Il torchio di Leonardo
Qualche anno fa a Subiaco nell’ambito
di una mostra su Leonardo da Vinci era stata esposta la riproduzione di un
torchio da stampa messo a punto dal grande inventore. La tecnica
tipografica era recentissima e lui stava cercando un
sistema per automatizzarla.
Il torchio realizzato da Gutenberg si basava su una vite in legno come quella che si usava per pigiare l’uva. Tirando verso di sé una leva, l’operatore esercitava una forza che la vite convertiva in spinta verso il basso. I caratteri mobili venivano quindi appoggiati in orizzontale su un piano scorrevole che doveva essere messo al di sotto di un altro piano collegato alla vite. Siccome tra una stampa e l’altra bisognava togliere il foglio stampato, inchiostrare i caratteri e appoggiare un foglio bianco, questo piano doveva essere spinto in avanti e indietro ogni volta.
L’invenzione di Leonardo prevedeva di collegare tramite due ruote dentate e una corda la vite del torchio al piano portaforma. Dopo avere inchiostrato e disposto il nuovo foglio, il tipografo avrebbe dovuto semplicemente tirare la leva, la quale avrebbe non soltanto fatto scendere il piano di pressione, ma anche girato le ruote e quindi tirato la corda che avrebbe fatto scorrere il piano portaforma fino alla sua posizione corretta in fase di stampa. Dopodiché, in assenza di molle, il sistema usato in questa e altre riproduzioni per far tornare tutto allo stato iniziale si basava su un peso, ad esempio una pietra, legata ad una corda che partiva dall’altro lato del piano portaforma, passando su una puleggia per restare allineata.
Lo stesso torchio, da un'altra angolazione |
Probabilmente il torchio di Leonardo non è mai entrato in funzione. A occhio e croce direi che i motivi potrebbero essere due. Il primo è che il tipografo avrebbe dovuto esercitare sulla leva non soltanto la forza necessaria a premere il foglio sui caratteri, ma anche quella che serviva per sollevare la pietra, e quindi avrebbe fatto più fatica. Il secondo è che la forma coi caratteri dovrebbe rimanere ferma mentre riceve la pressione da parte della platina, mentre qui, essendo collegata alle funi che la spostavano in orizzontale, si sarebbe spostata compromettendo il risultato della stampa.
Sono state create varie riproduzioni di questo torchio, alcune in grandezza naturale altre soltanto in modelli in scala.
Leonardo fece alcuni schizzi di questa macchina nel codice atlantico, anche se in effetti ciò che si vede è abbastanza diverso rispetto alle riproduzioni che ne sono state realizzate. In particolare non si vede la pietra che fa da contrappeso. Forse Leonardo contava di riportare il carrello in posizione iniziale sfruttando soltanto un piano inclinato. La ricostruzione degli ingranaggi in alto invece è abbastanza fedele.
Accanto al disegno c’è anche una scritta, ma per me è indecifrabile. Leonardo scriveva da destra a sinistra per rendere illeggibili i suoi appunti, ma anche ribaltando l’immagine a computer si riescono a riconoscere molte lettere ma sfugge il significato di ciò che c’è scritto.
Su Youtube qualcuno ha caricato una semplice animazione 3d di questo torchio in funzione, davanti agli schizzi originali, con dicitura in sovrimpressione Anthelios Edizioni. Il filmato, di 20 secondi, ha totalizzato oltre 1.500 visualizzazioni a partire dal 2013, ma non spiega di cosa si tratta neanche nel titolo, e comunque non ha ricevuto commenti.
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