News Gothic e Itc Franklin

L’apposito strumento di Identifont che confronta due tipi di carattere diversi elenca soltanto due differenze tra News Gothic e Itc Franklin.

Una è nel simbolo della lira o sterlina, che nel News Gothic forma un occhiello in basso a sinistra e nel Franklin no.

L’altra è nel numero 1, che nel News Gothic poggia su una grazia slab e nel Franklin no.

In realtà, anche se le lettere sono concepite secondo gli stessi criteri, i due font hanno un’apparenza notevolmente diversa. Nell’Itc Franklin le lettere sono più larghe e coi tratti più spessi.

Secondo il sito, il News Gothic è stato disegnato da Morris Fuller Benton per l’American Type Foundry nel 1908. Oggi è commercializzato da Adobe e Linotype.

L’Itc Franklin invece risulta disegnato da David Berlow nel 2007.

Ovvio che si tratta della digitalizzazione di un classico della tipografia di parecchi decenni più vecchio.

Il sito lo chiama Itc Franklin Gothic, basato sul Franklin Gothic della American Type Foundry. Anche questo porta la firma di Morris Fuller Benton, e l’anno di lancio è il 1902, sei anni prima rispetto al News Gothic. La versione commercializzata da Adobe e Itc porta la firma anche di un certo Victor Caruso, e vengono indicati gli anni 1979 e 1995.

Stavolta le differenze col News Gothic sono tre: oltre al simbolo lira/sterlina viene indicato il simbolo del dollaro, che nel Franklin Gothic è attraversato dalla linea verticale mentre nel News Gothic mostra solo le estremità di quest’ultima; e l’asta obliqua del numero 7, che solo nel Franklin è curva.

Manca nella lista il numero 1, che nel Franklin Gothic della Itc ha le grazie slab alla base come nel News Gothic.

Per quanto mi riguarda, il News Gothic sembrerebbe la versione Condensed dell’Itc Franklin Gothic.

Il nome diverso deriva dal fatto che, come ho scritto altre volte, il concetto di typeface (o famiglia di tipi di carattere) non esiste in natura, ma si è sviluppato col tempo, a partire all’incirca dall’inizio del Novecento. Oggi ci sono famiglie come il Roboto che comprendono vari pesi diversi, inclusi gli italici, in varie versioni, ad esempio la condensed, e perfino varianti in stili completamente diversi, come lo slab. In passato una cosa del genere era impensabile. Bodoni, uno degli incisori più famosi al mondo, vissuto in Italia tra Settecento e Ottocento dava nomi diversi ai suoi font non solo quando ne creava una versione più larga o più stretta, ma anche quando ne creava una versione in grassetto, fermo restando che dava un nome diverso anche per ciascuna dimensione diversa. Il carattere usato per i titoli aveva un nome diverso rispetto a quello usato per i testi. Quello che per noi sarebbe un corpo 12 aveva un nome diverso rispetto al corpo 11 e così via.

E su certi cataloghi datati possiamo vedere che le fonderia neanche davano i nomi ai caratteri che vendevano. Ognuno di loro era caratterizzato soltanto da un numero, associato alla dimensione e allo stile. (Es. pica roman no.2, dove la prima parola è la dimensione, la seconda è lo stile, a cui segue il numero che lo connota in maniera univoca).

Anche l’idea che la versione stretta di un font (o quella in dimensioni maggiori) debba condividere le stesse forme in tutto e per tutto con la versione di base non è scontata. Il disegnatore si sentiva libero di modificare tutti i particolari che voleva per adattarsi di volta in volta alle nuove esigenze.

Il Franklin Gothic ha una voce dedicata su Wikipedia in italiano.

Il News Gothic no, ma ce l’ha sulla versione in inglese dell’enciclopedia, dove si dice che “è simile in proporzione e struttura” al Franklin Gothic, “ma più leggero”.

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