Strani segni colorati sui quotidiani
Nelle stampanti casalinghe basta un solo passaggio per stampare un documento a colori. In effetti non si tratta di impressione, ma di disegno, in un certo senso. Una puntina di qualche tipo traccia una serie di linee orizzontali decidendo di volta in volta quale colore deve finire sul foglio.
All’epoca di Gutenberg invece c’erano dei caratteri in rilievo che dovevano essere inchiostrati. L’inchiostro passava poi sul foglio mediante la pressione.
Sarebbe possibile, in teoria, inchiostrare con colori diversi le varie parti della pagina (il titolo in rosso e il testo in nero, ad esempio), ma si tratta di un’operazione laboriosa. Impossibile in quelle macchine automatiche nelle quali l’inchiostratura è fatta mediante rulli. E in ogni caso permetterebbe solo di stampare colori puri, non certo di realizzare tutte le sfumature necessarie per ottenere una foto a colori.
La soluzione che è stata inventata si basa sullo scomporre un’immagine a colori nelle sue componenti di base, usando particolari tecniche fotografiche. I colori fondamentali sono quattro, ossia ciano, magenta, giallo e nero, gli stessi che abbiamo nelle nostre stampanti. Da una foto unica vengono derivati quattro cliché, uno per ogni colore.
A questo punto l’operazione di stampa va ripetuta quattro volte, ossia una per ciascuno degli inchiostri da usare.
Una piccola tipografia può usare quattro volte la stessa macchina. Carica un inchiostro e stampa tutte le copie necessarie. Pulisce i rulli, carica il secondo inchiostro ed esegue la seconda stampa esattamente al disopra della prima. E così via, per quattro volte (su ciascuna facciata).
Nei grossi stabilimenti di stampa, ad esempio quelli da cui escono i quotidiani, invece vengono assemblate delle macchine in cui le quattro componenti vengono messe una di seguito all’altra. Il foglio le attraversa successivamente. Prima vengono stampate tutte le parti magenta, poniamo, poi tutte quelle blu, poi tutte quelle gialle, infine tutte le parti nere, inclusi i testi. Infine la pagina esce fuori completa dall’altro lato.
Questo sistema è stato messo a punto ai tempi della stampa in rilievo, ma è lo stesso ancora oggi che si usano tecniche planografiche (stampa offset).
Come è facile immaginare, le stampe successive devono essere effettuate esattamente una sull’altra. Sfasarle di uno o due millimetri porterebbe a un risultato inguardabile, il lettore avrebbe l’impressione di non riuscire a mettere a fuoco le immagini, che sembrerebbero sfocate e sdoppiate.
Per quanto si possano realizzare e montare con precisione le varie lastre, le prime copie che vengono fuori sono per forza di cose imprecise. Bisogna registrare il tutto, ossia fare delle regolazioni ultra-precise. Tradizionalmente ci pensa un operatore: un tempo bisognava girare delle rotelline con un cacciavite, più di recente si devono premere pulsanti su una plancia o su un display, nelle macchine più moderne c’è un sensore che vede il risultato e capisce in che direzione bisogna correggere l’allineamento e di quanto.
Ma come si fa a capire di preciso quale è l’allineamento di riferimento?
Su ognuna delle lastre sono presenti dei segni particolari, che devono allinearsi con quelli delle altre lastre. Ogni segno è di un colore diverso. Si prende la pagina completa, si vede in che posizione si trovano questi segni e quale è il colore non allineato, in che direzione, e di quanto.
Nei prodotti di pregio questi segni
vengono realizzati su un margine che deve essere tagliato via prima
di distribuire il prodotto finito. Sui quotidiani invece questi segni
vengono realizzati su ogni pagina, e possono essere visti dal grande
pubblico, anche se non sa cosa significano.
Sul Fatto Quotidiano di ieri i simboli erano questi: due trattini per ognuno dei quattro colori di base. Dovrebbero disporsi a cerchio. Se collidono significa che qualcosa non va e bisogna correggere.
I segni che compaiono su ogni foglio del Fatto Quotidiano, nel margine superiore di una delle pagine. |
Su una delle due facciate il giallo e nero sono in basso, ciano e magenta in alto, sull’altra è il contrario.
