Letra grifa o bastardilla

I programmi di videoscrittura hanno tre pulsanti per alterare lo stile di un testo: uno lo mette in grassetto, l’altro in corsivo, il terzo sottolinea. Attivare uno non esclude gli altri, per cui è possibile ottenere varie combinazioni: grassetto corsivo, corsivo sottolineato, grassetto sottolineato...

In linea teorica il software è in grado di alterare un font a seconda delle esigenze, aumentando lo spessore dei tratti o modificando l’inclinazione. Però sia la versione grassetta che la corsiva, oltre alla grassetta corsiva, vengono attinte prima di tutto da un file specifico, se c’è.

I principali caratteri di sistema sono disponibili in quattro versioni: regular, bold, italic e bold-italic. Si tratta di font diversi, sia perché sono attinti da file diversi sia perché la forma delle lettere è molto diversa tra l’uno e l’altro, ma l’utente dei programmi da ufficio non ha l’impressione di cambiare font. Il nome del typeface (Times New Roman) viene considerato anche nome del font, anche se in linea teorica non è così. Con le dovute eccezioni: Arial Rounded, Arial Narrow e Arial Black sono considerati font diversi dall’Arial, mentre Arial Bold e Arial Italic no. Il concetto di typeface è molto elastico.

Nel mondo anglofono c’è un certo dibattito sulla differenza tra font e typeface, e su qual è l’uso corretto di queste parole. Comunque capita spesso che i termini siano usati a sproposito.

Nelle versioni italiane dei software il pulsante che inclina in avanti l’asse delle lettere è indicato con la dicitura “corsivo”. Un termine che indica anche la scrittura a mano con lettere unite e occhielli su alcuni tratti ascendenti. Un font calligrafico riproduce una scrittura corsiva, magari ad asse verticale, che non ha nulla a che vedere col corsivo che si attiva con l’apposito pulsante, che inclina l’asse in avanti.

Il corsivo stampatello ad asse inclinato viene chiamato aldino, perché è stato messo a punto per la prima volta dallo stampatore attivo a Venezia all’inizio del Cinquecento Aldo Manuzio.

La scorciatoia da tastiera per attivarlo è Ctrl+i, dove la i sta per la parola italic. Questo perché in inglese questo stile è chiamato italico, proprio perché è nato in Italia.

Non tutti sanno che in Spagna questo stile è conosciuto con un nome ancora diverso: letra grifa o agrifada. Adattandolo all’italiano, sarebbe: lettera griffa. Perché griffa? Perché l’incisore che realizzò i caratteri per Manuzio si chiamava Francesco Griffo. 

La pagina di Wikipedia in spagnolo dedicata alla letra grifa non è linkata a quelle corrispondenti nelle altre lingue. Il motivo è che queste sono collegate con una pagina chiamata bastardilla, che evidentemente è il nome più comune con cui si indica questo stile.

Nato per le edizioni tascabili (ediciones de bolsillo) e per i libri di poesia, e solo nella sua forma minuscola, col passare del tempo il corsivo italico è entrato nell’uso comune in combinazione col tondo, per mettere in evidenza alcune parole all’interno di un testo. Se all’inizio il tondo e il corsivo erano considerati due caratteri diversi, adesso vengono venduti come due stili dello stesso carattere.

La pagina di Wikipedia dedicata alla bastardilla contiene un lungo elenco di situazioni nelle quali si può usare il corsivo: titoli di libri o di film citati in un testo, parole straniere, nomi scientifici, neologismi, eccetera.

La pagina dedicata alla letra grifa invece si sofferma sull’aspetto storico. Il primo uso registrato in Spagna risale al 1528, con lettere importate. Il primo corsivo realizzato in loco risale al 1529, da Miguel de Eguia che aveva una stamperia nella città di Alcalà de Henares e lo usò per impaginare i Comentarios di Giulio Cesare.

Nella pagina di Wikipedia in italiano dedicata al corsivo compare anche una foto che mostra le lettere calligrafiche che vengono insegnate nelle scuole, ad asse verticale. La didascalia dice “Corsivo in Italia del XX-XXI secolo”.

In realtà una foto di quel corsivo sarebbe più appropriata nella pagina dedicata alla scrittura corsiva, che contiene già vari esempi in altre lingue e di altre epoche.

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