Jmh Typewriter

Al primo posto per numero di download ieri nella categoria Macchina Per Scrivere di Dafont troviamo il Jmh Typewriter, di Jorge Moron, seguito dal Mom’s Typewriter di Christophs Mueller e dall’Another Typewriter di Johan Holmdahl.

Il primo ha i contorni leggermente rovinati, come era comune nelle macchine da scrivere all’epoca. Il secondo invece è molto rovinato, con alcune lettere che simulano un eccesso di inchiostro notevole.

Il terzo ha i contorni quasi normali, ma ha le lettere spaziate tra di loro in maniera eccessiva, chissà perché.

Il Jmh Typewriter l’ho già visto in passato, e me lo ritrovo già installato sul computer. Si trova online dal luglio del 2018 e da allora ha totalizzato oltre 1 milione e 900mila download.

È disponibile in quattro pesi diversi: Thin, Regular, Bold e Black, senza corsivi.

Ha un difetto, per quanto mi riguarda: non è monospace.

Per gran parte della loro storia, i font delle macchine da scrivere sono stati monospace. Non si trattava di una scelta stilistica, ma tecnica. Le macchine da scrivere si basavano su un complesso sistema di leve e ingranaggi per cui, senza bisogno di corrente elettrica, la forza impressa dal dito sul tasto doveva spostare il martelletto col carattere premendolo sul nastro inchiostrato e sul foglio, e contemporaneamente avanzare il carrello di una posizione.

Progettare un meccanismo che spostava il foglio di uno spazio diverso a seconda del tasto premuto avrebbe portato a dover costruire meccanismi ingombranti, complicati e costosi. Quindi si preferì, per la prima volta nella storia, disegnare lettere monospace. Quelle larghe, come M o W venivano strette, mentre quelle strette, come I e l, venivano allargate con grazie spropositate.

Solo nella parte finale della loro produzione, quando era stata introdotta l’elettricità e l’elettronica, fu possibile variare il passo. Al disegnatore venivano date alcune possibilità, poniamo cinque o sei larghezze diverse, e doveva decidere in quale categoria far rientrare ciascuna lettera che disegnava.

Come pure, per gran parte della loro storia le macchine da scrivere erano formate da meccanismi complessi per cui ogni tasto era collegato tramite varie leve al martelletto corrispondente. Non era possibile cambiare il font, a meno di non smontare i tasti e i martelletti uno per uno, cosa che poteva essere fatta da un professionista soltanto in casi eccezionali.

Nelle ultime macchine da scrivere invece i caratteri in rilievo erano montati su una specie di pallina da golf o su una margherita (in cui ogni martelletto rappresentava un petalo), che poteva essere facilmente smontata dall’utente senza bisogno di conoscenze tecniche.

In questo modo si poteva fare un titolo in grassetto, ad esempio, cambiare il pezzo e continuare a scrivere in caratteri regular o magari in corsivo.

La scheda del Jmh Typewriter non dice a quale macchina da scrivere si ispira. Possibile che si sia ispirato a una macchina da scrivere recente (la Q ha la coda solo sul lato esterno) oppure che ci si è curati solo delle esigenze di degli utenti moderni senza tenere conto dell’accuratezza storica.

A molti non importa ottenere un documento tale e quale a quello che si poteva ottenere ai vecchi tempi, ma cercano solo un effetto insolito per il loro testo.

E comunque la forma delle lettere è quella monospace, quindi se uno non va a misurare non si accorge di questo dettaglio.

Questo font è di gran lunga il più scaricato di Jorge Moron. Al secondo posto, molto staccato, c’è il Jmh Psychedelic Caps, in cui le lettere sono dei blocchi rettangolari coi lati arrotondati e le controforme ridotte a semplici linee curve.

Al terzo posto c’è un altro font che imita la macchina da scrivere, Jmh Typewriter Dry, evidentemente un’altra versione del font precedente ma coi contorni più fluidi.

Al quarto posto un Gotici/Celtico, Jmh Moreneta, in cui le minuscole ricordano l’onciale e le maiuscole sono molto pesanti e con contrasto, in stile lombardic.

Il meno scaricato di Moron è il Jmh Rocambole, classificato Fantasia/Rétro, sans-serif, tutte maiuscole, M coi vertici superiori appuntiti, estremità della E tagliate a convergere verso il centro.

Il meno scaricato della categoria Typewriter invece è il Tahyp-rahy-ter 22 di Junkohanhero, niente affatto sgradevole, a prima vista, e con la Q con coda sinusoidale come si usava ai vecchi tempi. 

 

Le prime due righe sono in Jmh Typewriter, le ultime due in Gnu Typewriter. Il secondo font è monospace, ossia tre I occupano in larghezza quanto tre W. Nel primo invece tre I occupano quanto due W. In molte macchine da scrivere d'epoca i font utilizzati erano per forza di cose monospace, perche era troppo complicato e costoso realizzare un meccanismo per avanzare il carrello di uno spazio variabile. Non a caso, Dafont aggiunge in coda alla lista di font per macchine da scrivere la dicitura: "Dai un'occhiata anche a queste pagine: Basico/Ampiezza fissa". In questa categoria però ci sono font senza il disturbo sui contorni e dalle forme più moderne, che ricordano semmai i terminali dei computer.


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