Alfabeto celestiale

Il sito Archangels And Angels nota che negli antichi libri di magia venivano usati alfabeti strani. “Lavorare su molte di queste scritture richiede cura aggiuntiva e concentrazione, che significa aggiungere forza magica ai rituali e alle invocazioni”, dice il sito. Nelle antiche religioni venivano anche usate lingue diverse rispetto a quella di tutti i giorni. Lingue che evidentemente dovevano essere comprensibili agli arcangeli.

Comunque, il sito fornisce quattro esempi di questi alfabeti misteriosi: quello tebano, quello angelico o celestiale, quello dei Magi e quello di Enoch.

Del primo e del terzo viene fornita una tabella di corrispondenza con le lettere latine. Dell’ultimo vengono forniti anche i nomi delle lettere. Nella scrittura celestiale o angelica la corrispondenza non è con le lettere latine, ma con quelle ebraiche. Vengono forniti quindi i nomi delle lettere ebraiche.

Nella scrittura celestiale la forma delle lettere è abbastanza intuitiva, per chi conosce l’ebraico: la aleph ad esempio si costruisce con un tratto obliquo in discesa da cui si diramano due tratti in direzioni opposte, ruotati di novanta gradi.

La singolarità di questa scrittura deriva dal fatto che ogni lettera è costituita da semplici segni sottili a spessore costante, rettilinei o curvi, alle cui estremità compaiono dei cerchietti. 

Questo alfabeto è stato messo a punto da un tale Heinrich Cornelius Agrippa durante il sedicesimo secolo.

La pagina di Wikipedia che lo riguarda contiene un lunghissimo articolo sulla sua vita, le opere e il pensiero. Erano tempi pericolosi, di persecuzioni e caccia alle streghe e agli eretici, era più che normale che qualcuno cercasse di nascondere in qualche modo delle idee che avrebbero potuto creargli noie con le autorità. 

Sul blog La Stella A Otto Punte c’è un articolo molto dettagliato sull’argomento, che mostra anche il frontespizio di un’edizione cinquecentesca di una delle opere di Agrippa, il De Occulta Philosophia. Caratteri romani, tutti maiuscoli o con minuscole, o italici. Ritratto dell’autore a centro pagina. Stranezza tipografica, secondo i nostri criteri: andare a capo a metà del nome. Il libro si apre con la scritta Henrici Cornelii Agrippae ab Nettesheym eccetera eccetera, e ogni riga ha i caratteri in dimensione più piccola rispetto alla precedente. Così, visto che nella prima riga ci entrava solo “Henrici Cor”, viene aggiunto un trattino e si va a capo riducendo la dimensione. Assurdo.

Comunque il sito mostra un’illustrazione dei quattro re dell’inferno tratta dal Grimorio Di San Cipriano, dove era stata aggiunta una didascalia in caratteri misteriosi, quelli del Transitus Fluvii, spiegati proprio nell’opera di Agrippa.

A complicare la decifrazione, c’è il fatto che come nell’ebraico le lettere vanno lette da destra a sinistra.

Un’altra opera interessante è la Poligraphia di Trithemius. Quest’ultimo era il maestro di Agrippa. Anche qui vediamo un bel frontespizio d’epoca, e anche qui vediamo che il nome dell’autore viene sillabato a seconda delle esigenze. Ma la cosa che colpisce è la complicatissima decorazione incisa tutt’attorno alle parole. Il libro è in francese, edito a Parigi.

Il sito fornisce varie tabelle che mettono in relazione le lettere ebraiche, quelle latine e quelle di cinque alfabeti misteriosi, tra cui anche quello celestiale.

Solo alcuni dei glifi del Transitus Fluvii contengono cerchietti alle estremità come quello celestiale. Un altro alfabeto invece contiene cerchietti a tutte le estremità: l’alfabeto del Malakhim.

In un’altra tabella vengono inserite anche le rune, che sono lettere usate nel nord Europa di cui è risaputo l’uso in rituali magici e divinatori.

Sicuramente si trovano sul web font ispirati a questi alfabeti. Ovviamente tutto l’effetto collegato con la concentrazione dello scrivente va a farsi benedire. Nel senso che quando si scrive a mano bisogna continuamente guardare la tabella di corrispondenza, e lo stesso quando si decifra. Usare un font invece potrebbe significare scrivere normalmente con la tastiera, per cui da questo punto di vista non ci sono benefici. Idem per decifrare: un qualsiasi testo scritto a computer può essere facilmente convertito in un altro font, vista anche la corrispondenza pressoché diretta tra le lettere magiche e quelle latine. Una crittografia per sostituzione, facile da decifrare nei testi lunghi, ma soprattutto pressoché inesistente se ad ogni lettera di forma strana è associato il valore della lettera latina corrispondente.

Su Font Space il primo alfabeto strano che mi capita davanti è l’Enochian Flip, di Digital Type Foundry, ispirato come dice il nome alla scrittura enochiana, ma capovolta, per essere usato nel lato superiore della Tavola Santa.

Le lettere sono più ordinate e forse anche più goffe di quelle che compaiono nella tabella vista in precedenza. Non sempre però la forma coincide. Ad esempio la C nel font è ottenuta come se fosse un numero 13 capovolto, con due segni separati, mentre nella versione antica i due segni sono uniti, e l’1 è più grande del 3.

Nell’enochiano questo segno si usa sia per la C dolce che per quella dura, e quindi anche per la K. In altre scritture ai due suoni corrispondono due segni diversi. Come pure ci può essere o non essere differenza tra G dura e G dolce, e quindi anche J. Nell’enochiano la J è uguale alla G

La stessa fonderia fornisce anche un altro font in cui le lettere sono nella posizione corretta, non capovolta. 

In un altro font ancora viene proposta la scrittura angelica, con le lettere messe al posto di quelle dell’alfabeto latino. 

Gli alfabeti magici possono essere di ispirazione anche per progetti derivati. L’Anglo Celestial di Pixel Sagas, scaricabile da Dafont, contiene le lettere latine (anziché quelle ebraiche) disegnate come nell’alfabeto celestiale. Il principio è  lo stesso: linee sottili a spessore costante, e cerchietti alle estremità.

Le scritte quindi sono leggibili a chiunque, e possono evocare l’idea delle scritture magiche solo a chi conosce la versione originale.

A me ricorda più che altro la circuiteria elettronica.

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