Fredrick Brennan. Numeri cistercensi

Quando due anni fa è uscito il nuovo font di Twitter, il sito Slate ha pubblicato un’intervista molto dettagliata a Fredrick Brennan per spiegare cosa andava bene e cosa non andava.

Brennan veniva presentato come fondatore e in seguito antagonista del sito 8chan, e come disegnatore di font open source. 

Wikipedia in inglese ha un lungo articolo che lo riguarda. Nato con una malattia ossea, fin da piccolo ha iniziato a usare il computer e a programmare.

I paragrafi sono dedicati alla vita personale, all’uso del computer, al periodo di 8chan, al periodo dopo 8chan e alla sua opposizione a QAnon.

Infine, l’ultimo paragrafo riguarda il disegno di font. Si parla di un typewriter con molte variazioni per simulare le irregolarità di una vera macchina da scrivere; del Chomsky, che abbiamo già incontrato altrove, una sorta di Old English ispirato alla testata del New York Times. Si parla anche del suo lavoro per FontForge, font editor libero e gratuito. 

Devroye ha intitolato la pagina che lo riguarda Copypaste, dal nickname che Brennan usava in passato.

Il sito mostra vari specimen dei suoi lavori, ben pochi a dire la verità.

Il più curioso è il Cistercian, che serve per visualizzare i numeri secondo il sistema cistercense di notazione numerica, usato nel medioevo e di cui sento parlare ora per la prima volta.

Wikipedia spiega che con questo sistema si potevano codificare i numeri da 1 a 9999 in un unico simbolo.

C’è una riga verticale con due estremità. Su ogni estremità possono essere aggiunti dei segni sul lato destro o sul lato sinistro. In totale quindi ci sono quattro quadranti, uno per le unità, uno per le decine, uno per le centinaia, uno per le migliaia.

Ogni cifra è ottenuta con una combinazione di linee orizzontali, verticali o diagonali che ricalcano un quadrato. 

Ad esempio il numero 9 è ottenuto con un quadrato completo, nell’8 manca il lato più lontano dal centro, nel 7 manca il lato più vicino, nel 6 mancano entrambi (c’è solo un lato verticale parallelo all’asta principale). Il 3, 4 e 5 fanno uso di una delle diagonali e nell’ultimo caso del lato più lontano dal centro. Nell’1 e nel 2 troviamo l’aggiunta rispettivamente del lato più lontano e più vicino.

Il sistema è relativamente semplice, ma il fatto che un solo simbolo possa contenere quattro informazioni diverse richiede un po’ di tempo per essere accettato. Per decifrare questi numeri bisogna fare un po’ di pratica, sia per imparare il significato delle componenti di base sia per ricordare l’ordine di lettura (da sinistra a destra e dal basso in alto per ogni simbolo, visto che le migliaia stanno nel quadrante inferiore sinistro e le unità in quello superiore destro).

Nella versione in inglese di Wikipedia c’è anche la scannerizzazione di un documento del tredicesimo secolo con un elenco di numeri scritti con questo sistema, e la loro traduzionee in forma leggibile nella didascalia. Le forme erano ruotate di 90 gradi in senso antiorario per poter stare su una sola riga. Il tratto principale era orizzontale anziché verticale. All’estremità sinistra troviamo le unità e le decine. La forma di ogni cifra non è quella che è stata poi digitalizzata. Alcune cifre venivano rese con uno o due puntini.

Il numero zero mancava completamente. Del resto questo sistema non si usava per eseguire calcoli.

Il sistema comparirebbe solo in una ventina di manoscritti sopravvissuti, qualcuno anche italiano. 

Il font messo a punto da Brennan è molto scarno. Contiene solo una quarantina di glifi, ossia il tratto verticale e le componenti di base che possono essere aggiunte nei quattro quadranti. (9 per 4, più l’asta verticale, lo spazio e il tofu).

E non contiene nessun tipo di automatismo. Cioè non basta digitare per veder comparire le cifre, ma ognuna andrebbe costruita manualmente, scegliendo le forme giuste dalla tabella dei caratteri speciali.

Un limite del sistema cistercense è che non è possibile annotare in maniera univoca i numeri da 10.000 in su, anche se nel corso del tempo qualcuno ha ideato qualche soluzione al problema, che non è stata seguita da nessuno.

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