La stampa offset fino agli anni Novanta
Su Youtube si può vedere un documentario sulla storia della stampa realizzato nel 1992. Uno di quei filmati didattici con voce narrante fuori campo niente affatto attraente, musica classica di sottofondo che concilia il sonno, immagini amatoriali di repertorio, a volte fotografie al posto dei filmati, e varie ingenuità o strafalcioni.
Filmati del genere venivano venduti in videocassette Vhs, e propinati ai malcapitati studenti.
Il filmato è interessante come documento storico, perché mostra tecniche di stampa ormai superate.
Nelle immagini si vede sia la composizione a mano con i caratteri in metallo allineati nel compositoio, uno alla volta, sia quella “a caldo”, effettuata tramite linotype, una macchina in cui si allineavano le matrici digitando su una tastiera per poi realizzare col piombo fuso una riga di testo con le lettere in rilievo.
La stampa avveniva nelle macchine piano-cilindriche.
All’epoca però queste tecnologie erano già in fase di abbandono (anzi, le tipografie più avanzate le avevano dismesse da oltre un decennio). Esisteva già il desktop publishing e la stampa offset, anche se a livello rudimentale rispetto ad oggi.
In una scena si vede una donna che impagina un testo a computer: non una delle prime macchine dedicate, su cui si vedeva il testo e le istruzioni ma non l’effetto complessivo. Si usava un software come quelli moderni, che visualizza sul monitor il risultato finale. La stampa avveniva con una normale stampante da ufficio, senza bisogno di carte speciali o pellicole fotosensibili.
E fin qui niente di strano. Le fasi successive invece, per arrivare alla lastra offset, erano abbastanza laboriose e richiedevano attrezzature particolari.
Prima di tutto per passare la pagina su pellicola si doveva utilizzare una grossa macchina fotografica a soffietto fissata in maniera tale da puntare verso il basso, dove veniva disposto il foglio.
Il negativo doveva essere sviluppato a mano in una vasca. Da lì si otteneva l’immagine positiva (scritte in nero su pellicola trasparente), che serviva per impressionare una lastra di alluminio.
Anche in questo caso serviva un’apposita attrezzatura, e sviluppo e risciacquo della lastra andavano fatti a mano su un tavolo speciale, con spugna e tubo per l’acqua.
La lastra veniva poi montata a mano nella macchina da stampa.
Dopo la fase di stampa, anche la piegatura veniva fatta a mano, un foglio alla volta.
Da allora la tecnologia ha fatto passi avanti. Prima è stato possibile ottenere da computer la pellicola necessaria per impressionare la lastra, poi direttamente la lastra già pronta per essere montata nella rotativa.
Ora anche questa tecnologia è in fase di superamento, e si può spedire l’immagine dal computer alla macchina da stampa senza passaggi intermedi.
Nel filmato si accenna anche alle tecniche della calcografia e alla litografia.
Curioso il fatto che per parlare dell’inventore cinese della stampa, Bi Sheng, si utilizzi la foto di un simpatico anziano cinese che non ha nulla a che vedere con lo stampatore medievale.
Uno sfondone è invece l’avere scelto una foto della rivista americana Time, a colori, quando si parla della prima edizione del Times di Londra stampata con una macchina piano-cilindrica a vapore, in bianco e nero, nel 1814.
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