Calligrafia araba e il cufico squadrato o geometrico
La religione islamica è contraria alla rappresentazione visiva di Dio e dell’oltretomba. Mentre nel corso della Storia il cristianesimo ha prodotto affreschi paradisiaci con la Trinità, gli angeli, i santi, i beati, oppure infernali con i diavoli e i dannati, e mentre il buddismo ha prodotto enormi statue, l’islam si è dovuto concentrare su altre tecniche decorative.
Le moschee sono famose per i colorati motivi geometrici ripetitivi.
Ma anche la scrittura ne ha risentito, diventando essa stessa un elemento di decorazione.
Le lettere hanno iniziato a deformarsi e a intrecciarsi tra di loro in vari modi, ottenendo risultati molto diversi tra di loro.
La calligrafia dei manoscritti è molto curata, e ne sono stati messi a punto stili così differenti l’uno dall’altro che solo gli esperti possono riconoscere che si tratta sempre della stessa lingua e delle stesse lettere. Un profano fa fatica a ricondurre ciascuno dei simboli che vede alle comuni lettere dell’alfabeto arabo attualmente in uso.
Su Sufi.it si possono vedere parecchi esempi di scrittura araba, tratti da manoscritti di epoche e regioni diverse.
In certi casi i tratti orizzontali si allungano a dismisura. In altri casi i tratti verticali si avvicinano l’uno all’altro e si allungano in altezza, a formare una specie di trama che si fa fatica anche a riconoscere come una forma di scrittura.
Nelle intestazioni sui manoscritti le parole diventano un elemento decorativo, e lo stesso avviene in architettura, dove i versetti del corano vengono inseriti nei mosaici pavimentali, o sulle facciate o le pareti interne degli edifici.
Mescolate ai motivi geometrici, le iscrizioni possono passare quasi inosservate, viste anche le caratteristiche della scrittura araba, nella quale le lettere sono unite naturalmente una all’altra e sono basate su tratti curvi. Un’iscrizione in lingua cartaginese o etiope viene riconosciuta come un’insieme di parole anche da chi non conosce la lingua: è facile distinguere le singole lettere e ricopiarle anche se uno non è esperto. Ma un’iscrizione araba vista a distanza può sembrare solo un intreccio di linee curve in mezzo a tante decorazioni simili sul muro di un edificio. E anche a volerla copiare, l’occhio si perde tra le varie linee e non riesce a seguire un ordine preciso.
Un caso particolarissimo è quello del cufico squadrato o geometrico, che visto dal profano non è altro che uno strano labirinto con molti passaggi tra i segmenti rettilinei. Difficile anche intuire il senso di lettura, anche perché le varie righe si incastrano una nell’altra.
Su Tutsplus c’è una pagina in Italiano dedicata proprio a questo stile.
In effetti le lettere sono solo la base per l’opera d’arte, e sono assemblate in maniera non troppo ordinata. “Questo stile non bada alla leggibilità: è inteso che il messaggio, la Parola, è presente, ed ammirarla è sufficiente per beneficiarne”, dice il sito.
Nella pagina si possono vedere vari esempi, ma ci sono anche note molto dettagliate su come realizzare le composizioni.
Nel formare la parola Allah, la A, che è un trattino verticale, viene disposta in orizzontale al disopra delle altre lettere, in maniera tale da realizzare un quadrato, o meglio un simbolo la cui larghezza è uguale all’altezza.
Lo spessore delle linee deve essere sempre di una unità, come pure quello degli spazi bianchi. Da qui l’aspetto di labirinto che ne viene fuori.
Si può ruotare la direzione anche a metà parola, passando dall’orizzontale al verticale, per incastrare le parole una con l’altra e per inserire l’intero testo nello spazio assegnato, ad esempio un quadrato.
La pagina contiene anche una tabella con la traslitterazione da lettere normali a lettere in cufico squadrato. Per ogni lettera normale sono disponibili varie possibilità, a seconda delle esigenze d’insieme. Ogni lettera può essere più lunga o più corta, scendere sotto la linea di base o alzarsi rispetto ad essa, o avere qualche tratto in più o in meno.
A volte le forme diverse non si somigliano affatto tra di loro, e soprattutto non somigliano alla versione normale della lettera.
L’articolo è dettagliatissimo, esamina anche le varianti triangolari o circolari, e si sofferma poi sui vari tentativi che l’artista deve fare per inserire il testo in uno schema ordinato.
Esiste un font che propone le lettere in questo stile: Qt Square Kufic, di Qtypography, disegnato da Qasim Haider. Può essere acquistato su vari siti, tra cui Fonts.com.
Ovviamente può essere usato come una normale scrittura araba, scrivendo linearmente da destra a sinistra.
Chi non sa scrivere in arabo può essere
interessato ad un’altra creazione dello stesso autore: TypoGrid,
che è un sito web su cui si può disegnare liberamente su una
griglia per ottenere dei motivi geometrici come quelli del cufico
squadrato. Basta annerire un quadratino alla volta.
Ho provato a usarlo con una parola italiana, applicando alcune delle regole suggerite dall’articolo citato, ottenendo questo risultato:
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