In Times New Roman...

È uscito da poco il nuovo album dei Queens Of The Stone Age. Si intitola “In Times New Roman...”.

Ovviamente il titolo evoca un immaginario tipografico anche nei non addetti ai lavori: il Times New Roman è stato per anni il font di default nei programmi di videoscrittura, “il font che si usa quando non si sa che forma dare alle proprie lettere”, scrive il sito SentireAscoltare. “Nome bivalente, perché oltre al glorioso font richiama le glorie dell’Impero romano, tanto che la promozione della nuova fatica firmata QOTSA è stata affidata a una serie di trailer a tema antica Roma appunto, contenenti frammenti dei nuovi brani: accenni all’uccisione di Cesare, una fastosa e lussuriosa cena luculliana dal tono inquietante e un’ancella che gioca con un mappamondo in fiamme”. 

“Ci si aspetterebbe da un album intitolato In Times New Roman l’uso dello stesso font che tutti noi abbiamo usato per scrivere le nostre ricerche di prima media, ma non è questo il caso”, dice il sito Monster Riff, in inglese, mostrando la copertina dove le parole sono scritte in un corsivo calligrafico, rosso con riflessi bianchi, sulla schiena di un giubbotto di pelle, mentre il nome della band è scritto in alto, in grigio, caratteri sans serif con molto spazio tra una lettera e l’altra.

Segue battutina penosa sulla possibile presenza nelle grafiche dell’album di “classici caratteri degli album rock/metal: Comic Sans, Papyrus e Arial. “Tengo le dita incrociate per il Wingdings”, scrive l’autore dell’articolo.

Il sans usato in copertina in effetti non è un banale Arial: vediamo che la coda della Q si estende parecchio all’interno della lettera, la U è molto stretta, la S ha l’ansa superiore più piccola di quella inferiore. E la G rimane abbastanza aperta.

Diverso è il discorso per i trailer dove, nella schermata finale, le iniziali della band sono scritte in grande in rosso su fondo nero usando l’Helvetica Bold, mentre il nome dell’album è veramente Times New Roman, ma all-caps grassetto corsivo, che non è quello che mi aspettavo inizialmente, bianco su fondo nero.

Segue la data scritta prima in caratteri sans, all’americana (mese in lettere, giorno e anno), poi in caratteri serif e lettere romane, nello stesso ordine, mese-giorno-anno, con le varie parti separate da un punto (VI.XVI.MMXXIII).

Anche a me il Times New Roman ha fatto venire sempre in mente l’impero romano, anche se si tratta di un lavoro più recente: è stato disegnato solo nel 1931 dall’inglese Stanley Morison, che doveva mettere a punto un nuovo carattere per impaginare gli articoli del giornale londinese Times. La parola roman stava ad indicare che era un carattere con grazie tradizionali, mentre il termine new indicava che avrebbe preso il posto dello stile usato fino a quel momento.

In linea di massima comunque la conformazione delle lettere è la stessa di quelle che nell’antica Roma venivano incise nelle iscrizioni sui monumenti, ma solo per quanto riguarda le maiuscole. Gli antichi romani non usavano le minuscole, che vennero messe a punto gradualmente solo dopo la caduta dell’impero. Nel medioevo assunsero la forma blackletter fino a quando gli umanisti nel rinascimento non riscoprirono gli antichi manoscritti carolingi (realizzati alla corte di Carlo Magno) e si ispirarono a quelli per il proprio stile di scrittura. Che alla fine del Quattrocento venne riproposto nei caratteri a stampa dai primi tipografi arrivati dalla Germania.

Ovviamente queste considerazioni generiche valgono tanto per il Times che per il Garamond o il Bodoni, o il Century o il Baskerville. Tra l’uno e l’altro ci sono differenze più sottili ma determinanti nella scelta. In particolare i dettagli del Times New Roman vennero disegnati tenendo conto di esigenze che riguardavano sia la leggibilità sulla base delle tecniche in uso all’epoca (si stampava su carta di bassa qualità usando caratteri metallici in rilievo composti a macchina), sia dello spazio richiesto (bisognava stipare nella pagina il maggior numero possibile di parole per riga e di righe per pagina). Oggi che le esigenze sono cambiate anche il quotidiano Times di Londra si è adeguato, passando al Times Digital, un carattere ottimizzato anche per la visualizzazione su schermi e display di vario genere.

Comunque il Times New Roman continua ad essere installato di default nei principali sistemi operativi ed è considerato una scelta senza controindicazioni per compilare tutti quei documenti che non richiedono particolari accorgimenti nell’impaginazione (una ricerca scolastica, una denuncia ai carabinieri, un capitolato d’appalto, un contratto...). 

 

Qui ho messo a confronto le lettere del Times New Roman e quelle del Trajan Pro. Il primo evoca oggi il ricordo dell'antica Roma, ma è stato messo a punto solo nel 1931. Il secondo è modellato sulle lettere che si vedono ancora oggi sulla Colonna Traiana a Roma. La forma base delle lettere è la stessa, come pure la posizione delle grazie e la differenza tra tratti spessi e tratti sottili (V e M non sono simmetriche). Le differenze stanno nei dettagli (la coda della Q, le grazie sulla C, i fianchi della M...), nelle proporzioni (lettere EFB molto strette, O larga) e soprattutto nello spessore dei tratti, che determina la maggiore o minore leggibilità di un testo in piccole dimensioni.


Nell'immagine precedente il Times era in corpo 12 e il Trajan in corpo 10,5. Qui invece entrambi sono in corpo 12. Il secondo è molto più ingombrante del primo. Sui giornali degli anni Trenta bisognava far entrare il maggior numero di articoli possibile nelle poche pagine cartacee a disposizione, mantenendo il testo leggibile. Nella scelta del font si teneva conto anche dello spazio occupato dalle lettere. Ovviamente in questo caso non c'è confronto possibile: il Trajan non contiene anche le minuscole, quindi sicuramente non è adatto a impaginare gli articoli di giornale.

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