Cufon

A fine aprile dell’anno scorso l’Agenzia Nena, che forniva notizie dal Medio Oriente in italiano, ha cessato le pubblicazioni.

Il suo sito è ancora online. Aveva una caratteristica particolare: quando si provava a selezionare una parola in un titolo, l’intero titolo generava un suo doppione trasparente che si spostava col cursore del mouse. Come se si trattasse di un’immagine. Ma non era un’immagine, tant’è vero che se si cambiavano le parole presenti nel codice html cambiava anche la scritta visualizzata nella pagina, pur mantenendo le stesse caratteristiche.

Che meccanismo era all’opera? A quanto pare c’era di mezzo Cufon, uno script che era stato inventato in un’epoca in cui sul web si potevano utilizzare soltanto pochi font, ossia quelli che sicuramente erano installati sui computer di tutti gli utenti. Il gestore del sito non poteva fare nessuna scelta originale, perché non c’era modo di inviare col contenuto della pagina anche la forma delle lettere.

Con questo software invece si potevano usare anche altri font, a condizione che il gestore del sito ne fosse in possesso e che la licenza lo consentisse.

Questa tecnica rischiava di appesantire parecchio la pagina, per cui doveva essere usata soltanto per i titoli, non per i testi.

Quando c’è stato il boom dei Css e di Google Fonts è diventato molto più pratico includere nel codice le istruzioni per pescare i caratteri direttamente dai server di Google (o dal proprio), anche per i testi, senza appesantire la pagina, e tutti i siti web si sono adeguati.

Tranne Nena, a quanto ne so.

Cufont è andato in pensione all’inizio del 2017, dopo nove anni di attività.

È una tecnologia obsoleta, è sconsigliata e non è più supportata.

Anche la visualizzazione del sito di Nena non è assicurata nel modo corretto. Almeno, aprendo la pagina con Firefox tutti i titoli vengono visualizzati come se fossero immagini, ma in Times New Roman. Aprendo la stessa pagina con Microsoft Edge invece c’è la visualizzazione nel font indicato dal gestore, il Gnuolane di Typodermic, che può essere scaricato gratuitamente da Dafont.

Provando ad ingrandire i contenuti della pagina, in Firefox il Times viene scalato senza problemi, mentre in Edge il Gnuolane viene semplicemente ingrandito. Appare quindi sgranato, con varie sfumature di grigio lungo i contorni per smussare gli spigoli. Non certo un bell’effetto.

Su Html.it un articolo del 2010 spiegava come bisognava impostare il codice per ottenere i vari effetti nella pagina.

All’epoca, Cufon rappresentava “un’ottima scelta” secondo l’autore dell’articolo, a confronto con altre soluzioni per il font replacement disponibili, che lui aveva sperimentato: Sifr3, Facelift e Typeface.

“Certo non è scevro da difetti, in quanto purtroppo il testo rimpiazzato non è selezionabile e non è possibile utilizzare il giustificato. Inoltre non è particolarmente comodo dover ricorrere al convertitore online ogni volta che si vuole utilizzare un nuovo carattere”, scriveva.

In coda all’articolo veniva notato che sempre più browser supportavano le specifiche Css 2 e 3, per cui “i tempi sono ormai maturi per utilizzare la direttiva @font-face”.

Che è la soluzione che poi ha fatto scomparire tutte le altre.

 

Una schermata dal sito dell'agenzia Nena. Mentre il testo dell'articolo resta nitido anche ingrandendo la pagina del 400%, le lettere del titolo appaiono sfocate, come se si trattasse di un'immagine. Ma se fosse stata davvero un'immagine, i motori di ricerca non avrebbero potuto leggerla. Invece le parole del titolo si trovavano effettivamente nell'html della pagina, solo che venivano convertite poi dallo script di Cufon per essere visualizzate. Un'altra controindicazione era che l'utente non poteva selezionarle e copiarle né come testo normale né come immagine.

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