Il torchio di Leonardo

Qualche anno fa a Subiaco nell’ambito di una mostra su Leonardo da Vinci era stata esposta la riproduzione di un torchio da stampa messo a punto dal grande inventore. La tecnica tipografica era recentissima e lui stava cercando un sistema per automatizzarla. 

Il torchio realizzato da Gutenberg si basava su una vite in legno come quella che si usava per pigiare l’uva. Tirando verso di sé una leva, l’operatore esercitava una forza che la vite convertiva in spinta verso il basso. I caratteri mobili venivano quindi appoggiati in orizzontale su un piano scorrevole che doveva essere messo al di sotto di un altro piano collegato alla vite. Siccome tra una stampa e l’altra bisognava togliere il foglio stampato, inchiostrare i caratteri e appoggiare un foglio bianco, questo piano doveva essere spinto in avanti e indietro ogni volta.

L’invenzione di Leonardo prevedeva di collegare tramite due ruote dentate e una corda la vite del torchio al piano portaforma. Dopo avere inchiostrato e disposto il nuovo foglio, il tipografo avrebbe dovuto semplicemente tirare la leva, la quale avrebbe non soltanto fatto scendere il piano di pressione, ma anche girato le ruote e quindi tirato la corda che avrebbe fatto scorrere il piano portaforma fino alla sua posizione corretta in fase di stampa. Dopodiché, in assenza di molle, il sistema usato in questa e altre riproduzioni per far tornare tutto allo stato iniziale si basava su un peso, ad esempio una pietra, legata ad una corda che partiva dall’altro lato del piano portaforma, passando su una puleggia per restare allineata. 

 

La riproduzione del torchio di Leonardo che è stata esposta a Subiaco alcuni anni fa. Si nota la leva orizzontale collegata tramite il palo centrale alle ruote in alto, che tramite un altro palo tirano una corda legata al piano portaforma. Un'altra corda è collegata ad una pietra che fa da contrappeso. Tirando la leva verso di sé il tipografo (che doveva trovarsi dall'altro lato rispetto a quello da cui è stata scattata la foto) avrebbe spinto in automatico il piano coi caratteri verso destra rispetto a questa inquadratura. Lasciando la leva, la pietra lo avrebbe riportato in questa posizione.

 

Lo stesso torchio, da un'altra angolazione
 



Dettaglio degli ingranaggi che si trovano in alto


Dettaglio della puleggia su cui scorre la corda collegata alla pietra che riporta il piano coi caratteri in rilievo nella sua posizione iniziale. In questa riproduzione la corda passa attraverso un anello metallico. Nei disegni originali non c'è questa parte del meccanismo.



Questa invece è una riproduzione di un vero torchio tipografico come quelli che si usavano ai tempi di Gutenberg. Non ci sono ingranaggi. Il tipografo prima deve spingere il piano orizzontale verso sinistra e poi deve tirare la leva per esercitare la pressione. I due strumenti col manico appoggiati sul piano erano i tamponi che servivano per inchiostrare le lettere. All'epoca di Gutenberg i torchi venivano costruiti interamente in legno. Il meccanismo di base rimase invariato per quattro secoli, fino all'Ottocento, ma cambiarono i materiali. I torchi ottocenteschi erano in metallo, erano più precisi e resistenti e avevano una serie di accorgimenti per facilitare lo scorrimento del carrello orizzontale (per esempio una manovella per spostarlo tramite una cremagliera).

 

Probabilmente il torchio di Leonardo non è mai entrato in funzione. A occhio e croce direi che i motivi potrebbero essere due. Il primo è che il tipografo avrebbe dovuto esercitare sulla leva non soltanto la forza necessaria a premere il foglio sui caratteri, ma anche quella che serviva per sollevare la pietra, e quindi avrebbe fatto più fatica. Il secondo è che la forma coi caratteri dovrebbe rimanere ferma mentre riceve la pressione da parte della platina, mentre qui, essendo collegata alle funi che la spostavano in orizzontale, si sarebbe spostata compromettendo il risultato della stampa.

Sono state create varie riproduzioni di questo torchio, alcune in grandezza naturale altre soltanto in modelli in scala.

Leonardo fece alcuni schizzi di questa macchina nel codice atlantico, anche se in effetti ciò che si vede è abbastanza diverso rispetto alle riproduzioni che ne sono state realizzate. In particolare non si vede la pietra che fa da contrappeso. Forse Leonardo contava di riportare il carrello in posizione iniziale sfruttando soltanto un piano inclinato. La ricostruzione degli ingranaggi in alto invece è abbastanza fedele.

Accanto al disegno c’è anche una scritta, ma per me è indecifrabile. Leonardo scriveva da destra a sinistra per rendere illeggibili i suoi appunti, ma anche ribaltando l’immagine a computer si riescono a riconoscere molte lettere ma sfugge il significato di ciò che c’è scritto.

Su Youtube qualcuno ha caricato una semplice animazione 3d di questo torchio in funzione, davanti agli schizzi originali, con dicitura in sovrimpressione Anthelios Edizioni. Il filmato, di 20 secondi, ha totalizzato oltre 1.500 visualizzazioni a partire dal 2013, ma non spiega di cosa si tratta neanche nel titolo, e comunque non ha ricevuto commenti.

Commenti

Post più popolari