Velvenda
In inglese esistono due termini per indicare due diversi aspetti della leggibilità: legibility e readability.
Il primo riguarda la facilità con cui si possono distinguere due lettere diverse all’interno di un font.
Il secondo riguarda la facilità di leggere un testo e dipende non soltanto da caratteristiche intrinseche al font (la forma delle lettere) ma anche dal contesto in cui viene usato: dimensione, spaziatura, interlinea e anche i colori.
Diamo un’occhiata ad un font che può essere scaricato gratuitamente su Dafont: il Velvenda. Le lettere hanno i tratti molto spessi, tanto che le controforme sono ridotte a sottili segmenti rettilinei. È chiaro pere assicurare la readability è necessario che un font con queste caratteristiche sia utilizzato in grandi dimensioni e per frasi brevi, visto che per decifrarla il cervello ha bisogno di un certo tempo. Non ci si può certo impaginare il testo di un intero libro o di un articolo di giornale.
Ma che dire a proposito della legibility? Beh, c’è un caso estremo: quello della lettera g minuscola, che è identica al numero 9. Non quasi identica, ma proprio uguale in tutto e per tutto. Si tratta della stessa forma, dello stesso “glifo” ripetuto due volte. Trovando i due simboli stampati su un foglio sarebbe impossibile dire quale dei due è la g e quale è il 9. La scritta 9g è uguale alla scritta g9.
Del resto il numero 0 è uguale alla lettera O, in questo font. Visto l’uso per cui è stato pensato, questa caratteristica non è importante. In molti casi invece lo è: in programmazione e nei documenti di contabilità, ad esempio quelli bancari, è fondamentale identificare ogni carattere in maniera univoca. In un codice Iban non si può pretendere che il cliente tiri ad indovinare se quel cerchietto rappresenta uno zero o la lettera O. Nei linguaggi di programmazione case sensitive, è fondamentale che la elle minuscola sia facilmente distinguibile dalla I maiuscola.
Il Velvenda però non è pensato per questi usi, e può permettersi il lusso di usare le stesse forme sia per le maiuscole che per le miuscole: CKLOPQSUVZmnwxy sono usate sia come maiuscole che come minuscole mentre altre lettere (abde...) hanno due versioni diverse a seconda del caso (maiuscola-minuscola).
Il Velvenda è disponibile in tre versioni: Cooler, Megablack (in cui il bianco all’interno è ridotto a una semplice fessura) e Chill (una versione outline 3d, in cui le controforme sono nere).
Su Dafont è stato scaricato quasi 167 mila volte, è catalogato in Fancy/Groovy (Fantasia/Groovy).
L’autore, Typodermic, ha caricato sul sito 360 famiglie di caratteri con licenza 100% gratis, per un totale di 95 milioni di download.
Il più popolare continua ad essere il Coolvetica, mentre gli altri maggiormente scaricati oggi sono due all-caps, il futuristico Ethnocentric e il più tradizionale Built Titling, e un altro sans, il Kenyan Coffee, un bel sans serif con la O da quattro lati pressoché rettilinei con raccordi tondi, stretto.
Il meno scaricato della fonderia invece è il Biting My Nails, pubblico dominio, ottenuto sommando insieme tratti rettilinei tutti dello stesso spessore. Un font molto elementare, diciamo una prova che può fare qualcuno che ha appena scaricato il programma per il type design e inizia a testarne le possibilità.
Solo maiuscole, ma in alcuni contesti può anche fare la sua figura come dimostra lo specimen: otto righe da circa sei parole ciascuna in grigio su fondo nero, con titolo in dimensione doppia grigio chiaro su fondo grigio sfumato.
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