Osman Yusuf Kenadid e Shire Jama Ahmed
Dell’inventore dell’alfabeto osmanya circola solo una foto nella quale si vedono gli occhi e il naso. Capelli, bocca e tutto il resto sono coperti da un capo di abbigliamento tradizionale.
Osman Yusuf Kenadid è nato in Somalia alla fine dell’Ottocento, morendo poi all’inizio degli anni Settanta del Novecento.
Figlio di un sultano locale, scrisse vari libri sugli argomenti più disparati, tra cui filosofia e lingua somala.
Assecondando le spinte nazionaliste diffuse all’inizio del ventesimo secolo, che volevano una scrittura nazionale non ispirata a quella araba, Kenadid si diede da fare per inventare un alfabeto che fosse unico al mondo.
Studiò la fonetica della sua lingua e disegnò forme delle lettere originali.
Kenadid venne imprigionato dalle autorità italiane che all’epoca governavano la Somalia. La diffusione dell’alfabeto rimase bloccata per 25 anni.
Ricominciò dopo la guerra, per essere di nuovo bloccata con l’arrivo al potere nel 1972 di Mohamed Siad Barre, che stabilì che l’alfabeto latino modificato da Shire Jama Ahmed doveva essere il sistema di scrittura ufficiale della nazione.
Solo poche versioni di Wikipedia hanno una pagina dedicata all’alfabeto Osmania. Tra queste, quella in italiano, dove c’è una tabella con tutti i caratteri e la loro traslitterazione, e c’è una foto di una macchina da scrivere con tastiera osmanya.
Quasi nessuna invece ha dedicato una pagina all’inventore.
Oggi questa scrittura ha un uso “esclusivamente tradizionale, celebrativo, privato o accademico”, dice l’articolo.
Il suo blocco unicode è stato introdotto nel 2003.
Oltre alle lettere, anche le cifre numeriche hanno una loro forma caratteristica, che non somiglia alla versione araba, a parte lo 0.
Uno dei motivi che hanno spinto ad adottare l’alfabeto latino è stata anche la disponibilità di macchine e tastiere già predisposte con le lettere latine.
Shire Jama Ahmed è stato uno dei vari linguisti che hanno lavorato ad adattare l’alfabeto latino alla lingua somala.
È nato nel 1936 e morto alla fine del secolo. Di lui Wikipedia non riporta neanche la foto.
Fin da piccolo studiò il Corano, in arabo. Poi imparò anche inglese e italiano. Infine divenne convinto sostenitore dell’adozione dell’alfabeto latino per la lingua somala, quando in molti invece preferivano l’arabo che era stato usato per secoli prima dell’occupazione britannica e poi italiana.
Circolava anche il gioco di parole “latin, laa diin”, dove “laa” in arabo significa “no” e “diin” si riferisce alla religione. Come dire che chi sosteneva l’uso dell’alfabeto latino non era un vero musulmano.
Dopo avere scelto il suo alfabeto, il governo iniziò una campagna di alfabetizzazione nelle zone rurali, che rappresenta uno dei maggiori successi dell’amministrazione post-coloniale.
La scelta della commissione non era solo tra latino e osmanya, ma anche tra altre proposte, tra cui arabo e un alfabeto derivato dal Ge’ez in uso in Etiopia.
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