Nell’immagine precedente ho messo a confronto varie pagine. L’allineamento non è mai identico. Nella pagina che è finita in basso vediamo che l’allineamento tra ciano e magenta non è proprio l’ideale.
Vediamo una delle foto di quella stessa pagina e in effetti i contorni della scritta bianca che compare davanti allo sfondo blu sono un po’ imprecisi, presentano delle sfumature che non dovrebbero esserci.
Il magenta e il ciano sono un po' disallineati tra di loro. Questa scritta dovrebbe essere semplicemente bianca su fondo blu, ma i contorni appaiono sdoppiati. |
Visto a distanza comunque il risultato è accettabile. Nella stampa dei giornali non si cerca la perfezione assoluta: se per sistemare a puntino tutte le pagine il giornale arriva nelle edicole una o due ore dopo il passaggio degli acquirenti, le copie restano invendute. Quindi si cerca di ottenere il risultato migliore nell’ambito delle scadenze che sono state fissate.
In quest’altra foto invece vediamo i
segni che comparivano alcuni anni fa su Repubblica.
Il sistema era molto più ingombrante, e consumava più inchiostro. Oggi è stato sostituito dallo stesso che vediamo sulle pagine del Fatto.
Mentre sul Fatto i trattini si trovano nel margine bianco superiore della pagina, qui la fascia coi vari colori veniva messa in verticale al centro, in basso, ossia laddove il foglio viene piegato. Si trovava a metà tra una pagina e l’altra, e quindi non interferiva con la lettura.
Vediamo i quattro colori prima a formare una griglia di puntini, secondo gli orientamenti di ciascuno, poi in versione pura a riempire completamente il quadratino, infine a formare quattro tonalità di grigio (ogni sfumatura deriva dall’intersezione delle griglie dei vari colori, orientate in maniera diversa).
Infine veniva stampato un mirino con ciascuno dei colori. Quando la stampa è perfetta, la crocetta e il cerchietto non risultano sdoppiati. Quando c’è qualche problema, come in questo caso, vediamo che le stampe sovrapposte non corrispondono, e si vede anche quale colore non quadra (nella pagina a destra vediamo che il giallo è fuori posto.
Il diametro del cerchio è di quattro millimetri. Quindi quello che, visto all’ingrandimento, sembra un problema grosso in realtà è qualcosa che appena si nota. In questo caso sarà meno di un quarto di millimetro. Le foto che compaiono nella pagina sono di qualità accettabile praticamente per tutti i lettori.
Le pagine dei quotidiani non passano tutte attraverso la stessa macchina. Le varie componenti di solito vengono disposte a torre, una sull’altra, e mentre una torre stampa un gruppo di pagine altre torri stampano il secondo, poi il terzo, eccetera a seconda delle esigenze.
Le lunghe strisce di carta continua confluiscono poi in alto, dove in automatico vengono tagliate a seconda delle pagine, fascicolate, e sottoposte a piega due volte per ottenere il giornale che verrà poi smistato e mandato nelle edicole.
Tutto ciò tra qualche anno sarà fantascienza, o meglio archeologia. Le nuove generazioni non sono abituate a comprare copie cartacee dei giornali. Le notizie arrivano su smartphone, pc, tablet. Anche le edizioni a pagamento dei giornali sono disponibili in digitale, senza contare il fatto che se esiste un filmato che documenta la notizia il lettore si aspetta di vederlo. Si riducono le differenze tra la ex carta stampata e la ex tv. Sul sito di un quotidiano si vogliono vedere i filmati e sul sito della televisione si vogliono leggere gli articoli.
Comunque queste tecnologie non sono
ancora scomparse e c’è gente che ci lavora tutti i giorni. Non solo continuano a uscire pubblicazioni in formato cartaceo, ma ci sono dei settori in cui l’esistenza di dispositivi digitali non ha influito. Basti pensare al packaging (le scatole dei prodotti che vediamo al supermercato) o alla pubblicità (cartelloni, manifesti, striscioni...).
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