Fontsc

Esistono molti siti web che forniscono font gratuiti. Ma alcuni di questi sono siti pirata, cioè forniscono font che non dovrebbero distribuire, che dovrebbero essere acquistati solo a pagamento. Creano un danno ai disegnatori, quindi sono molto diffidente. Quando non vengono fornite informazioni sulla licenza e sull’autore, di solito giro al largo.

Oggi ho trovato su un sito chiamato Fontsc, che invece specifica per ogni font l’autore e il tipo di licenza.

In home page compaiono molti nomi conosciuti, a partire dall’Antonio di Vernon Adams, seguito da Alex Brush, Poiret One, Monsieur La Doulaise, Henry Morgan Hand e Cinzel Decorative.

Alcuni di questi si trovano anche su Google Fonts, altri su piattaforme che offrono font gratuiti per uso personale o demo di font commerciali.

Al terzo posto in home page troviamo il Mothanna di Khaled Hoshny, licenza Sil Ofl (uso anche commerciale), che mostra nell’anteprima lettere arabe monoline con le estremità arrotondate e con parecchi tratti rettilinei. Nel font ci sono anche tutti i diacritici necessari per indicare la pronuncia delle parole, visto che l’arabo è un abjad e non trascrive normalmente le vocali e gli accenti.

Qualche posizione più in basso troviamo un altro font straniero, il Moul di Danh Hong, che ha delle lettere che sul momento non riesco a riconoscere. Aste a spessore variabile, conformazione spesso con due lati spioventi che si congiungono in alto al centro, con una lieve curvatura calligrafica.

Spiega la descrizione che si tratta di scrittura khmer, usata per la lingua ufficiale della Cambogia.

Più già trovo il Plain Germanica, di Paul Lloyd, un bel gotico moderno.

Tra gli stranieri c’è il Baloo, di Ek Type, compatibile con numerose scritture indiane, e il Lalezar di Borna Izadpanah, un arabo nerissimo, quasi irriconoscibile, forse originato da qualche uso iraniano.

Un’altro arabo con diacritici è l’El Messiri di Mohamed Gaber.

La pagina si chiude con un western-ornato: Ewert di Johan Kallas e Mihkel Virkus. Lettere outline ombreggiate. La parte superiore delle lettere è slab, quella inferiore è tuscan, con estremità biforcute.

Nella colonna di destra il sito propone dei tag random, per chi vuole esplorare qualcosa di nuovo, e i trending tag, per sapere cosa interessa di più al momento (Holiday, Party, Birthday, ma anche arabic, indian e cambodian).

La suddivisione in categorie e sottocategorie la troviamo in basso.

Ci sono quattro maxi-gruppi: Cultural Fonts, Eventful Fonts, Recommended For e Special Fonts.

Nel primo gruppo troviamo le etichette Mexican, Western, Asian, Greek Look, Arabic Look e Mesoamerican.

Nella seconda categoria ci troviamo i classici Christmas, Easter, Halloween e Valentines Day, ma anche Thanksgiving, New Years e Wedding.

Nella terza abbiamo le raccomandazioni per titoli, testi, manifesti, display, stampa e programmazione.

Infine i font speciali per Logotype, Branding, Packaging, Tattoo, Ransom Note (lettera di riscatto!), Corporate e Legible.

Clicco su Ransom Note e ovviamente ci trovo alcuni collage: lettere in stili diversi e dimensioni leggermente diverse, spesso inserite in un rettangolo colorato o outline, possibilmente sporco. Mi fanno venire in mente più il punk che i rapimenti. In mezzo c’è roba che non c’entra niente, tra cui generiche lettere incorniciate e una pessima versione del Playbill firmata Hank Gillette (il nome del font dovrebbe essere diverso dall’originale, anche se in questo caso è impossibile confondersi, vista la qualità).

Do un’occhiata a due categorie mai viste prima: Thanksgiving e Wedding.

La prima è interessante. Al primo posto c’è il PF Turkey-2, di Planck Foam Scholarly Dragon Press, lettere fumettose stampate sullo stesso tacchino ripetuto senza modifiche.

Al secondo posto troviamo Edb Indians di UnAuthorized Type, dove ogni lettera ha gli occhi, la bocca, e penne, fasce, decorazioni dei nativi americani.

Al terzo posto troviamo il Kr Thanksgiving 2022, dingbat con vari tacchini, cotti o ancora vivi, possibilmente anche col cappello da padri pellegrini sulla testa.

Gli altri due font presenti in questa categoria, di Planck Foam eccetera, sono lettere appiccicate sulla stessa forma di tacchino stilizzato ripetuta più e più volte senza modifiche.

La categoria Wedding sorprende di meno: ci sono soprattutto corsivi calligrafici. Al secondo posto c’è il Great Vibes, più giù troviamo tanti altri nomi conosciuti, mentre al primo posto c’è l’Arizonia di TypeSETit, mai sentito prima, con contrasto molto marcato.

Prima di chiudere noto che tra i random tags c’è la parola Bembo. Ci clicco sopra e vengono fuori solo tre font: Cardo di David Perry, di cui la somiglianza col Bembo è nota, Garogier di Roger Van Dalen, mai sentito ma interessante, Accanthis Adf Std, della Arkandis Digital Foundry, incluso in qualche distro di Linux se non sbaglio, licenza Gnu Gpl, che è un font che non mi ha mai convinto troppo, ma comunque è un nome familiare. Oltre che Bembo è taggato Galliard, Horley Old Style, Garamond e Sabon.

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