Divenire

L’anno scorso è stato pubblicato il libro No sleep till Shengal, del fumettista Zerocalcare. Le scritte nei balloon sono realizzate a mano con una calligrafia disordinata che contrasta con quello che si vede su molti fumetti periodici, dove ormai si preferisce usare dei font. Ovviamente il colophon e la postfazione sono scritti utilizzando caratteri tipografici. Senza grazie, con una f corsiva serpeggiante, con tratto discendente, non scontata visto che molti sans serif non hanno una versione italica ma semplicemente obliqua (l’Arial, ad esempio, ma non il Calibri).

In questo caso non c’è nessun bisogno di ricorrere a questionari online o a siti per il riconoscimento automatico, perché il font utilizzato e la fonderia che lo ha prodotto sono dichiarati nelle stesse pagine del volume: Divenire (C-A-S-T).

Il nome del font mi suona nuovo, anche se risulta disegnato tra 2014 e 2017, ma non è nuovo il nome della fonderia, e soprattutto del disegnatore, che è l’italiano Luciano Perondi, uno dei principali punti di riferimento nel settore, professore nonché autore dei caratteri usati sul Sole 24 Ore.

Identifont segnala tra i caratteri simili Dic Sans (stesso autore), FF Yoga Sans, Axia, Quire Sans, FF Clan News, Klavika (un tempo usato per alcune grafiche del Tg1), Gordian, Dtl Documenta Sans e Infini.

Quest’ultimo accostamento mi lascia un po’ perplesso, per via delle aste un po’ scampanate.

La forma della c mi ricorda qualcosa di già visto su Google, ma non riesco a collegare. Do una rapida occhiata alla lista: ecco, Titillium Web, firmato Accademia di Belle Arti di Urbino. Un progetto disegnato e curato, indovinate un po’, proprio da Perondi.

Il Divenire si può acquistare dal sito di Cast e da My Fonts.

La g è a doppio occhiello. La j, che compare spesso nei nomi delle località citate, ha la parte inferiore che devia leggermente a sinistra rispetto all’asse verticale, restando quasi rettilinea.

Le pagine con l’elenco delle altre opere di Zerocalcare sono impaginate con un altro sans serif, in cui la parte inferiore della j fa una curva di circa 90 gradi e l’asta della a curva in basso verso destra. E in quarta di copertina si vede anche una M coi fianchi divergenti.

Per quanto riguarda il sito dell’editore, BaoPublishing, si è preferito invece usare i font di sistema: la dicitura nel codice dice semplicemente “Arial, sans-serif”.

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