiuscola e mi pare vicina ai 2 millimetri. In Times New Roman, questo significherebbe un corpo 9.
Nell’articolo di Repubblica la parola “funzionamento” è larga 22 mm.
In Times New Roman dovremmo raggiungere almeno il corpo 10,5 per ottenere una larghezza simile.
Ma altezza delle lettere e larghezza sono due cose scollegate. Molti font usati per i giornali hanno una larghezza maggiore. Che permette di inserire meno parole per riga, ma più righe.
Volendo impapocchiare un po’, si potrebbe espandere il carattere al 115% (si seleziona il testo, si clicca col destro, poi su Carattere e nella scheda Posizione si interviene sulla casella Larghezza Della Scala).
Alterare in questo modo un carattere di testo di solito non è una buona idea. Si possono trovare caratteri con le lettere più larghe: ad esempio il Noticia Text. Che però ha un occhio più grande, quindi va a finire che le lettere di due righe sovrapposte si toccano, se non riduciamo la dimensione.
Ma non si sa mica che font usava all’epoca Repubblica? Mi pare che nei titoli si usava ancora un Times (era prima di passare al Cheltenam come il New York Times, poi abbandonato per il bodoniano Eugenio commissionato appositamente).
E per il testo?
Mando la foto di una parola a What The Font, e il primo risultato è Utopia, della Adobe.
Verosimile.
Provo a confrontare Utopia e Times New Roman con l’apposito strumento di Identifont.
A parte le differenze catalogate dal sito, è difficile fare un rapido confronto visivo, perché le lettere che compaiono nell’anteprima sono diverse, per adattarsi alle caratteristiche di ciascun font riempiendo tutto lo spazio.
Per quanto riguarda le maiuscole, quelle dell’Utopia sono un tantino più strette di quelle del Times New Roman, tanto che nella seconda riga c’è spazio per una A accentata in più.
Per quanto riguarda le minuscole, invece, mi sembra che quelle dell’Utopia siano più larghe almeno del 10%.
L’Utopia è “una versione contemporanea dei caratteri transizionali del diciottesimo secolo”, dice la descrizione presente sul sito. Il Disegno è di Robert Slimbach, 1989.
Sarebbe bello poter cercare in automatico su Google qualcosa di simile. In assenza della funzione, uso il Matcherator di Fontsquirrel.
Che comunque include tra i risultati un font che si trova anche su Google Fonts: l’Ibm Plex Serif. Che non c’entra proprio niente, per quanto riguarda l’aspetto: è uno slab!
Ma per quanto riguarda le metriche, ci avviciniamo: nell’anteprima di Identifont c’entra lo stesso numero di lettere per ogni riga, almeno finché non arrivano i numeri: quelli dell’Ibm sono più ingombranti.
Il sito non può listare le differenze in automatico.
Secondo il sito, i caratteri più simili all’Utopia sono Rabenau, Hawkland, Rotis Serif, Renault e Kepler.
Scendendo più in basso nella lista, si trova anche il Liberation Serif, che pure sta su Font Squirrel. E pure è uno slab.
Mi pare che la larghezza delle lettere però sia la stessa di quelle del Times New Roman.
Su Google Fonts c’è uno strumento che permette di selezionare i font sulla base della larghezza.
I serif più larghi di tutti sono Ultra, Holtwood One Sc, Inknut Antiqua, e Biorhyme Expanded.
I primi due sono molto pesanti, il secondo è all caps, starebbero bene nella categoria display ma sono finiti nella categoria serif. Anche l’ultimo, slab monoline larghissimo, forse starebbe bene altrove.
Scendendo un po’ in questo parametro (width=8), troviamo una lista di 34 font capeggiata da Merriweather, Noto Serif, Libre Baskerville, Vollkorn.
Questi font sono più larghi del Times, ma hanno anche un occhio più grande. Così, scendendo a un corpo 7 con interlinea di 3 mm (che è più o meno quella standard nel Merriweather), e lo spazio occupato da un testo è pressappoco lo stesso che avrebbe occupato sulle pagine di Repubblica una ventina d’anni fa.
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