Esiste il dominio .wtf. Fredrick Brennan ce l’ha. TT2020

Tra i domini che sono stati previsti negli ultimi anni per chi vuole aprire un sito web ce n’è anche uno stranissimo: .wtf.

Queste sono le iniziali di una imprecazione in lingua inglese, “what the f*ck”, che equivale pressappoco a “Ma che ca**o”, come spiegava due anni fa il blog Keliweb.

Questo suffisso è dedicato a coloro che vogliono puntare su qualcosa “che sorprende, che lascia a bocca aperta, che rompe gli schemi e si impone per la sua originalità”. E che è anche un po’ fuori dalle righe.

In ambito tipografico questa sigla non è poi così estranea. My Fonts ha un servizio che si chiama What The Font, facendo indirettamente il verso a questa esclamazione, che permette di identificare i font sconosciuti tramite un algoritmo che analizza le foto oppure tramite un forum.

Finora non mi era mai capitato di trovare qualcuno che fosse abbastanza matto da usare un dominio del genere, ma uno c’è: Fredrick Brennan, type designer che ha caricato sul suo sito vari lavori interessanti. L’indirizzo è copypaste.wtf.

Tra i font di questo autore troviamo: l’Frb American Cursive, calligrafico a lettere unite, adatto per insegnare ai bambini a scrivere, in vari pesi e versioni; Tt2020, che simula la scrittura con una macchina da scrivere, con tanto di variazioni tra una lettera e l’altra; il Chomsky, una specie di Old English in realtà ispirato alla testata del New York Times; il Kjv 1611, blackletter ispirato alla Bibbia di Re Giacomo del 1611; e il Quaerite Regnum Dei, ricalcato sulle lettere di un antico messale.

Inoltre ci sono vari font per scritture straniere: Noto Sans Tagalog, in versione serif e sans; Frb Taiwanese Kana, impaginabile anche in verticale; e Desalph, per l’alfabeto deseret.

Quest’ultimo è un alfabeto fonetico inventato a metà diciannovesimo secolo all’università di Deseret, nello Utah, Stati Uniti, da un mormone.

Wikipedia in italiano ha una pagina che racconta in maniera dettagliata l’invenzione di questa scrittura.

Lo scopo degli inventori era quello di realizzare un modo per trascrivere la lingua inglese in maniera tale che ad ogni suono corrispondesse sempre lo stesso simbolo. L’esperimento non ha mai preso piede, e ancora oggi per l’inglese si usa l’alfabeto latino, con una aderenza con i suoni minore rispetto a quella di altre lingue.

Per tornare al TT2020, diciamo che si tratta di un progetto molto interessante. Il sito contiene anche una spiegazione dettagliata di come ci si è arrivati. Il punto di partenza è stato la visione di qualche film in cui documenti presumibilmente scritti a macchina erano stati palesemente realizzati al computer. Ogni lettera aveva sempre le stesse imperfezioni tutte le volte che compariva. Con le vere macchine da scrivere questo non succedeva. 

Sul sito si possono vedere sia i fotogrammi dei film, sia la foto di qualche vero dattiloscritto. Inoltre c’è la descrizione di quali scelte tecniche sono state fatte per ottenere un font che fosse adatto allo scopo. Anzi, vari font perché il tutto è stato adattato a vari pesi e gradi di imperfezione e comprende anche i corsivi. 

 

Digitando varie volte la stessa lettera, le imperfezioni sono sempre diverse. Questa schermata è stata ottenuta sulla finestra delle metriche di FontForge. In basso si può notare che mentre la prima volta compare la versione di base della lettera, le volte successive compaiono le varianti. Dopo otto varianti, il ciclo ricomincia da capo.

 

Con le tecnologie attuali non è possibile fare in modo che sia sorteggiata di volta in volta una versione random della stessa lettera, però è possibile vincolare la scelta con la posizione nel testo. 

Visto che ogni lettera ha otto varianti oltre alla versione di base, la stessa forma si ripete solo nelle posizioni che distano tra di loro 9 battute: 1,10, 19, eccetera; 2, 11, 20, 29, eccetera. 

Visto che le parole hanno lunghezza variabile e imprevedibile, il risultato è apparentemente casuale


In questo caso particolare ogni lettera si ripete nove battute dopo l'esemplare precedente, col risultato che il software ne carica la stessa variante. Le due parole sono identiche in tutto e per tutto. Ovviamente un'occorrenza del genere è molto rara e difficilmente viene notata.

 

Togliendo lo spazio tra le due parole, cambia tutto. La seconda g viene scelta nell'ottava variante anziché nella versione di base, la e nella versione di base invece che nella prima variante, la n nella prima variante anziché nella seconda e così via. Insomma, nessuna lettera della seconda parola è identica alla corrispondente della prima parola, come si può constatare dal nome di ogni glifo che compare nella tabella in basso.
 

Per ottenere una visualizzazione corretta è importante che il software utilizzato supporti questa tecnologia. OpenOffice non la supporta, quindi ogni volta che inseriamo nel testo la stessa lettera questa verrà visualizzata sempre nella versione di base.

ATTENZIONE: Le versioni F e G del carattere cercano di riprodurre anche le sfumature di ogni lettera, sfruttando il metodo dell’halftone. Questo significa che ogni glifo viene scomposto in un insieme di pallini di varie dimensioni, ottenendo un numero spropositato di punti di controllo. A parte la dimensione considerevole dei file, 85-97 MB mentre la versione di base occupa 0.16 MB, questo provoca un sovraccarico nel font-viewer di Windows e perfino nell’anteprima dell'icona, che può paralizzare l’intero sistema operativo. Volendo installare il font sarebbe meglio cliccare col destro sul file e poi su Installa, senza aprirlo prima. In teoria i programmi di videoscrittura sono meno delicati rispetto al font-viewer e dovrebbero essere in grado di gestire queste forme. Comunque io non mi assumo nessuna responsabilità nel caso di danni di ogni genere. Lo stesso ragionamento vale per qualsiasi font particolarmente elaborato con l'aggiunta di mezzitoni, pattern, sporcature varie che si può trovare sulle piattaforme online. Le quali, a volte, aggiungono un'avvertenza di questo tipo in un apposito disclaimer.

Il nome di Brennan è completamente sconosciuto sui siti commerciali. I font a cui ha lavorato sono scaricabili gratuitamente dal sito o da qualche piattaforma (quattro sono su Font Squirrel). 

 

 

Per ottenere le sfumature intermedie tra il nero e il bianco, nella versione G è stato usato il sistema dei mezzitoni, in inglese halftone. Un effetto del genere non si può ottenere con una normale macchina da scrivere. Semmai questa è la forma che le lettere avrebbero nella foto di un testo battuto a macchina pubblicata su un giornale.



Un ingrandimento della parte centrale di una delle e dell'esempio precedente, aperta in FontForge. Per disegnare tutti quei cerchietti è necessario un numero spropositato di punti di controllo, qui indicati in viola. Questo appesantisce la pagina e può rallentare il software. Soprattutto, moltiplicato per tutti i glifi ognuno dei quali ha otto varianti, intoppa il font-viewer di Windows ed eventualmente anche il sistema operativo (se non si vuole aspettare parecchi minuti nella speranza che riparta si è costretti a riavviare).

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