La signora in giallo
Le repliche del telefilm americano La signora in giallo continuano ad andare in onda sulla televisione italiana. La prima puntata risale al 1984.
Nel corso delle 12 stagioni la sigla iniziale è cambiata più volte. Nelle prime serie la protagonista interpretata da Angela Lansbury veniva ripresa mentre scriveva i suoi romanzi gialli battendoli a macchina. La cinepresa si soffermava sul carrello che veniva fatto scorrere per andare a capo, e sui martelletti coi caratteri in rilievo. Nelle ultime serie la scrittrice era passata all’uso del computer. La cinepresa la inquadrava mentre batteva sulla tastiera di fronte al monitor, e si soffermava poi sulla stampante da cui venivano fuori le pagine completate.
La sequenza è fondamentale nella sigla perché prepara la conclusione: dopo avere vissuto varie avventure e avere scritto il romanzo, Jessica Fletcher prende i fogli e li mette in una cartellina sulla cui copertina c’è scritto a lettere dorate “Murder she wrote”, che è il titolo originale della serie.
Il font usato è lo stesso con cui sono state realizzate le scritte in sovrimpressione, come titolo della puntata e nomi degli attori.
Non mi pare che sia stata data troppa attenzione al font originale che è stato usato: si tratta dell’Art Gothic, disegnato da Gustav F. Schroeder nel lontano 1885, di cui sono state realizzate alcune digitalizzazioni commerciali, come quella della Urw e della HiH Retrofonts.
Ma gli appassionati del telefilm sarebbero potuti rimanere senza il font usato dalla loro beniamina? No, e quindi ne sono state realizzate delle versioni gratuite per uso personale. Font Space ne segnala due: Fletcher Gothic Flf, di Casady & Greene, e Lansbury di Allen R. Walden.
Il primo prende il nome dalla protagonista della serie, il secondo dall’attrice che la interpreta.
La qualità dei due font è diversa. Inoltre sono diversi alcuni dettagli: nel primo le s e c minuscole conservano la forma delle maiuscole, nel secondo i tratti si arricciano su se stessi, come avviene nell’originale.
Una curiosità: il sito Murder She Watched ha voluto leggere le pagine che vengono inquadrate nel corso della sigla, per vedere cosa c’è scritto, e ne ha pubblicato la trascrizione, oltre ai fotogrammi in cui viene inquadrato il testo.
A quanto pare ogni riga delle pagine battute a macchina era una lunga una settantina di caratteri, e la prima riga del paragrafo veniva indentata di forse cinque battute.
Ovviamente si trattava delle lettere monospace in dotazione alla macchina da scrivere, che non potevano essere modificate. Qualcuno ha notato che nella sigla è stata saltata la fase delle macchine da scrivere elettriche che furono in circolazione per un certo periodo prima dell’avvento dell’informatica, nelle quali le lettere in rilievo erano realizzata su una margherita o una sfera che poteva essere facilmente sostituita.
Ovviamente il testo non è giustificato, visto che era impossibile ottenere quell’effetto con le macchine da scrivere. Ma testo non giustificato lo vediamo anche nelle pagine stampate a computer.
Le lettere in questo caso mi sembrano molto larghe: probabilmente si tratta di nuovo di un monospace. Inoltre credo che ci sia un po’ di spazio aggiunto tra un paragrafo e l’altro.
In una pagina c’entrano 25 righe, come in quelle battute a macchina, ma ogni riga sembra essere solo da sessanta battute.
Un’altra cosa: nelle pagine battute a macchina dovrebbe essere stata adottata la convenzione del doppio spazio dopo il punto fermo, che si insegnava all’epoca nei corsi di dattilografia.
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