Il salterio di Magonza

Manca su Wikipedia in italiano una pagina dedicata al salterio di Magonza, il primo libro stampato su cui compare il nome dello stampatore. C’è invece un lungo articolo nella versione inglese dell’enciclopedia, che mostra anche varie foto del libro in questione.

Scrive l’enciclopedia che si tratta del secondo libro importante stampato nel corso della storia. Il primo era la Bibbia di Gutenberg, che risale alla prima metà degli anni Cinquanta del Quattrocento. Le prime copie della Bibbia arrivarono sul mercato nel 1454 o 1455, ma appunto non se ne conosce l’anno preciso proprio perché mancano indicazioni in proposito all’interno del testo, dove non c’è neanche il nome di Gutenberg.

Sul Salterio ci sono varie innovazioni: la presenza del colophon con nome dello stampatore e data; l’uso di due font di grandezze diverse; le iniziali decorative; e l’uso di tre colori (nero, rosso, blu).

Nel colophon c’è anche la marca tipografica, ossia un “logo” dello stampatore. Accanto all’articolo se ne può vedere un esempio, che a prima vista potrebbe essere quello di quest’opera ma in realtà si tratta di quello di un altro libro uscito dalla stessa stamperia nel 1471 (c’è la data, in numeri romani, alla fine della seconda riga).

Il Salterio di Magonza venne commissionato dal locale arcivescovo a Fust e Schoeffer, l’ex socio e l’ex apprendista di Gutenberg, che si erano impossessati di tutte le sue attrezzature al termine di una causa legale e avevano proseguito la sua attività.

La data riportata nel colophon di questo libro è 1457.

Anche su alcune delle Bibbie di Gutenberg uscite in precedenza compariva una data, ma non era stata stampata bensì aggiunta a mano dal decoratore al termine del suo lavoro.

Il colore blu non venne usato nella pressa da stampa, ma nelle decorazioni a mano, dice l’articolo.

Oltre ai caratteri mobili, sulle pagine compaiono delle illustrazioni derivate da xilografie. Come i caratteri in metallo, anche le incisioni in legno si basano sul principio che è la parte in rilievo che trasferisce l’inchiostro sul foglio, quindi possono essere inserite usando la stessa pressa.

La stampa in due colori venne in seguito abbandonata, perché richiedeva troppo tempo.

L’opera venne preparata in due versioni, di 143 e 175 pagine. La seconda edizione è datata 1459.

L’articolo elenca le copie ancora esistenti.

Gli spartiti con le note musicali vennero realizzati a mano.

Tutti questi dettagli si possono vedere nella fotografia: le scritte più grandi e quelle più piccole, i due colori, le note musicali, le iniziali.

Lo stile delle lettere è lo stesso blackletter con cui stampava Gutenberg, anche se è abbastanza difficile fare il confronto a occhio, coi nostri criteri: nella stessa pagina la a può avere delle forme diverse in maniera abbastanza impercettibile. Evidentemente si mischiavano insieme versioni successive della stessa lettera, senza contare la possibilità di lettere usurate o di inchiostro che si spargeva in maniera imprevedibile.

Comunque non si notano cambiamenti particolari nell’impostazione di base.

Gutenberg stampava le maiuscole in nero; un rubricatore ci aggiungeva un trattino rosso a mano.

Sul salterio le maiuscole sono tutte in inchiostro rosso.

Mancano indicazioni sulle dimensioni dei caratteri. Del resto anche per la Bibbia di Gutenberg abbiamo trovato qualche difficoltà nel ricondurre le misure a qualche grandezza tipografica moderna.

Sotto una delle immagini caricate su Wikimedia ci sono le dimensioni: 438 mm in altezza, 323 in larghezza.

Sono dimensioni considerevoli: è quasi mezzo metro di altezza. Non è una cifra inverosimile: il salterio è uno di quei libri che si usano durante le liturgie in chiesa, e che di solito sono molto più grandi di quelli che si comprano per la lettura individuale.

Provo a fare qualche proporzione sulla base delle fotografie che si vedono online. Dai calcoli mi viene fuori un’interlinea sui 44 punti tipografici.

Enorme. Dalle immagini avevo pensato fosse stato sviluppato un secondo font più piccolo rispetto a quello di Gutenberg, ma a quanto pare il secondo font era più grande.

Volendo impaginare una scritta nelle stesse dimensioni usando il 1454 Gutenberg Bibel (font che si può scaricare gratuitamente da Dafont) si potrebbe impostare l’interlinea fissa a 1,5 cm e la dimensione del font sui 40 punti tipografici.

Il risultato è molto diverso dall’originale. Nel software compaiono i “fiumi”, ossia c’è tantissimo spazio bianco tra una parola e l’altra, anche attivando la sillabazione. Potrebbe dipendere dal font, ma dipende soprattutto dal software, che tende ad espandere lo spazio quando il testo è giustificato. La pagina originale mostra un paragrafo molto compatto, mentre rifacendola al computer il testo è molto più arioso.

Il secondo problema è costituito dalle maiuscole. Nel font ispirato a Gutenberg le maiuscole hanno parecchie linee rette, mentre nel salterio abbiamo una specie di lombardic, o gotico corale o delle pergamene. Nel quale la M ha i fianchi arrotondati, e la E è simile ad una M ruotata di 90 gradi, ossia una C con trattino centrale.

Sono state tutte aggiunte a mano?

Possbile. Comunque sono molto più grandi rispetto alle minuscole, e la loro base non è allo stesso livello di quella delle altre lettere. Le maiuscole usate da Gutenberg avevano molte linee rette, e proporzioni compatibili con quelle delle minuscole.

OpenOffice permette di scegliere separatamente il font del testo e quello dei capolettera, ma non quello delle maiuscole e quello delle minuscole. Servirebbe un font apposito.

Nessun font commerciale è attribuito a Fust e Schoeffer.

Esiste un Fust & Schoeffer Durandus, che però non si ispira al salterio ma al Rationale Divinorum Officiorum stampato nel 1459.

Una versione del carattere originale è scaricabile anche gratuitamente, realizzata nell’ambito del progetto Gotico-Antiqua, incentrato sui primi tipi di carattere in cui si abbandonano le forme del blackletter e si iniziano a vedere le forme romane che poi hanno prevalso e a cui siamo abituati. Ma appunto, l’aspetto di tutte le lettere è meno gotico rispetto al font della Bibbia di Gutenberg.

Se invece ci si vuole limitare a colorare di rosso tutte le maiuscole, è relativamente semplice scrivere in OpenOffice una macro che effettua il lavoro in automatico. Mi pare che ne ho scritto già in passato, anche se avevo considerato soltanto la questione del colore e non la dimensione, la linea di base ed eventualmente il font. Con un po’ di studio penso che si potrebbe intervenire facilmente anche su questi paramentri. 

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