Grandi uomini per grandi idee: Gutenberg
Su Youtube è possibile vedere per intero una puntata del cartone animato Grandi uomini per grandi idee dedicata all’inventore della stampa Johannes Gutenberg.
La serie è stata prodotta da Albert Barillé, il cui cartone più celebre in Italia credo che sia Siamo fatti così, realizzato alla fine degli anni Ottanta. Nel quale le varie cellule del corpo umano erano raffigurate come personaggi stereotipati in viaggio tra gli organi e alle prese con varie peripezie. C’erano i globuli rossi, un anziano, un bonaccione e una ragazza, c’erano i globuli bianchi raffigurati come poliziotti tutti uguali, i virus nasoni e infidi, i batteri grossi e rozzi, il vecchio dalla lunga barba nella centrale operativa, che mandava gli ordini tramite neuroni corridori a staffetta, schierando i linfociti, un ragazzo e una ragazza in velivoli carichi di anticorpi raffigurati come uno sciame di api.
Nelle inquadrature del mondo esterno, i personaggi avevano le stesse caratterizzazioni di quelli all’interno del corpo. E gli stessi li ritroviamo anche nelle altre serie animate dello stesso autore, tutte educative e con un titolo simile, che comincia con Il était une fois... seguito di volta in volta da una parola diversa (l’homme, la Vie, les découvreurs, ...)
Sono sette in tutto, realizzate tra il 1978 e il 2008. In Italiano, a parte la prima e l’ultima (C'era una volta... l'uomo e C’era una volta... la Terra), il titolo è stato adattato in vario modo.
Quella dedicata agli inventori è intitolata Grandi uomini per grandi idee, e una delle storie narrate è appunto quella di Gutenberg. Ovviamente l’accuratezza storica va un po’ a farsi benedire: nel momento in cui compare Peter Schoeffer con la faccia dell’infido virus che lavora per l’energumeno Fust, già sappiamo quale sarà il loro ruolo nella storia.
Comunque, Gutenberg ci viene presentato con le fattezze dell’onesto inventore mentre lavora come orafo insieme al suo amico Anton, il bonaccione.
Vedendo come vengono stampate le bibbie dei poveri con la tecnica della xilografia, Gutenberg inizia a pensare a come ottenere un risultato migliore.
Le impronte nel fango in una giornata di pioggia gli fanno venire in mente l’idea di sostituire il legno, che va scolpito pezzo per pezzo, con un altro materiale che possa assumere la forma giusta grazie ad uno stampo. Prova con il piombo, che si fonde facilmente, ma si rovina col tempo. Deve quindi studiare una lega per rendere il materiale più durevole.
Passando davanti ad un’osteria vede la pressa che serve per pigiare l’uva. L’oste gliela fa studiare, ma ne approfitta per vendere un bicchiere dopo l’altro a lui e all’amico bonaccione. Alla fine i due se ne vanno ubriachi fradici, ma con le conoscenze per realizzare una pressa da stampa.
Ogni miglioramento comporta una spesa, e finora il bonaccione si è fatto carico di tutto. Ma i soldi sono finiti e non si può andare avanti.
A questo punto bussa alla porta l’infido Schoeffer, che viene per conto del suo padrino Fust, e che convince Gutenberg a tornare a Magonza, sua città natale.
Qui Fust finanzia l’impresa di Gutenberg con apparente generosità, ma facendogli firmare un contratto truffa in cui è fissato un alto tasso di interesse. Quando la stampa delle copie della prima Bibbia da mettere in vendita è quasi completata, Fust arriva con degli ufficiali e si appropria di tutto.
Schoeffer per sfuggire all’ira dell’amico di Gutenberg rimane schiacciato in una pressa, e tutto si conclude con una risata. L’amico prova ad incoraggiare Gutenberg, dicendo che possono ricominciare da capo, ma ad entrambi viene da ridere quando si rendono conto che hanno solo pochi spiccioli a disposizione.
La puntata è organizzata come il racconto di un anziano ad un gruppo di bambini. I quali sono indignati per il fatto che questa storia si conclude in maniera ingiusta. Ma l’anziano afferma che questa non è una storia triste, perché il sogno di Gutenberg è diventato realtà, visto che oggi si stampano 10 miliardi di libri all’anno.
Prima di iniziare a raccontare la storia di Gutenberg, il narratore aveva raccontato la storia della scrittura, a grandi linee. Inizialmente i sumeri usavano la scrittura per stipulare contratti commerciali (e si vede uno scriba che con martello e scalpello faticosamente traccia le lettere su una tavola di pietra). Poi i cinesi realizzano lunghi libri usando canne di bambù legate assieme: erano ingombranti e pesanti (tanto da sfasciare il carro di uno studioso che voleva portarseli tutti in un suo viaggio).
Per risolvere questo problema, i cinesi inventano la carta, ispirandosi alle api che realizzano i loro alveari con un impasto a base vegetale (i soliti due personaggi cattivi si faranno pungere dalle api nel tentativo di rubare l’idea all’inventore onesto).
E sono sempre i cinesi ad inventare la stampa, grazie a Bi Sheng. Il quale viene raffigurato intento a spiegare a uno scettico connazionale il senso della sua invenzione. Inclusa la ruota coi caratteri incisi, che doveva servire come stampo per fabbricare i caratteri in argilla.
Schoeffer nel cartone animato non fa assolutamente nulla ed agisce fin dall’inizio su incarico del malvagio Fust Gli storici invece raccontano che fu il principale collaboratore di Gutenberg e lo aiutò a mettere a punto la sua invenzione.
È vero che Fust fece causa a Gutenberg prima che quest’ultimo avesse potuto vendere le bibbie a cui stava lavorando, ed è vero che Schoeffer testimoniò a favore di Fust, e dopo l’estromissione di Gutenberg ne divenne socio nonché genero, sposando sua figlia Christina.
Alcuni hanno anche ipotizzato che Schoeffer avesse ideato un metodo migliore rispetto a quello che voleva applicare Gutenberg, e per questo Fust abbia deciso di estromettere il socio e premiare lui.
La scena in cui i sumeri scolpiscono nella pietra con martello e scalpello è totalmente inventata: la scrittura a quell’epoca non era così faticosa, visto che bastava appoggiare un bastoncino sull’argilla morbida per lasciare l’impronta dei vari segni. L’argilla diventava solida solo in seguito alla cottura.
Un anacronismo è l’uso del rullo inchiostratore ai tempi di Gutenberg. A quell’epoca si usavano tamponi in cuoio. L’invenzione del rullo in caucciù è successiva di almeno quattro secoli (anche se sul web non si trovano facilmente date precise in proposito).
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